La mano di Silvia, che stringe forte la mia mentre mamma Paola e papà Claudio raccontano la sua fragilità e insieme la scoperta della sua bellezza. Le lacrime di Gianfranco e Daniela, che hanno compiuto il salto dal sentirsi messi alla prova da Dio all’amore accogliente verso il loro figlio Luca.

Il sorriso di Silvia ed Enrico, giovani sposi che riconoscono in Fede e Luce la scuola per le loro scelte di vita. La forza di Stefano, capace di capovolgere con la sua carica di affetto ciò che il mondo pensa dell’handicap.

Sono concentrate nella mattinata delle testimonianze le emozioni più forti vissute a Pianezza, il 24 e 25 marzo, nelle giornate di formazione che “Un fiume di pace” ha voluto vivere nei pressi di Torino, per sentire più vicine le due comunità nascenti sorte a Vigliano Biellese e Valle Mosso. Momenti forti, celebrati tra teneri abbracci e la sensazione di ricevere una grazia, quella di avere davanti agli occhi, presente e tangibile, la fedeltà di Dio concretizzata nella fedeltà di diversi rapporti familiari e di amicizia.

Eravamo in 107. Non pochi. Temevamo il freddo e invece abbiamo goduto di un bel sole che ci ha permesso di gustare la bellezza del parco di Villa Lascaris durante la condivisione dei cibi di ogni regione e i gruppi di scambio del sabato. Come tema avevamo scelto “Una fedeltà che ridona l’entusiasmo”. Ad aiutarci sono venuti alcuni assistenti del Piemonte, tra cui don Mario, da poco con noi, e il nostro grande amico padre Klaus.

Don Claudio, di Cuneo, partendo dalle parole di Isaia (49,14-16a), ci ha ricordato che mentre il popolo guarda al passato, tutte le parole di Dio sono al futuro: Contro la rassegnata convinzione che non c’è più nulla da fare, c’è la promessa di Dio: “Io non ti dimenticherò!”. Una promessa che chiede di fidarsi dell’altro.

È bello riscoprire che Dio non mette sotto gli occhi una soluzione, chiede fiducia. Siamo invitati ad affidarci, a non smettere di camminare, a vivere nella speranza e non nella disperazione. Dio ci tiene disegnati sul palmo delle sue mani, è una madre colma di tenerezza, che ti permette di diventare felice perché ti scopri amato, profondamente amato.

Di cosa dobbiamo dire grazie a don Eugenio, di Torino? Della sua schiettezza. Con riferimenti alla vita quotidiana, al lavoro, ai tanti rompiballe che incontriamo, ci ha fatto riflettere su come Fede e Luce insegni a non avere paura dell’altro: Che significa “Tu sei mio”? E’ l’esperienza del prendersi cura, a volte scappiamo ma non è così pericoloso lasciarsi appartenere da qualcuno…

Fede e Luce è una palestra di legami, perché in sé comprende grandi maestri: non abbiamo paura di essere una famiglia speciale, non abbiamo paura di sapere che Dio ci ha scelti. La sua visione di fedeltà? E’ un regalo. E’ la misura degli occhi di Dio. Le cose non girano quando ci mettiamo in testa di poter vedere noi con lo sguardo di Dio.

Che dire? Tante perle preziose. In parte le abbiamo affidate nella veglia preparata dagli amici del Veneto: una preghiera semplice che ci ha permesso di costruire insieme una barca di luce, la nostra barca. In parte le abbiamo gustate di nuovo nei gruppi, cercando simboli per raffigurare fedeltà ed entusiasmo. Uno tra altri mi è rimasto impresso nella memoria: una penna, “perché Tu continui a scrivere la tua volontà nella nostra vita”. I nostri nomi sono tatuati sulla mano di Dio, Lui non si dimentica di nessuno.

Sono tanti i doni emersi negli scambi. La fedeltà percepita come chiamata; la consapevolezza che Fede e Luce è stata fedele a me; la sensazione che come in un matrimonio non c’è sempre il sole, ma rimane sempre la felicità di rivedersi.

Ed eccoci alle testimonianze. Cammini in salita, percorsi lasciando spazio all’imprevedibilità di Dio. Tante sofferenze, legate magari alla infedeltà di vecchi amici, a solidi rapporti che si sono frantumati di fronte al mistero dell’handicap. Ma anche belle scoperte, come quella di genitori che sono lieti di essere accettati per quello che noi siamo, non per come è nostro figlio. O quella di amici che partono carichi di entusiasmo, pronti a donare, e scoprono che è la fedeltà ai rapporti a ridonare quell’entusiasmo che a volte rischia di indebolirsi.

L’amicizia è il sale di tutto, radicata nell’amore di Dio per ciascuno. E allora, il mimo proposto da Rosa durante la messa ci ricorda una scoperta importante: Mi piacerebbe che le persone mi salutassero come una persona “normale”. Gli amici di Fede e luce lo fanno!.

Angela Grassi, 2012

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.119

Fede e Luce: una fedeltà che ridona l’entusiasmo ultima modifica: 2012-09-16T11:02:09+00:00 da Angela Grassi

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