Un passo indietro nella recente storia italiana nel libro di Robbe che narra le vicende relative al primo disastro ambientale italiano vissuto all’epoca della TV e le reazioni della popolazione, della società, della politica e della Chiesa rispetto alle sfide urgenti che quell’incidente mise in moto.

Riconosciamo già allora i meccanismi comunicativi molto forzati e condizionati dalla paura che anche oggi, come le false notizie in rete, sono incredibilmente capaci di alimentare sfiducia, scelte sbagliate o affrettate. La politica già sembra ben lontana da quell’ideale di responsabilità di servizio che immaginiamo la debba rivestire ma non per tutti i suoi rappresentanti dell’epoca. Stupisce positivamente quel che l’esperienza Seveso ha prodotto nella ricerca sugli effetti della diossina, sui laboratori e sui centri di osservazione e controllo della salute ancora attivi.

La Chiesa riesce a farsi pragmaticamente vicina a chi è in difficoltà: “capace di auto-organizzarsi, di rispondere ad un bisogno e rimboccarsi le maniche, di partire dalla realtà e non da disegni ideologici o da linguaggi astratti” come sottolinea Tornielli nella prefazione. Una Chiesa-corpo che sa farsi carico delle sue membra, anche quelle più deboli, quando la vita con le sue urgenze ed emergenze, chiama.

Cristina Tersigni, 2017

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.137

Seveso 1976, oltre la diossina ultima modifica: 2017-03-16T09:05:14+00:00 da Cristina Tersigni

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