Mio marito ed io eravamo già sposati da cinque anni e il dispiacere di non vedere arrivare dei figli ci affliggeva nel più profondo del cuore. Nonostante ciò, cercavamo di non fare della «nostra» sofferenza il centro della vita ma di stare vicino, con generosità e disponibilità, ai nostri amici colpiti da handicap mentale: erano infatti già parecchi anni che conoscevamo il movimento di Fede e Luce.
Fu allora che pensammo all’adozione e che incominciammo a prendere informazioni sulle pratiche necessarie. In quel periodo assistemmo ad una conferenza tenuta da Jean e Lucette Alingrin nell’ambito del ciclo di conferenze promosso dall’Ufficio Cristiano per gli Handicappati. Era la testimonianza di un uomo e di una donna che avevano riposto tutto nella fede in Gesù Cristo. La disponibilità a seguire la Sua voce permetteva loro di realizzare l’accoglienza, l’adozione e l’affidamento in attesa di adozione per bambini colpiti da handicap fin dalla nascita e rifiutati dalla famiglia di origine.
Questa testimonianza mi colpì profondamente: la sentivo come un’esigenza di amore e nello stesso tempo come una chiamata straordinaria. Mi dissi però che non era cosa per me. Ne parlai con Maurice e capii che, mentre lui si sentiva pronto ad accogliere un bambino con handicap, per me ciò non era possibile. Maurice accettò il mio rifiuto, i miei timori, e la mia paura.
Poi a poco a poco quell’idea maturò dentro di me fino al giorno in cui, dopo un anno, riuscii a pronunciare in piena libertà questo «sì» pieno di amore, questo «sì» che affidai a Maria. Qualche mese dopo incontrammo nuovamente Jean e Lucette Alingrin e incominciammo le nostre pratiche. Oggi possiamo testimoniare ed affermare che la gioia e la pace dimorano in noi, sono il nostro appoggio e la conferma delle parole pronunciate da Gesù: «ti basti la mia grazia», «non temere».

Durante quei mesi di attesa potemmo sperimentare fino a che punto chi si appoggia al Signore «non manca di nulla» e fino a che punto è «nutrito» e «trasportato». Abbiamo vissuto questo periodo appoggiandoci non solo sulla nostra preghiera, ma anche su quella di famiglie e di amici che ci circondavano. Portare a termine le pratiche necessarie tutto fu velocissimo…
Dopo un mese e mezzo, una telefonata di Lucette ci annunciava che una bimba di otto giorni ci aspettava. Le parole non riusciranno ad esprimere tutta la mia emozione e tutta la mia gioia nel ricevere tra le braccia questa bimba che ci veniva «donata» e che diventava nostra in quell’istante!
Fino a un anno Blandine non ci diede preoccupazioni per la salute. Pur essendo una bambina Down non ebbe complicazioni cardiache o polmonari. Sapevamo quanto questa possano essere motivo di angoscia e di sofferenza per i genitori e ci consideravamo fortunati.
Scoprivamo a poco a poco una bambina allegra e vivace che si sviluppava senza troppe difficoltà e che spargeva allegria intorno a sé col sorriso e la gioia di vivere.
Poi i progressi a livello della motricità e del linguaggio incominciarono a rallentare. Bastava un’otite o una bronchite perché il suo sviluppo si arrestasse, con perfino qualche regresso. A diciannove mesi Blandine fu affidata alle cure di un centro per bambini Down dove l’accompagnavo due volte alla settimana. La terapia di riabilitazione durava tre quarti d’ora ed assistevo alla seduta. Blandine si rese conto di questo cambiamento e nel nuovo ambiente fece subito progressi. In seguito potei iniziare io stessa a fare con lei gli esercizi a casa. Verso i due anni notammo in Blandine momenti di aggressività e di angoscia. Il personale che l’aveva in cura orientò la nostra ricerca sulle ragioni di questo nuovo comportamento suggerendo che poteva derivare dal fatto che era stata abbandonata. È terribile vedere una bambina che soffre di un conflitto del quale è del tutto innocente e che non può risolvere da sola!

 «Scoprivamo a poco a poco una bambina allegra e vivace che si sviluppava senza troppe difficoltà e che spargeva allegria intorno a sé»

Dovemmo riconoscere che a questo non eravamo preparati. Eravamo certi che bisognava parlarle di ciò che aveva vissuto alla sua nascita, ma non sapevamo come farlo non conoscendo nulla del suo passato. Cercammo parole molto semplici, ci sforzammo di trovare frasi adatte per dirle che, per ragioni che non conoscevamo, i suoi genitori naturali non avevano potuto tenerla e che noi eravamo diventati il suo babbo e la sua mamma: che avevamo bisogno di lei come lei di noi e che le davamo tutto il nostro affetto. Notammo che Blandine ascoltava con attenzione le nostre parole: in effetti queste ebbero il potere di tranquillizzarla.
Un punto è rimasto per noi molto importante: quando vogliamo spiegarle qualcosa dobbiamo prenderci tutto il tempo necessario e dobbiamo invitarla a stare attenta: allora capisce benissimo.
Inoltre abbiamo sempre dato molta importanza ai momenti di preghiera insieme a lei, al mattino e alla sera; vogliamo che in lei si sviluppi questo atteggiamento di attenzione e di ascolto.
Certo non avevamo ancora risolto tutti i problemi della vita quotidiana. Blandine gettava giochi ed oggetti da ogni parte e, durante i pasti, occorreva molta pazienza e molta perseveranza per insegnarle a controllare i gesti per mangiare da sola. Quante volte abbiamo dovuto raccogliere da terra il suo piatto con tutto il contenuto sforzandoci di non lasciarci vincere da quello scoraggiamento e da quel nervosismo così facili nei momenti di stanchezza! Ma la forza di una coppia sta nell’essere in due e nel poter contare uno sull’altro nei momenti di difficoltà.

Attraverso Blandine possiamo costatare con meraviglia quanto le forze della vita e dell’amore siano più grandi di quelle della morte

Oggi Blandine ha 33 mesi e da qualche giorno ha incominciato a camminare. È una bambina felice ed è la gioia dei suoi genitori. La sua tenerezza per noi non conosce limiti e la consapevolezza del nostro amore le permette di crescere e di svilupparsi. Attraverso lei possiamo constatare con meraviglia quanto le forze della vita e dell’amore siano più grandi di quelle della morte.

Maurice e Michèle Antoine, 1989

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.28, 1989

Sommario

Editoriale

Buon Natale anche a te di M. Bertolini

Articoli

Mangiare insieme di Nicole Schulthes
Il bambino che non vuole mangiare di Paul Lemoine
I pasti di Francesca: un’avventura di Jacques La Brousse
Dove, se non in chiesa? di Joseph Bernardin, cardinale
Un grande progetto a piccoli passi di Maurice e Michèle Antoine
Le case della carità di Sergio Sciascia

Rubriche

Dialogo aperto
Vita di Fede e Luce

Libri

Per insegnare bisogna saper osservare a cura della Redazione

Un grande progetto a piccoli passi ultima modifica: 1989-12-26T10:51:39+00:00 da Redazione

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