È una storia d’amore per il calcio, inteso quale momento di socialità e aggregazione, ma anche di solidarietà e unione straordinaria. A raccontarla è uno dei suoi protagonisti, Mariano Iusi, 39enne cosentino, convivente con l’atrofia muscolare spinale e, dunque, costretto a muoversi in carrozzella. Tifoso del club calcistico della sua città – il Cosenza Calcio per l’appunto –, Mariano non ha mai pensato che la sua condizione potesse privarlo della gioia di andare la domenica a vedere la partita.

«Tutto però è cambiato – racconta – con l’avvento dei regolamenti nazionali relativi all’accessibilità negli stadi: chi, come me, su sedia a rotelle, avrebbe potuto guardare la gara soltanto dalla tribuna A e quindi in un unico settore, senza poter scegliere dove e con chi stare. Una ghettizzazione».

Da qui la nascita di Lupi a rotelle, non un’associazione tout court quanto un vero gruppo di tifosi, con disabilità e non, che inizia – prendendo in prestito il nomignolo dei tifosi del Cosenza – a farsi promotore di un cambiamento nelle coscienze e nella pratica.

«Volevamo sensibilizzare l’intera comunità; parte degli ultrà realizzarono qualcosa di unico. Era – dice Iusi – novembre 2014, ci preparavamo alla partita Cosenza-Messina e 3000 amici della curva sud si spostarono in tribuna A, mostrando un grande striscione con su scritto “Se le barriere architettoniche impediscono ai disabili di venire in curva, sarà la curva a collocarsi in tribuna A”».

Mentre narra questa storia, Mariano ancora si emoziona. «Ricordo un ulteriore striscione, quello che noi chiamiamo pezza, che suonava più o meno così: “Curva sud oltre le barriere, c’è vita sempre”. Ma c’è un’altra data fondamentale nella storia di Lupi a rotelle: è quella di febbraio 2015, quella del derby Cosenza-Reggio, quando 23 gruppi di ultrà diramarono un comunicato in cui si faceva presente la situazione».

Nel silenzio generale, è così la tribuna A a divenire fucina di colori, voci, volti senza distinzioni. Non più ghetto, ma grande abbraccio tra persone. «Fu allora – prosegue Iusi – che nacquero legami imprescindibili e, ancora, fu quello il momento in cui rivendicammo l’esistenza come Lupi a rotelle e la volontà di attuare una battaglia concreta per rendere accessibili ulteriori settori dello stadio. Così è stato, per esempio, per la tribuna B e per la curva Nord: in quest’ultimo caso abbiamo pattuito con la società la realizzazione di un accesso anche per noi».

L’impegno, intanto – il quale fa riflettere sulla struttura degli stadi, soprattutto quelli di vecchia data, in tutta Italia –, del gruppo rossoblù (questo il colore distintivo della squadra) non si arresta. «Dopo i piccoli grandi risultati ottenuti, ci proponiamo di rendere accessibili anche la tribuna vip e la curva sud. Un discorso che comunque non può non riguardare anche i settori ospiti degli stadi italiani. Ho fatto diverse trasferte e le strutture sportive non sono minimamente al passo coi tempi. Solo a Frosinone trovammo il primo settore ospiti accessibile e devo dire che è impensabile che nel 2022 chi presenta una disabilità debba sedersi solo in dati posti. Noi non vogliamo agevolazioni economiche, vogliamo agevolazioni sociali per vivere lo stadio e il calcio così come desideriamo: un momento di spensieratezza, gioia, amicizia. Proprio per questo – conclude – io, ma pure gli altri Lupi a rotelle (Roberto Giacomantonio, Silverio Miraglia, Dario Bufalo, Giuseppe Tomasi), continueremo a lottare, senza mai fermarci».

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 158, 2021

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Tifosi dell’accessibilità ultima modifica: 2022-05-28T08:45:20+00:00 da Enrica Riera

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