L’insegnante del ragazzo mi inviò il ribelle. Pettinato alla “giovane” con un ciuffo di capelli colorati dritti sulla testa, le mani in tasca, lo sguardo sfuggente, mi si avvicina.

– Perché non vuoi provare una sedia a rotelle?
– I miei genitori mi hanno vietato di sedermici.
– Perché?
– Perché porta male.
– Ma… ma, non è altro che un oggetto a quattro ruote, una carriola migliorata, una vetturetta!

Preso alla sprovvista, misuro il peso multisecolare delle credenze, questo valico che separa i genitori di questo giovane dal mondo che noi vogliamo costruire.

Cerco un argomento che lo possa toccare da vicino.

Tu sai che il telecomando della televisione originariamente è stato fatto per le persone handicappate. Tu lo usi e ti porta male?

Niente! Il ragazzo mi ringrazia ma preferisce mettersi da parte mentre i suoi compagni scoppiano a ridere cominciando una partite di calcio in sedia a rotelle.

Questo breve racconto evoca le parole di Gesù ricordando che il cieco non ha peccato, né lui né i suoi genitori. La fede ci insegna che niente è legato alla disgrazia e che il peggiore fardello è quello di credere che uno spirito maligno possa per futili motivi, accaparrarsi persone malate o handicappate. Il giovane che ho incontrato stava attraversando una fase difficile. Mi ha ricordato che è urgente liberare i nostri fratelli uomini da questo pensiero alienante, preistorico, idiota.

Jean Christophe Parisot – Diacono, miopatico, marito e padre di 4 figli, 2016
Tratto da Ombres et Lumière n. 205

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.133

Porta sfortuna? ultima modifica: 2016-03-25T12:15:53+00:00 da Redazione

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