Per festeggiare i cinquant’anni di Fede e Luce, la provincia Un Fiume di Pace ha organizzato un pellegrinaggio che coinvolge tutte le sue comunità, dal Piemonte alla Galilea. Il percorso ricalca il fiume di pace che dà il nome alla provincia e che parte dalle sorgenti del Po, snodandosi attraverso il Mediterraneo fino al Giordano in Terra Santa.

È proprio dal Monviso che lo scorso 29 maggio le comunità Camminiamo insieme (Cuneo) e Guida la tua guida (Mondovì) hanno inaugurato e benedetto la barca alla foce del Po, che è poi passata alla comunità Porte Aperte di Torino il 6 giugno, alle comunità Cuori Aperti e Gelsomino di Biella il 13, arrivando infine a Milano il 19 giugno, nelle mani delle comunità Carugate, Maria Immacolata e Pantigliate. Si riparte a settembre: il 18/19 sarà la volta delle comunità San Giuseppe della Pace, San Gaetano e Milano Centro, il 26 a Gratosoglio celebreranno le comunità Maria Madre della Chiesa, Messaggeri di Gioia di Cesano Boscone e la comunità di Rho. Le comunità del Veneto (Raggi di sole e Stella di San Lorenzo) vedranno la barca ad ottobre, prima che questa prenda il largo verso la Galilea, dalle comunità Ulivo di Galilea (di Elabun), Maryam Bawardi (di Shifaram) e la nascente comunità di Nazareth dove verrà celebrata la conclusione del pellegrinaggio.

Il giorno dopo l’inizio del viaggio, il 30 maggio, c’è stata una celebrazione al santuario di Vicoforte che ha visto partecipare, tra gli altri, la nuova reporter di Mondovì, Valentina Montanari: «Per me Fede e Luce è importante perché ci sono ragazzi come me e la comunità mi ha aiutato tanto nei momenti difficili, quando ad esempio sono stata operata: allora mi sono sentita molto appoggiata perché i miei amici hanno pregato per me e sono venuti a trovarmi. Frequento Fede e Luce dal 2002 e in questi anni ho capito che anche io posso aiutare chi mi sta vicino volendogli bene e consolandolo nei momenti difficili. Ho capito il motto della nostra comunità “Guida la tua guida”».

Quando la barca è approdata a Torino, anche Massimo, papà di due ragazzi della comunità, ha voluto raccontare cosa ha significato per la sua famiglia conoscere Fede e Luce, poco prima del confinamento: «Quando hai dei figli con problemi, l’aprirsi a nuove esperienze non è facile. Ti senti come in un campo minato. Che persone incontreremo? Cosa diremo? Come si comporteranno i ragazzi? Le ferite del passato hanno una guarigione lenta. Difficile dimenticare gli sguardi, le occhiate, le parole di chi si definisce “normale”, ma evidentemente tanto normale non è! Il timore di portare i bambini al parco, spiegare a genitori e figli che loro vogliono andare proprio su quell’altalena e non sull’altra anche se è libera? La mancanza di socialità, la burocrazia, gli enti pubblici evanescenti e le difficoltà sul posto di lavoro. La barca cerca di mantenere la rotta, ma spesso è scossa dai marosi e spinta verso ignote mete. Abbiamo avuto la fortuna di vedere un faro. Abbiamo virato, puntando la prua verso quel bagliore lontano, al quale abbiamo affidato le nostre speranze. Una luce che si è dimostrata carica di fede, calore, accoglienza, persone che ti vogliono bene. Questo è ciò che abbiamo trovato entrando in porto!»

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 155, 2021

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Un fiume lungo quanto il Mediterraneo ultima modifica: 2021-08-23T07:23:45+00:00 da Liliana Ghiringhelli

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