Ciao! Mi chiamo Silvia, ho 29 anni, abito a Locate Triulzi, ma da quasi tre anni vivo alla Casa Comune nel quartiere Isola di Milano insieme ad altre ragazze per l’esperienza del “dopo di noi”, ho due fratelli e due nipotini. Lavoro già da un po’ al McDonald’s in un centro commerciale di Sesto San Giovanni. Quando ho fatto il colloquio mi avevano chiesto se mi andava bene fare un lavoro ripetitivo che, mi hanno spiegato, vuol dire fare sempre le stesse cose. Così ho imparato a preparare le insalatone e le farciture dei toast. Non è stato facile essere precisi, ma ci sono riuscita imparando una ricetta alla volta. Poi la direttrice del mio negozio mi ha fatto lavorare al McCafè ad aiutare la mia collega quando c’è tanta gente: io carico e svuoto la lavastoviglie, così lei può servire i caffè.
Visto che imparavo bene, dopo alcuni mesi mi ha insegnato anche a servire ai tavoli. Questo lavoro è impegnativo perché devo essere veloce e precisa; qualche volta i clienti mi fanno domande a cui non so rispondere, allora io chiedo aiuto ai miei colleghi. Mi dicono che sono brava perché sorrido sempre e sono gentile. Nel periodo del coronavirus abbiamo lavorato spesso con l’asporto e io ho imparato a preparare le bibite e a chiudere i sacchetti per il Glovo.
Lavoro dal lunedì al venerdì sempre con lo stesso orario, mentre i miei colleghi fanno i turni, quindi vedo tutti i giorni persone diverse. All’inizio era difficile, ma adesso sono contenta: parlo con tante persone e mi vogliono bene. Quando, dopo il tirocinio di un anno, sono stata assunta, sono stata molto contenta, ma ho fatto tanta fatica ad abituarmi ad alcune cose: timbrare giusto, lavorare nelle festività infrasettimanali quando i miei genitori e i miei fratelli erano a casa (e mi veniva da piangere) e dover chiedere il permesso al mio capo per le vacanze. Sono contenta di lavorare perché mi sento grande, ho conosciuto tanti colleghi con cui parlo e al 10 del mese chiedo sempre al papà se sono arrivati in banca i soldi del mio stipendio.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 155, 2021
SOMMARIO
Editoriale
Sogni per niente speciali di Cristina Tersigni
Focus: Lavoro
Mi sento grande di Silvia Freschi
Dietro le quinte di un'assunzione di Cristina Tersigni
Diario di Efrem lavoratore di Efrem Sardella
Intervista
Quarantadue chilometri tra Bellizzi e New York di Enrica Riera
Testimonianza
Quel regalo immenso chiamato vaccino di Isabella Corsini
Associazioni
Stasera milonga? di Cristina Tersigni
Dall'archivio
Per un lavoro umano di Maria Teresa Cabras
Fede e Luce
Un fiume lungo quanto il Mediterraneo di Liliana Ghiringhelli
Spettacoli
Sentire la fine del mondo di Claudio Cinus
Dialogo Aperto
Libri
E questo è niente di Michele Cecchini
Ragazza Aspy di Agnese Spotorno
I ragazzi della via Pascoli di Pino Roveredo
Frammenti di solitudine di Riccardo Sollini
Diari
Perché il mare non è sempre lo stesso? di Benedetta Mattei
Visita a Roccamonfina di Giovanni Grossi
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