Ed è stata proprio una bella storia di amicizia, quella mia con Angelo, iniziata nell’agosto del 2003, alla mia prima esperienza con Fede e Luce ad un campo.
Fino ad allora ho sempre vissuto con molto distacco la disabilità, pur avendo un fratello in casa con una leggera disabilità mentale. Ho sempre considerato mio fratello normale: ci sono cresciuto assieme, giocando e andando alla scuola ma, fuori dalle mura di casa, rimanevo lontano dalle persone con disabilità. Conoscere Angelo e gli altri ragazzi della comunità Raggi di Sole mi ha pian piano aperto e aiutato ad incontrare i “diversi” ai miei occhi. In questo mio cammino, l’amicizia con Angelo è stata di quelle che ti trasformano la vita senza che te ne accorgi e, solo ora che lui è volato in cielo con la sua mamma, mi trovo a ripercorrere tutti questi anni passati assieme e vedere tutto quello che ho ricevuto da questo amico.

Molto è stato detto e scritto nei giorni passati; volevo scrivervi di alcuni aspetti che mi hanno segnato in modo particolare. Il primo di questi riguarda la spiritualità di Angelo. A volte ci permettiamo di dubitare o criticare la bellissima relazione che hanno i nostri ragazzi con il Signore. Ci sono molte strade di spiritualità e Angelo aveva la sua, proprio il suo nome gli indicava il cammino. I nostri incontri in comunità sono caratterizzati, tra le altre cose, dalla lettura e dal mimo del Vangelo, dai gruppi di condivisione e dalla preghiera. Osservando la partecipazione di Angelo a questi momenti, ti veniva da commentare che c’era poco interesse in lui; c’erano momenti in cui non partecipava attivamente o se ne usciva con monologhi senza tanto senso.

Ma l’amicizia con lui, accettarlo come era, mi ha fatto superare questa sua maschera, questo suo apparente superficialismo e scoprire un ragazzo con una sua forte spiritualità, che leggeva la Bibbia, che aveva un grande rispetto per i luoghi sacri. Vi farà sorridere ma, durante le passeggiate o anche nei semplici spostamenti, se si incontrava una chiesa, un capitello, un cimitero… lui voleva entrare, si inginocchiava davanti ad una croce e pregava. Qualcuno potrebbe dire che quelle non fossero “vere” preghiere ma, per come li sentivo io, quei momenti erano tanto profondi e sentiti per lui; Angelo si dimenticava dello scorrere del tempo, viveva una spiritualità che gli nasceva spontanea dal cuore; se la spiritualità è un cammino d’amore, Angelo vi era immerso. Quest’estate al nostro campo, quando lo cercavo, lo trovavo in chiesa: rimaneva lì ore da solo immerso nelle sue riflessioni sulla vita e sulla morte.

Sì, Angelo parlava molto della morte. Quando parlavamo “seriamente” c’era sempre un ricordo per il suo papà Giuseppe, per i nonni, per una nipotina, per i ragazzi di Fede e Luce che erano mancati, per i miei genitori che aveva conosciuto quando lo invitavo a casa per qualche pranzo. Le sue domande mi fanno ricordare quelle di Gesù nel Vangelo: “sia invece il vostro parlare sì, sì e no, no”… Angelo era sempre chiaro nel suo pensare, quando mi chiedeva qualcosa e trovava le mie risposte non chiare, mi diceva: “o sì o no… dai deciditi” non c’era scampo con lui alle mezze misure! Metteva alla prova anche la mia fedeltà alla nostra amicizia; mi chiedeva, quando a volte lo riprendevo, “ma tu mi vuoi bene?” e mi lasciava senza parole e ci abbracciavamo; per lui non importava tutto il resto, quello che contava era volersi bene.

Altro aspetto riguarda la sua vita sociale. Ad Angelo piaceva conoscere le persone che lo circondavano e che incrociava nei vari posti dove andavamo; in lui si vedeva una sete per l’incontro. La mamma mi raccontava spesso che, fin da piccolo, lo portava sempre in giro e l’ha sempre lasciato uscire con associazioni o gruppi a cui lui partecipava. Assieme siamo stati anche all’estero con Fede e Luce, in Francia ad un gemellaggio per i 40anni del movimento e a Leeds all’assemblea internazionale. Anche se c’erano molte persone che non conoscevamo, lui si sedeva con gli “stranieri”; la sua apertura agli altri, la sua gentilezza mi hanno sempre colpito… non vi nascondo che a volte l’ho pure invidiato per la sua “faccia tosta” ad approcciarsi alle persone e pensavo quanto, noi che ci diciamo normali, siamo chiusi in noi e nelle nostre povere sicurezze.

Meraviglioso è stato per Angelo il suo incontro con Papa Francesco durante il Giubileo del 2016, un desiderio così forte che nel momento dell’abbraccio il suo viso si è fatto così dolce mostrando tutta la sua gioia. Il suo agire nasceva da un grande desiderio di essere amato e di amare. Durante il campo, una sera siamo usciti con tutta la comunità per partecipare ad una festa organizzata in paese nel piazzale della chiesa. Venuta l’ora di rientrare, Angelo si fermava con tutte le persone che incrociavamo e, con il suo sorriso e i suoi modi gentili, riusciva sempre a farsi ricambiare il saluto: Angelo sapeva bene che, facendo così, “conquistava” le persone, ne era ben cosciente, metteva a pieno frutto il suo talento, non lo teneva nascosto! E mi fu chiaro il messaggio che mi stava mandando e che mandava a tutte le persone: siamo tutti ugualmente figli di Dio e lui ci ama così come siamo, teniamo aperto il nostro cuore a chi incontriamo, regaliamo sorrisi!

Grazie caro amico Angelo per essermi stato accanto.

Roberto Bertin, 2018

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.144, 2018

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Storia di un’amicizia ultima modifica: 2018-11-03T11:15:34+00:00 da Roberto Bertin

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