Questo mio ricordo di Mariangela vuole essere la testimonianza di quanto l’amicizia sia importante nella vita di ciascuno di noi.

Ho conosciuto Mariangela quando avevamo appena 13 anni e frequentavamo la scuola media all’Istituto Nazareth di Roma, il nostro cammino insieme è continuato poi senza interruzione anche quando la lontananza non ci permetteva più di vederci o sentirci frequentemente.

Mariangela è stata per me la compagna di scuola, l’amica che mi ha aiutato,con il suo esempio e le sue parole, a superare momenti tristi e difficili, ma con la quale ho anche condiviso momenti di grande serenità e allegria.

Abbiamo preparato insieme la maturità aiutandoci scambievolmente nello studio di materie che forse non ci erano particolarmente simpatiche. Il senso dell’humour di Mariangela e la sua innata allegria rendevano meno pesanti le ore passate sui libri ed oggi, dopo tanti anni, ricordo con nostalgia le faticose giornate del luglio 1952. La mattina a casa Mazzarotto, il pomeriggio a casa Schiavone, le ore passavano mentre chine sui testi ripetevamo regole, date e teoremi scambiandoci però anche tante battute scherzose.

Superati gli esami abbiamo sempre continuato a frequentarci e qualche anno dopo l’aiuto di Mariangela è stato per me molto più importante. Tra i miei ricordi più cari c’è una sua lettera da Scomigo del settembre 1955 in cui mi spronava a superare un grave momento di crisi: avevo perso il papà e mi sembrava di non avere più la forza di riprendere gli studi; ecco cosa mi scriveva con grande forza Mariangela che, anni prima, aveva provato lo stesso grande dolore: “Bisogna con tanto coraggio prendere la vita ogni giorno come arriva, piena di spine, di irritazioni, di dolori, ma anche di gioie e ce ne sono tante: pensa solo alla natura, quanta gioia ci infonde, a un bel libro, a un bel concerto e agli amici!”. Allora mi fece anche un altro grande regalo: mi inserì nel gruppo degli amici della Cappella Universitaria e così conobbi Don Gian Maria Rotondi che insieme a lei riuscì a farmi ritrovare un po’ di serenità. Indimenticabile per me la settimana trascorsa insieme nel gennaio 1956 sulle nevi di Passo Rolle!

Negli anni seguenti la nostra amicizia è sempre continuata ed anche quando, dopo il matrimonio, mi sono trasferita a Matera, ci sentivamo spesso per telefono e nelle mie soste romane non mancava mai l’incontro all’Istituto Nazareth insieme alle altre compagne della nostra amatissima classe.

Ma la vita ci ha ancora una volta fatto sentire vicine in un momento di grandissima prova: alla fine di ottobre 1978 io ho perso un bimbo, il piccolo Andrea di 4 mesi, solo venti giorni prima della fine di Maria Francesca, la Chicca di Mariangela… Ed ecco cosa mi scriveva il 2 novembre Mariangela: “Vorrei poterti parlare per dirti solo che certe cose le si sentono profondamente nel proprio cuore, accanto a chi le prova, proprio e solo quando le si provano. Tu sai che anche noi stiamo vivendo la salita al Calvario della nostra Maria Francesca. Per questo oso parlarti, per questo solo oso disturbare il tuo silenzio e il tuo pianto. Altrimenti mi sentirei indegna di dirti: coraggio Ezia, non siete soli.

Diamoci la mano al di là delle distanze, al di là dei silenzi, dei misteri troppo grandi e guardiamo insieme là ai piedi della Croce dove Gesù ci ha uniti fratelli e sorelle, per essere con Lui salvatori di questo povero mondo in rovina. Chiediamogli insieme di aiutarci a portare con Lui un pezzo di Croce che pesa troppo, che sembra insopportabile… Chiediamogli soprattutto di farci sentire che nulla mai è perduto. Che tutto quanto è vissuto nel suo amore è per l’eternità”. Infine terminava questa lettera così: “Gli affetti si misurano più con le prove che nella gioia, non credi? Gli anni passati sui libri, insieme, ci hanno legato per sempre e questo è bello, e dobbiamo ringraziare il Signore di averci dato questa esperienza di amicizia un po’ unica!”.

Un rimpianto: due anni fa avevo finalmente organizzato un incontro a Matera con lei ed altre amiche, purtroppo proprio nei giorni precedenti la partenza da Roma, Mariangela cominciò a non star bene e dovette rinunciare al viaggio. Ma anche in quei giorni me la sentii vicina perché la presenza delle sue sorelle Tea e Lucia mi fece risentire e rigustare l’atmosfera di serenità e di gioia di casa Mazzarotto degli anni del Liceo, quando insieme studiavamo e quando preparavamo le recite goldoniane sotto la guida attenta ed amorevole della loro mamma.

Ecco il perché di questa mia testimonianza: la vera amicizia, come mi scriveva Mariangela, è per sempre.

Ezia Schiavone, 2014

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.128

L’amicizia, un dono unico ed eterno ultima modifica: 2014-12-15T14:59:23+00:00 da Ezia Schiavone

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.