Natale in tutte le strade splendenti di luce! Natale in tutte le vetrine; perfino in quella del macellaio, del fornaio, della Coop, sfavillano ghirlande e palline colorate.
Natale, festa della luce, della gioia, festa della famiglia; è quello che vedo, che sento, che tocco.

E io? io mi sento come una bambina povera, le mani vuote e il cuore freddo davanti a questa «vetrina di Natale» che è l’ambiente che mi circonda: luccicante e inaccessibile.

Anche quando Gerardo era qui…
Le dolci veglie in famiglia aspettando la messa di mezzanotte, io non so cosa siano.
Le partenze per la chiesa, genitori e figli sottobraccio, i piedi nella neve scricchiolante e azzurrognola, non so che cosa siano.
I ritorni tutti insieme nel tepore della casa e il cioccolato fumante intorno alla tavola, non so che cosa siano.
Noi non abbiamo mai conosciuto queste gioie così semplici, così naturali per molte famiglie.

E oggi Gerardo in paradiso, Taddeo in un centro per disabili gravi, Luigi tra le mie braccia: Natale è diventato per me il momento della solitudine insopportabile. Scende la notte e io non vedo nulla. Chiamo e mi risponde il silenzio. Tendo le mani e non tocco niente.
Allora, se ciò che è Natale per tanti altri non è niente per me, è Natale ugualmente anche per me? Forse vuoi che lasci cadere questa dolce convenzione del Natale? Può darsi allora che il Natale diventi qualcosa di più di quello. Ma che cosa Signore?

L’essenziale, tornare all’essenziale: sfoglio i Vangeli.

San Matteo. «Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emanuele». Emanuele significa Dio con noi. Dio con noi?

San Marco: «Una voce grida nel deserto: «Preparate le strade del Signore!» Tu vieni. Vieni per me?

San Luca: «… grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace…»

Una tua visita per portarmi luce e pace?

San Giovanni: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Abitare in mezzo a noi? Io sono qui. Luigi fra le braccia. In mezzo a noi? Dove sei Signore? lo non ti vedo, non ti sento, non ti tocco!
«Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola e il padre mio lo amerà e insieme andremo da lui e faremo presso di lui la nostra dimora».

Luìqì accetta la vita con tutto il suo essere, con tutto il cuore. Basta guardarlo in contemplazione davanti a un riflesso di luce, giocare con l’acqua, gustare una torta, ridere con fragore, arrabbiarsi e picchiarsi se non ottiene ciò che desidera. Luigi ama la vita, e tu hai detto: «Io sono la Vita».

E anch’io ti amo, anche se spesso recalcitro come un mulo davanti alle tue esigenze e alle tue chiamate che mi sembrano eccessive. Da chi andrò? Tu solo hai parole di vita? Luigi, questo piccolo bambino così poco attraente, questo frammento di fragile carne, in lui la tua dimora?

È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò». È vero, non ti vedo, non ti sento né ti tocco, ma il tuo Spirito, Signore, il tuo Spirito è qui. L’hai detto tu: tu sei qui, il tuo Spirito dimora in noi.

Credo Signore, vieni ad aiutare la mia poca fede.

Camille Proffit, 2002

Natale nel mio cuore ultima modifica: 2002-12-08T11:38:34+00:00 da Camille Proffit

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