La vecchia signora era davvero viziata. Era nata in una famiglia di trascorsa nobiltà dove aveva assorbito le formali cattiverie di quel ceto. Fra le quali la certezza che NOI, pochi, siamo fini e giusti; gli ALTRI, moltissimi, sono burini e sbagliati.

Un particolare capitolo delle sue verità era quello delle domestiche, le SERVE.

La sua verità sulle serve poggiava come tante altre su “sante” citazioni.
“Le ha maledette san Pietro e tanto basta!” citava. La opportuna maledizione era tratta da un vangelo apocrifo che aveva ricamato sulla notte della Passione, inventando che Pietro, indotto a rinnegare il suo amato maestro dalla domanda insidiosa di una serva, l’aveva perciò maledetta. Dunque, tutte le particolari manchevolezze o patimenti o umiliazioni di quelle poveracce rientravano tra le inevitabili conseguenze del particolare peccato originale di essere, appunto, SERVE maledette da san Pietro. Le dicevo che, a parte ogni altra considerazione morale, la maledizione di S. Pietro era una balla: sul vangelo non c’era.

“Ma che mi stai a dire?!”
Le portavo un vangelo perché vedesse da sé.
“Be! mia madre diceva così!” chiudeva, con questa massima garanzia di verità, la stessa che metteva tra le verità rivelate i nomi di Gasparre, Melchiorre e Baldassarre attaccati ai magi.
La vecchia signora aveva vissuto una vita per forza laboriosa in una famiglia con cinque figli, pur in un discreto benessere che aveva sempre permesso la presenza in casa di “collaboratrici domestiche”, e con molte aveva avuto buoni rapporti, malgrado la maledizione di san Pietro.

Rimasta tranquillamente vedova, nei suoi anni ottanta si andò riducendo la sua efficienza fisica, così i figli avviarono “l’operazione badante”.
È durissimo accettare di dipendere per ogni cosa dagli altri.
Ad ogni accenno alla possibilità dell’arrivo in casa di una badante la vecchia signora dava con più fastidio risposte varie che, ridotte all’osso, dicevano tutte: Ma figurati! Non dire cretinate! Oltretutto con un bagno solo! Altrettanto regolarmente i familiari coglievano ogni occasione per decantare i vantaggi di una badante: Una domestica fissa che è anche una dama di compagnia, in casa, come hai sempre voluto! Pensa come ci staresti bene!

Dopo alcuni mesi di campagna di persuasione accompagnati dal crescente rifiuto della vecchia signora di restare anche poche ore sola a casa, venne il giorno della presentazione della nuova badante: solo per prova! se non ti va, va via!
Marija, 30 anni, due figli, separata da un marito alcolizzato e presto vedova, naturalmente era clandestina. Veniva da un paese dell’Ucraina, dove tutto si paga al costo più la mazzetta: dal posto a scuola, al documento, alle cure in ospedale. Il suo viaggio, come è regola per i poveri del mondo, era stato costosissimo. Figurava infatti come un viaggio turistico per comitiva in pullman. Come tale doveva per forza prevedere visite turistiche e pernottamenti in albergo in tre località di Ungheria, Austria e Svizzera, prima di entrare in Italia; dove tutte le “turiste” erano scomparse nella nebbia della clandestinità. Per questo viaggio da turista benestante, Marija aveva fatto fior di debiti.

Ora eccola qui, piccoletta, robusta, un bel sorriso, nel soggiorno della vecchia signora. La quale, alla fine, disse di sì: proviamo.
La settimana dopo la nuova badante entrò in casa.
Malgrado l’assenso iniziale la vecchia signora la prese male. Smise di fare qualsiasi cosa da sola, incluso alzarsi dalla sua poltrona. Nella sua mente dominava l’immagine della Serva. La chiamava per tutto. Era convinta, pagandola, di poter disporre di Marija 24 ore su 24. Ogni due o tre giorni ero chiamato per una sfuriata spesso con imprecazioni e lacrime, la cui sostanza era: non ce la voglio! Ogni tanto, ecco la variazione: non trovo più la tal cosa. Era sottintesa l’insinuazione: l’ha presa lei, ficca il naso tra le mie cose!
Ma col passare delle settimane Marija, pur con vari pianti per le sgarberie che subiva, si fece accettare: era vivace, svelta, affettuosa senza finzione. Tre mesi dopo era accettata: chiamava “nonna” la vecchia signora, scherzava con lei, le dava il bacetto della buona notte.

Nel 2003 ci fu la sanatoria. Marija potè così liberarsi dall’ansia di incappare in qualche controllo ed essere rimandata al paese prima di aver guadagnato di che comprarsi una casa e fare studiare i figli lasciati per buon compenso nella famiglia di un problematico cognato.
Tanti altri clandestini, invece, rimasero nel limbo delle persone senza diritti, non avendo datori di lavoro disposti a regolarizzarli pur potendo giovarsi del consueto abuso di far pagare tutte le spese al clandestino. Un felice effetto della “emersione” — una volta tanto senza ipocrisia, la parola esprime lo stato di soffocamento del clandestino — fu che Marija potè tornare al paese a rivedere i figli dopo tre anni di separazione. Infatti il clandestino non può tornare a vedere la famiglia, dovendo poi patire per le difficoltà, angherie e ruberie che comporta l’entrata clandestina nella ricca Europa.

La vecchia signora prese male la notizia delle ferie di Marija in Ucraina: e io come faccio?
La rassicurai: non sei mai restata sola; vieni con noi in montagna.
Con poco entusiasmo accettò: i vecchi sono di solito turbati da qualsiasi cambiamento del loro ambiente.
Marija ritornò portando più regali ucraini di un babbo natale ucraino: porcellane variopinte, quadretti brulicanti di lucine, salami misteriosi certamente con aglio, cioccolatini cirillici.

La signora fu vistosamente contenta per il suo ritorno.
Ma c’era una complicazione in arrivo, nella magra forma di un giovane compaesano conosciuto — guarda il caso — in Italia. Nicola voleva sposare Marija e avere almeno un figlio. Marija era molto dubbiosa e per la precedente esperienza matrimoniale funestata dall’alcol e per l’idea di ricominciare con una eventuale maternità 13 anni dopo la nascita del suo secondo figlio.
Alla fine — ottenute ferree garanzie antialcoliche — Marija si decise: i loro due passaporti inviati in Ucraina con la modica tangente di qualche centinaio di euro furono dichiarati marito e moglie!

Ma ora i due dove avrebbero abitato?
La vecchia signora non avrebbe tollerato un cambio di badante.
D’altra parte, una Marija fuori casa, a ore, con il necessario ausilio di altre due badanti a ore, avrebbe comportato una spesa insostenibile.La vecchia signora accettò l’entrata in casa di Nicola con una facilità davvero inattesa: ben aiutata dal fatto che “un uomo in casa ci vuole”, e che anche Nicola era affettuoso e sempre veniva a salutare la “nonna” quando rientrava a casa dal lavoro.
Lo scorso marzo Maria confidò a mia moglie che soffriva di nausea… e poi che la mestruazione era mancata!!

Quattro mesi dopo la vecchia signora notò che Marija stava “ingrassando”. Sarà “quella roba” che mangiano: senti che odore viene dalla cucina!
E ora c’era da comunicare alla vecchia signora la nuova “buona notizia”.
Il metodo aveva già funzionato per le altre “buone notizie”.
“Ho una notizia bella e una brutta. Quale vuoi prima?”
“Oddio! Che è successo?”
“Il mio gatto ha vomitato sul tuo tappeto.”
“E che sarà mai?! M’hai fatto prende’ un accidente! Pulisci. E qual è la buona notizia?”
“Marija aspetta un bambino! Pensa che bello: un piccolo per casa! Te che ti lagni sempre che le nipoti ti portano così poco i loro!”

Be’! Andò bene! Dopo il ricatto affettivo: “Decidi tu, se vuoi la mandiamo via e ne cerchiamo un’altra.” E dopo alcune tranquillizzanti risposte a “Come si fa?” “Come farà Maria a occuparsi di me?”
Marija fu chiamata: abbracci, baci, commozione… La vecchia signora fece perfino una teatrale carezza sulla pancia col bambino: un gesto che in seguito avrebbe ripetuto diverse volte, con affetto.

E poi le domande tradizionali: “Quando dovrebbe nascere? Sai se è maschio o femmina?”
“Maschio.” “Il tempo sarà verso la fine di dicembre.”
Che colpo se il bambino di Marija nascesse proprio il 24 verso mezzanotte!
Ma questo ancora non lo sappiamo.

Sergio Sciascia, 2006

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.96

Sommario

Editoriale

Cara Nicole di M. Bertolini
Come se fosse la cosa più normale del mondo di E. Bertolini

Il Bambinello di Marija di S. Sciascia

Alzheimer: Convivere con l’insensatezza

Il passato perduto per sempre di M. Martelli
Il grande amore di sua sorella Marta di V. Giannulo
Sto diventando più umano di Jean Vanier 15
Patologie disabilitanti nell'anziano di Cristina Lo Iacono 16
...ma soprattutto è mio Nonno di Laurea Cattaneo
Così lontani e così vicini di Manrica Baldini
Ancora, sempre per mano... di Laura Broccoli
Con tutte le mie forze - Special Olympics Youth Games di Huberta Pott

Altri articoli

Il Bambinello di Marija di S. Sciascia
Dialogo aperto

Libri

In gita per il calendario! di G. Felici
Re 33 e i suoi 33 bottoni d'oro, Claudio Imprudente
Il re del mercato, G. Bernasconi
L'ardimento, Stefano Zurlo
Don zeno: obbedientissimo ribelle, Fausto Martinetti

Il Bambinello di Marija ultima modifica: 2006-12-28T09:02:28+00:00 da Sergio Sciascia

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