Eccomi, per la seconda volta, ad occupare il posto che avrei francamente desiderato fosse riempito ancora da lei. Evidente. Ma, almeno per questa volta, tutto il numero, doppio, è dedicato a Mariangela.

Uno speciale attraverso il quale vorremmo far memoria delle cose vissute insieme a lei, fare spazio per altre nei nostri cuori, farla conoscere almeno un poco a chi l’ha solo sentita nominare o ne ha letto articoli sul nostro giornalino. Senza alcuna voglia di finire qua il discorso. Ma con l’idea di non lasciar dimenticare, troppo facilmente, quale messaggio ha testimoniato e quale strada abbia percorso e ci abbia mostrato. Forse troppo presto per molti di noi che l’hanno avuta vicina… ma ci abbiamo provato, raccogliendo qualcosa di ciò che ci ha scritto o detto e attraverso il ricordo di chi l’ha conosciuta. Ricordi più o meno lontani nel tempo, frammenti di vita ed esperienze dell’incontro personale di ciascuno con lei.

Sono righe che, per trent’anni, hanno quasi sempre visto inviarci un messaggio, una testimonianza amorevole e autorevole; un messaggio capace di offrire uno sguardo nuovo sulla realtà che viviamo; una testimonianza che ci ha spesso raggiunto con l’invito, ora tenero, a volte urgente, a far pienamente parte di questa realtà, ognuno, nessuno escluso, con la sua piccola o grande possibilità; un messaggio capace di indicare cosa faticosamente accettare e cosa provare a cambiare di questa realtà, anche arditamente, a volte ambiziosamente.

Messaggi e testimonianze forti in virtù di un cuore, il suo, che ha visto tempeste e momenti di grazia: un cuore certo nutrito dall’amore di chi l’ha circondata, soprattutto dall’uomo che ha avuto al suo fianco per oltre 50 anni.

Un cuore religiosamente nutrito dalla rigorosa capacità di dare il giusto ordine e il necessario tempo alle attività che l’hanno vista protagonista o partecipe. Nella preghiera, nella lettura, nella meditazione, nel confronto.

Un cuore capace di guardare dal basso, di vedere le necessità e le meraviglie dei più piccoli; un cuore in grado di tendere le braccia verso il Padre come un bambino, soprattutto quando sembrava non esserle accanto, non cessando mai di cercarlo e chiamarlo e trovandolo in chi le è stato prossimo e infine in sé.

Capace di cercarne davvero tanti di “prossimo”! Di impegnarsi seriamente e pienamente anche solo per fare un pezzo di strada con ciascuno di loro.

Di stupirsi e far tesoro della meraviglia anche del più piccolo incontro o del più piccolo gesto.

Un cuore in grado di percepire i moti dell’animo di chi aveva accanto, anche di chi più difficilmente ne mostrava segno; di leggere i silenzi e la verità di parole sia molto semplici che troppo complicate…

Un cuore non angelico, a dispetto del nome; imperfetto, impaziente, permaloso, a volte utopistico… ma consapevole dei suoi limiti, anche per questo, capace di consolare altri e di partecipare alla realizzazione di cose a prima vista impossibili.

Attraverso i dibattimenti vissuti sulla propria pelle, ha testimoniato come la Croce divenga possibilità di redenzione.

Un cuore che ha testimoniato la sequela di Gesù, consapevole che Lui rende i nostri cuori di pietra, cuori di carne. Un cuore calamaio…che ha saputo farci partecipi del suo cammino e ce ne ha fatti prosecutori… anche verso altre strade, ma sempre a fianco del più debole, in tanti modi diversi, ognuno al suo passo, verso luoghi magari proprio ora da scoprire.

Cristina Tersigni, 2014

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.128

Un cuore alla volta ultima modifica: 2014-12-15T18:40:23+00:00 da Cristina Tersigni

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