A fine aprile abbiamo partecipato ad un interessante seminario sulla catechesi inclusiva, organizzato dal settore per la catechesi delle persone disabili dell’Ufficio Catechistico Nazionale ad Assisi. Suor Veronica Amata Donatello, organizzatrice del seminario insieme a Don Paolo Sartor, ha introdotto i lavori sottolineando che bisogna passare dal pregiudizio all’accoglienza, dalla chiusura all’essere una comunità che accoglie. La riflessione quindi riguarda tutta la comunità, come non si stanca di ripetere suor Veronica: “non esiste una catechesi inclusiva che non sia messa in atto da una comunità in cui ciascuno è protagonista e in cui i doni di ciascuno sono valorizzati e messi a servizio di tutti; in cui ciascuno possa donare agli altri.” È necessario passare dal concetto di “I care/io ci tengo” al “we care/noi ci teniamo”.

Padre Giulio Michelini, con la sua catechesi biblica, ha posto l’accento sulla “scelta di Dio che è da sempre inclusiva”. Ci ha svelato come Isaia, Isacco, Giacobbe, Mosè e tanti altri personaggi biblici fossero in qualche modo disabili, chi claudicante, chi balbuziente, chi fragile ma ci ha anche svelato come Dio li abbia resi protagonisti della Salvezza. Anche Gesù, vero Dio e vero Uomo, con la sua Passione ha preso su di sé le nostre infermità e sofferenze, ha vissuto ciò che i disabili sperimentano nel loro corpo “il crocifisso è stato toccato nella carne come le persone disabili”.

Josè Tolentino Mendonça ha evidenziato come la cultura in cui viviamo reprima la nostra sensibilità, sviluppando solo i sensi della lontananza: vista e udito. Le persone con disabilità invece sono maestre dei sensi di vicinanza come l’olfatto e il tatto che esigono avvicinamento, presenza dell’altro.

Durante la serata abbiamo partecipato agli Atelier sensoriali, in cui abbiamo potuto sperimentare, per esempio, l’avvicinamento all’arte sacra attraverso il tatto. I Musei Vaticani infatti hanno messo a disposizione alcune riproduzioni di opere d’arte tridimensionali utilizzate nei percorsi per non vedenti.

La comunità parrocchiale deve andare verso le fragilità del territorio per permettere a tutti di scoprire di essere amati da Gesù, capire che Gesù è amico di ciascuno.

Rita Dinale e Alessandra Ruggieri, 2018

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.142, 2018

Copertina OL 142, 2018

Percorsi inclusivi: noi ci teniamo! ultima modifica: 2018-06-30T09:30:13+00:00 da Rita Di Nale

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