Rain man , (id.), 1988 , USA, B. Levinson – Un giovane si trova a dividere un’ingente eredità con il fratello autistico , di cui non sapeva nulla. Ritrovare un familiare che non aveva mai conosciuto sarà una vera scoperta sia per le difficoltà che per l’eccezionalità che il fratello manifesta in alcune occasioni. Un’esperienza che porta disordine e riflessione in una vita troppo arida e programmata.
Rain man ha fatto conoscere al grosso pubblico il problema dell’autismo anche se forse negli aspetti più simpatici e anche stupefacenti. Eccezionale la interpretazione di Dustin Hoffman nella parte dell’autistico.

Hai trovato punti in comune tra tuo fratello e il protagonista?
Ho trovato molto simili le espressioni facciali, la ripetitività gestuale e la ripetizione di determinate frasi che perdono il loro significato reale. Anche Federico è molto abitudinario: come Ray ha bisogno di punti fermi durante il giorno, come la sicurezza di andare a scuola ogni mattina, e le sue abitudini non vanno modificate, o va in crisi.

Anche la memoria molto sviluppata è una caratteristica presente in Federico. Egli non memorizza i numeri e non fa calcoli matematici, però impara a memoria centinaia di canzoni e nomi e cognomi che ricorda poi per anni.
Per quanto riguarda il rapporto con la televisione Federico quando era piccolo non se ne interessava, mentre da qualche anno ha cominciato a fissarsi con qualche presentatore che in particolare vuole vedere. Ogni tanto vuole vedere la partita anche se nessuno di noi la segue. Comunque non guarda spesso la TV; ama però stare ore ad ascoltare la musica ad altissimo volume.
Un altro punto in comune è quello di non rispondere in modo preciso alle domande. Ray risponde: «Forse», Federico risponde ciò che l’interlocutore si vuole far dire. Se gli si propongono due o più alternative lui ripete l’ultima. Se gli si chiede un Sì o un No risponde in modo da far contento l’interlocutore. Se gli si chiede: «Cosa hai fatto oggi?» lui risponderà sicuramente: «Tutto».
II fatto di rifiutare contatti fisici è una cosa che aveva anche Federico. Dico aveva perché ora saluta tutti con un bacino sulla guancia e anche con un abbraccio se glielo chiedono, però si vede che è uno sforzo per lui. Solo la sera quando si deve addormentare gradisce delle carezze sulla schiena che lo calmano.
Federico, a differenza di Ray, ha un bisogno continuo di muoversi. Non sta più di un minuto fermo, ha bisogno di toccare gli oggetti sia in casa che fuori; credo che sia per avere sicurezza.

Quali somiglianze hai trovato nel rapporto tra i due fratelli del film e in quello che è tra te e Federico?
Proprio come è successo per Charlie, anche per me c’è stata un’evoluzione nel rapporto con Federico, benché inizialmente abbia avuto il problema contrario a quello di Charlie: i miei genitori, oltre a farmi vivere con Federico, involontariamente mi hanno fatto pesare molto la sua malattia, mi hanno lasciato troppo spesso a badare a lui, sola e troppo piccola; hanno resa eccessiva la differenza fra la mia vita e quella dei miei coetanei. Così ho passato un periodo in cui ho anche odiato mio fratello. Questo egoismo mi è stato rimproverato molto. Poi ho passato una fase in cui sono stata indifferente a lui e a tutto ciò che lo riguardava: era il periodo in cui non veniva più a scuola con me perché aveva cominciato ad andare in una scuola apposta per i ragazzi come lui. dove va ancora.
Così sono passata da una situazione in cui lo vedevo spessissimo sia a scuola che in casa, ad una situazione in cui non lo vedevo mai, o poco.
Dopo due anni passati così, «Fede e Luce» è entrata nella mia vita. All’inizio ero perplessa: qui gli amici si divertivano a stare con una persona che a me aveva creato solo problemi. Sono stata coinvolta dalla simpatia che mi ispiravano e ho cominciato a imparare dal comportamento che avevano con Federico. Dopo un po’ ho potuto creare un rapporto tutto mio con lui, che posso avere solo io: sono l’unica sorella di un ragazzo così pieno di cose che può regalare in particolare a me che vivo con lui. Proprio come Charlie nel film, anch’io qualche tempo fa ho potuto dire con il cuore leggero a mio fratello: “Sono felice di avere un fratellone come te».

Nel modo di fare di Federico c’è qualcosa che ti esaspera?
Federico mi esaspera.quando deve fare di testa sua e non ascolta i consigli. Una sua caratteristica è fare sempre il contrario di quel che gli si dice. Mi esaspera quando vuole fare per forza determinate cose che in quel momento non sono opportune e nessuno può convincerlo a fare altro. Nel film Ray è più obbediente anche se esigente. Non tutti i ragazzi autistici sono così tranquilli.

Anche a te, come accade nel film, tuo fratello insegna qualcosa?
Federico mi ha insegnato, anzi, mi ha regalato, un livello di sensibilità maggiore degli altri, cosa che a volte mi ha anche creato problemi. Poi mi aiuta a stare con i piedi per terra, cioè a guardare di più alle cose vere, a ciò che conta veramente, e non a tante cose che la vita ci propone ma che non hanno assolutamente valore.

Ho visto anche in lui la sofferenza allo stadio puro, quella che ti logora, che ti distrugge da dentro e da fuori, un volersi opporre a qualcosa di non conosciuto e forse non conoscibile.

Come hai vissuto la scelta di far rientrare in istituto Rain Man?
Con un senso di sconfitta, la sconfitta dei sentimenti veri, uccisi dalla razionalità. Secondo me è fondamentale inserire questi ragazzi nella società. Mi è capitato di sentire gente che li considera un peso perché improduttivi. Viviamo in una società dominata dal mercato.
Non so quale sia la verità, forse non è stata ipotizzata ancora, o forse semplicemente non c’è. So solo che la mia vita sarebbe stata profondamente diversa se non avessi vissuto a stretto contatto con mio fratello, se fosse stato in istituto. Se Ray fosse rimasto a casa, forse avrebbe permesso alla famiglia di legarsi attraverso veri sentimenti che troppo spesso sono messi da parte per le frenesie, per il nervosismo.
Mi ha fatto molto male sentir dire una volta che da loro non si possono avere soddisfazioni. Per me il fatto che Federico viva, che abbia l’opportunità di sorridere, di essere felice, di ricevere e dare amore, è una grande soddisfazione.

Ti sembra che il regista sia sincero e coinvolto nel descrivere il mondo dell’autismo, o se ne è servito solo per girare un film commerciale?
Non so. Certo, prima di girare questo film è stato fatto un grosso lavoro di approfondimento della malattia. Penso che volente o nolente il regista abbia contribuito notevolmente a diffondere la conoscenza di una malattia ancora abbastanza sconosciuta.

«Rain man» ultima modifica: 1997-09-19T15:49:14+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.