Quando sono da sola, il mio cane Pato mi fa compagnia. Quando sta male, lo porto dal veterinario. Mi dà un senso occuparmene, lo accudisco: significa occuparsi di lui, farlo giocare, dargli da mangiare. Lo faccio giocare con un ossicino di plastica. Io ci tengo tanto a Pato! Quando torno dall’Impronta [un centro diurno, ndr] si fa trovare vicino alla porta pronto per uscire. A volte, lo porto a lavare. Avere un cane è anche un modo per uscire!
È affettuosissimo con me, mi dà molta energia. Mi aiuta a star meglio psicologicamente. Quando ho l’ansia si mette vicino a me, oppure mi chiama quando non mi siedo a tavola. Si accorge quando non mi sento bene… Quando mamma mi rimprovera, a volte le ringhia. O quando ho una discussione con papà che mi fa innervosire, non mi lascia sola fino a che non ho finito… mi ascolta. Anche quando gli dico di non abbaiare alle persone, mi ascolta.
Vorrei tanto fare la volontaria in un canile. Ho provato a chiedere, ma i canili sono lontani e mamma non mi può accompagnare: dargli da mangiare, far loro compagnia mi piacerebbe davvero tanto. Non potete aiutarci voi? Non ho paura dei cani grandi. Al centro dove vado lo fanno, ma solo con un ragazzo alla volta con un educatore… e io già partecipo al gruppo del teatro… non posso far tutto. Ma se lo facessero anche per me, sarebbe bello. Noi avevamo un ragazzo autistico che aveva tanta paura dei cani. Anche se provavamo a dirgli che il cane era tranquillo, lui comunque scappava. Secondo me un’esperienza così potrebbe aiutarlo. Avere un cane può aiutare molto, soprattutto a non star da soli.
Ho preso il cane a mia figlia Simonetta un po’ anche per vincere io stessa la paura dei cani… anche se non mi è passata del tutto. Effettivamente quando io sono in ufficio, Pato le fa molta compagnia, è una presenza per lei. È un modo per uscire, fare un giro e conoscere gente. Guai se sgrido Simona! A volte, prima che invecchiasse troppo, saliva dalla sedia al tavolo e mi abbaiava. Sono pappa e ciccia, hanno una comunicazione tutta loro. Adesso è vecchietto ed è molto faticoso tenerlo, non siamo più neanche riusciti a far vacanze perché è troppo impegnativo affidarlo a qualcuno o portarlo in viaggio. Con un ragazzo con disabilità, avere un cane in casa è una fortuna, ma se ci sono persone intorno che possono aiutare è meglio… sennò diventa troppo un sacrificio. Il ragazzo impara ad avere a che fare con un essere vivente, diventa un modo per partecipare alle responsabilità. La sua presenza è ottima per la compagnia: per tipi come Simona è molto stimolante contro la malinconia. Per me è difficile accompagnare Simona al canile come vorrebbe. Al centro diurno c’è chi ci va per un progetto personale, ma lei ha già quello del teatro e non potrebbe farne altri. Invece sarebbe brava, non ha paura, non sarebbe certo un peso… Non giocherebbe solamente con gli animali ma li accudirebbe.
(Franca Falcone)
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 157, 2021
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