Fin da bambina avevo sentito parlare dalla mia mamma, Ornella Carpano, di una compagna di classe con una tempra eccezionale che solo certe prove della vita permettono di acquisire.

Avevo avuto pochissime occasioni di incontrare Mariangela prima di vivere uno dei momenti più tragici della mia esistenza; annientata dal dolore, sgomenta, sola, perché così avevo scelto, ero accanto a mia mamma prima che, di lì a poco, venisse portata via per sempre da casa, quando sentii il suono del citofono e la sua calda voce dirmi: “Sono Mariangela, posso salutare la mamma?”. Abbracciandola le dissi: “Da tanto lontano è arrivata fin qui per vederla!”. I minuti scorrevano inesorabili mentre la sua presenza discreta mi era accanto trasmettendomi con la sua spiritualità una forza particolare. Da quel giorno non la rividi più ma ho sempre sentito in me qualcosa di veramente profondo che mi legava a lei.

Col passare degli anni, riflettendo, ho capito che il suo arrivo improvviso, in quei momenti per me di disperazione, non era stato casuale: era il Signore ad avermi affidato a lei perché, come aveva sempre detto mia mamma, la sua vita era stata una testimonianza di Fede eccezionale. Chissà forse anche mamma, se avesse potuto dare il suo parere, avrebbe voluto che avessi Mariangela accanto quando, per la prima volta, non poteva più essere lei a consolarmi.

Ida Cota, 2014

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.128

“Posso salutare la mamma?” ultima modifica: 2014-12-15T07:41:23+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.