Avviso: inchieste promosse dall’Arca internazionale hanno accertato gravi responsabilità di padre Thomas Philippe (la prima nel 2015) e di Jean Vanier (2020) nei confronti di diverse donne. Qui il comunicato più recente che condanna senza riserve queste azioni «in totale contraddizione con i valori che Vanier sosteneva» e con «i principi fondamentali delle nostre comunità».

Posso vivere l’ssenziale che non è fare per, ma vivere con le persone più fragili

Jean Vanier ha voluto dare una svolta alla sua vita cristiana, stando accanto alle persone emarginate, schierato con i poveri, per vivere come loro
Cari amici, Gesù è venuto a proporre un cammino di comunione e di pace ad un mondo attanagliato dalla rivalità e dalle divisioni, ad un mondo di odio e di guerra. Con la sua morte e resurrezione, è iniziato un piccolissimo sentiero di pace, offerto a qualche persona per annunciare che siamo chiamati all’amore e non alla rivalità e divisione. Sì, Dio vuol darci un’energia nuova, uno spirito nuovo, per rivelare l’amore.

Certo, ci sono drammi terribili nel nostro tempo: Haiti, il Pakistan, la Costa d’Avorio, il Giappone, la Libia e tanti luoghi di cui non si parla, e poi ci sono tutti questi cuori spezzati in tutti i nostri paesi. Noi uomini siamo fragili. Il nostro mondo è fragile. Al tempo stesso, in tutti questi luoghi di sofferenza, emergono tanti gesti d’amore e di coraggio. Ai piedi della croce di Gesù, c’era sua madre. Nel momento in cui Gesù subiva una terribile umiliazione, abbandonato dai suoi amici, c’era una persona vicino a Lui. E gli diceva: “Ti amo, ho fiducia in te”. Lei lo sosteneva con il suo amore.

L’Arca, come Fede e luce, è nata in un momento della storia in cui molte persone con handicap erano abortite prima della nascita. In quel momento, era necessario che Dio suscitasse dei luoghi con l’obiettivo prioritario di rivelare al mondo che si tratta di persone umane meravigliose, che hanno un dono da portare agli altri. E se si entra in relazione con loro, esse hanno il potere di trasformare i nostri cuori. Dal dramma più grave, costituito dalla loro morte, sono sorti luoghi in cui si annuncia il loro valore e la loro bellezza. Dio veglia sulla nostra umanità ferita.

Talvolta sento gente ripetere che, dal momento che ho compiuto 82 anni e non ho più responsabilità, posso riposarmi. Di fatto la mia vita assume ora, un senso ancora più profondo. Posso vivere l’essenziale che non è “fare per” ma “vivere con” le persone più fragili.

… Sono sempre più convinto che Dio abbia scelto i più deboli e i più disprezzati per confondere i potenti e gli intellettuali. La semplicità, il loro cuore, spesso più [22 visibilmente pronto rispetto alle capacità intellettive, la loro sete profonda di relazione, sembrano aprirli in modo speciale a Dio, che è Amore e relazione. Questo Dio amorevole è indubbiamente a suo agio con loro. Isaia (57,15) dice, in nome di Dio: “In un luogo eccelso e santo io dimoro, sono anche con chi è oppresso ed umiliato”.

Il Salmo 113 dice: “Dio solleva l’indigente dalla polvere, dall’immondizia rialza il povero per farlo sedere tra i principi del suo popolo”. I forti vivono spesso la rivalità, scartando e schiacciando i deboli. Dio è con i deboli. La mia gioia è di essere qui con loro e di celebrare insieme la vita.

La vita nel mio foyer è molto semplice. A parte i pranzi e le preghiere, mi piace asciugare i piatti con tutti. Bisogna dire che i piatti escono così caldi dalla lavastoviglie che sono praticamente asciutti; il mio servizio reso da seduto non è dunque molto faticoso o impegnativo. È comunque un momento in cui condividiamo gioia e risate. Patrick non è molto efficiente, neppure Eric, ma ci si diverte molto insieme.

La mia vita qui a Trosly, quando non ci sono ritiri da tenere alla “Ferme”, è piuttosto calma. La mattina incontro le persone, faccio un pisolino dopo pranzo, alcune visite nel pomeriggio e poi l’Eucarestia, seguita dalla cena a “Val Fleuri”. Asciugo i piatti ed infine viviamo la preghiera comune. In genere, siamo in più di 20 per i pasti . E, naturalmente, ho dei momenti silenziosi con Gesù. … Giovanni Paolo II parla della sua visione della Chiesa (al posto della Chiesa io metterei la parola “Arca”): “essa è la casa e la scuola della comunione, questa è la grande sfida che si presenta a noi nel nuovo millennio appena iniziato, se vogliamo essere fedeli al progetto di Dio e rispondere alle esigenze e alle attese profonde del mondo… una spiritualità di comunione consiste nell’ essere attenti al fratello, per condividere le sue gioie e le sue sofferenze, per interpretare i suoi desideri e rispondere alle sue esigenze, per offrirgli un’amicizia vera e profonda. Spiritualità di comunione, significa capacità di vedere, soprattutto ciò che c’è di positivo nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio, come dono per se stessi. Significa infine saper dare un posto al proprio fratello, portando i pesi gli uni degli altri.”

Sì, in quest’ultima tappa della mia vita, vorrei vivere questa comunione ed operare per diffonderla nella mia comunità. Patrick Mathias (che è stato psichiatra a Trosly), quando gli avevo domandato che cos’è la maturità umana, ha detto: ” tenerezza ”. L’Arca e Fede e Luce non sono forse chiamate ad essere luoghi di tenerezza e comunione ed essere un piccolo segno nel mondo?

È questo, per me, il Vangelo. Gesù, prima della sua vita pubblica, ha vissuto, più o meno trent’anni a Nazareth, una vita nascosta, lavorando con Giuseppe e vivendo con lui e Maria. Egli era presente con le persone e soprattutto con i poveri del villaggio.

…Mahatma Gandhi e Martin Luther King, nell’operare per gli uomini e le donne dell’India e degli Stati Uniti, si sono appoggiati molto sul loro popolo indiano e nero, perché ciascuno fosse riconosciuto nella sua dignità. In una società, dove i deboli sono messi da parte perché disturbano(nonostante i progressi reali già compiuti per accoglierli) e dove spesso subiscono l’aborto prima della nascita, io non mi sento chiamato a fare grandi manifestazioni nelle strade di Parigi per far riconoscere la loro dignità, ma piuttosto a vivere semplicemente con loro e con questo testimoniare che si tratta di persone meravigliose, che hanno molto da dare alle nostre società, se siamo disponibili ad entrare in relazione con loro. Con la nostra vita all’Arca e in Fede e Luce, grazie alla gioia che irradia dalle nostre comunità, al di là delle sofferenze e delle nostre difficoltà, possiamo mostrare un modo alternativo di vivere, in cui la celebrazione, la gioia durante il lavoro o i pasti e la preghiera comune, la comunione e la tenerezza tra noi, inducono molti a cambiare il loro sguardo sulle persone più fragili ed a scoprire un nuovo modo di vivere.

Questo è un grande anniversario per Fede e Luce, 40 anni dopo il grande pellegrinaggio, vissuto nel 1971, quando 12.000 pellegrini si sono recati a Lourdes per pregare e celebrare, nella speranza che cambiassero gli sguardi verso le persone deboli. Ed ora, ci sono 1690 piccole comunità di Fede e Luce in 80 paesi. Marie Hélène sta terminando un bellissimo libro sulla storia di Fede e Luce e su come Fede e Luce e l’Arca, a partire dalla loro origine, siano state guidate dalla tenera mano di Dio, così vicina ai più deboli.

Grazie a tutte le comunità di Fede e luce che mi hanno inviato cartoline’ e biglietti augurali per celebrare insieme questo anniversario così significativo.

Auguri per una festa che sia rinnovamento di vita per tutti!

Jean Vanier , Milano, Maggio 2011

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.115

Posso vivere l’ssenziale che non è fare per, ma vivere con le persone più fragili ultima modifica: 2011-09-04T19:52:14+00:00 da Jean Vanier

Jean Vanier
Dottore in filosofia, scrittore, leader morale e spirituale e fondatore di due importanti organizzazioni internazionali basate sulla comunità, "L'Arca" e "Fede e Luce", dedicate alle persone con disabilità, soprattutto mentale. Inchieste promosse dall’Arca internazionale hanno accertato gravi responsabilità di padre Thomas Philippe (la prima nel 2015) e di Jean Vanier (2020) nei confronti di diverse donne. Qui il comunicato più recente che condanna senza riserve queste azioni «in totale contraddizione con i valori che Vanier sosteneva» e con «i principi fondamentali delle nostre comunità».

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