La vostra opinione

Ogni numero di «Ombre e Luci» ci permette, nelle pagine dedicate alle lettere, in «Dialogo Aperto», uno scambio di idee sulle nostre riflessioni, sulle nostre speranze e sulle nostre attività. Qui i lettori imparano a conoscersi reciprocamente e, in questo senso, a sentirsi più uniti.

È per questa ragione che vogliamo mettere tutti al corrente, per quanto lo spazio ci concede, su alcuni dei risultati dell’inchiesta che facemmo tempo fa fra i lettori della nostra rivista. Avevamo bisogno di sapere quale fosse la loro opinione su di essa, come migliorarla, cosa approfondire e come continuare il nostro lavoro tenendo presenti le risposte ricevute.
jRicevemmo molte lettere, precise, affettuose, incoraggianti. Sentimmo che «Ombre e Luci» rappresentava per tanti un punto di solidarietà, una spinta alla propria crescita personale e religiosa e una fonte utile di informazioni e di suggerimenti. .Sentimmo che era uno stimolo a «darsi da fare» per aiutare più e meglio «le persone ferite», come scrisse una assistente sociale. Ciò derivava in gran parte dalle testimonianze e dalle esperienze presentate, dagli articoli di fondo, dalla rubrica dedicata alle lettere. «Pensavo che i nostri problemi fossero soltanto nostri», scrisse una mamma. E un’altra: «pensavo di essere la sola a soffrire».
Avevamo domandato ai lettori di dirci se «Ombre e Luci» fosse stato loro utile e in quale occasione. Un papà rispose: «quando mi sono sentito un po’ giù pensando al futuro del mio bambino, a come impostare la sua educazione e in qualche altra occasione. Leggendo «Ombre e Luci» ho constatato che non c’ero solo io come genitore ad avere simili difficoltà e ho capito che anch’io potevo migliorare il rapporto con il mio bambino e con me stesso». Un altro papà: «in occasione di tristezza e depressione ma anche di gioia nel vedere il bene che viene fatto a «questi più piccoli». Un’insegnante: «ho insegnato per tre mesi a dei ragazzi handicappati di una scuola media e la lettura di alcuni articoli mi ha aiutata a comprenderli meglio e a “insegnare” in modo giusto senza “costringerli”, ma rispettando i loro tempi. Grazie». Un’altra insegnante: «Ombre e Luci» mi è sempre di grande aiuto. Il racconto delle vicende vissute in prima linea dai genitori dei ragazzi handicappati, l’esempio datomi dal loro comportamento di un cristianesimo in atto, la conoscenza di persone che aiutano in ogni modo queste famiglie, mi incoraggiano ad accettare le mie pene…». Una suora: «Ho avuto, e con me tutta la comunità, indicazioni utili per affrontare e indirizzare persone con diversi handicap psicofisici e le loro famiglie che si erano rivolte a noi per aiuto spirituale».
L’aspetto informativo di «Ombre e Luci» era particolarmente incoraggiato e messo in rilievo da genitori, volontari e professionisti. Una signora ad esempio scrisse: «mi ha fatto conoscere l’iniziativa dei centri famiglia, perciò ora con altri genitori di handicappati si pensa di riuscire a formare un centro simile per i nostri ragazzi che sarà molto utile — indispensabile — quando resteranno soli». Uno studente: «mi ha aiutato nell’approfondimento delle tematiche per il mio lavoro con handicappati e con assistenti di handicappati e per consigli e informazioni su centri e modi di vita in comunità». Una casalinga: «Ho imparato tanti aspetti della vita che non conosco e forse non avrai mai conosciuto senza leggere e sapere ciò che voi dite». Un’altra signora ringraziò per «le informazioni su handicap e di carattere educativo da trasmettere a conoscenti e amici e per le riflessioni per gruppi “Fede e Luce” (articoli da far leggere singolarmente e in gruppo)».

E dopo sei anni ci sembra giusto dirvi: chi siamo

A Ombre e Luci coUaborano molte persone: genitori di figli portatori di handicap, amici di ogni età, qualche professionista, educatore, sacerdoti, catechisti…
La rivista ha, come è ovvio, al centro del suo esistere, la persona con handicap, alla quale si dà la parola quando è possibile, o a nome della quale altri parlano.
Ci sono poi i membri della redazione e della segreteria, ognuno con il suo incarico preciso (che, a volte, non è poi così preciso).
In ordine alfabetico sono:

Mariangela Bertolini: genitore di persona handicappata; sposa e madre di tre figli; ex insegnante di lettere; fondatrice di Fede e Luce in Italia:
— è addetta alla ricerca e alla scelta degli articoli
— tiene i contatti con le persone che possono scrivere per Ombre e Luci
— risponde alle lettere e alle richieste che arrivano in redazione
— cura l’editoriale della rivista
— tiene in ordine la contabilità del giornale.

Laura Ceccaroni: amica, di professione dietologa, fa parte dei collaboratori da pochi mesi:
— segue lo schedario
— batte a macchina lettere e indirizzi
— si occupa della diffusione.

Marco Colangione: è un giovane, diplomato in grafica; è portatore di handicap motorio:
— è addetto alla battitura delle schede
— scrive indirizzi per i solleciti.

Cristina di Girardi: è una giovane, con diploma magistrale e di stenodattilografia:
— cura gli abbonamenti e si occupa delle targhette della spedizione
— da qualche mese è impegnata ad «imboccare» i nominativi nel computer.

Natalia Livi: è un’amica, diploma di assistente sociale, mamma di quattro figli:
— fa parte della redazione: cura soprattutto la recensione dei libri da presentare
— tiene in ordine e legge le riviste sull’handicap che riceviamo (circa trenta)
— corregge le bozze
— con Cristina è impegnata al computer.

Nicole Schultes: è un’amica, diplomata in ergoterapia; fondatrice di Fede e Luce in Italia; madre di due figli:
— fa parte della redazione: visita scuole, centri, iniziative sull’handicap e, quando è il caso, le presenta sulla rivista
— risponde alle richieste (per telefono o per lettera) di carattere pedagogico o di informazione (scuole, centri, laboratori…)
— segue la spedizione del giornale (ma non ha la colpa del ritardo con cui arriva nelle vostre case!)
— segue da vicino la composizione di ogni numero (ricerca le fotografie, sceglie con Sergio i titoli, il colore…)

Sergio Sciascia: è un amico, sposato con due figli:
— collabora alla revisione degli articoli
— cura rimpaginato e tutta la messa in opera della rivista nelle varie tappe della stampa. È lui, in poche parole, che prende testi e foto e ne fa una rivista
— visita e presenta con Nicole i centri e le iniziative sull’handicap.

Mirella Stefani: è una giovane amica, portatrice di handicap lieve:
— cura l’ordine e la pulizia della redazione
— prepara thè, caffè per la pausa
— scrive a mano indirizzi, imbusta, affranca, timbra
— ritira la posta, risponde al telefono
— è addetta alle pubbliche relazioni con gli ospiti
— la sua presenza è di grande aiuto psicologico per tutti.

Dove lavoriamo

La redazione di Ombre e Luci si trova in un piccolo appartamento di Via Bessarione 30 a Roma. Era l’appartamento del portiere anni addietro. Ci è stato dato gratuitamente dai condomini dello stabile (parenti stretti di Francesco Gammarelli, papà di una bambina gravemente handicappata).
La redazione è aperta tre volte alla settimana: MERCOLEDÌ – VENERDÌ – SABATO dalle 9.30 alle 12.30 – Tel. 06- 636106.

Nell’appartamento ci sono due stanze: in una c’è l’ufficio di redazione con gli schedari, i libri, le riviste, i classificatori, la segreteria, la contabilità.
Nell’altra c’è il computer, le macchine da scrivere, l’archivio, la fotocopiatrice.

Come lavoriamo

Poi ci siamo noi, che lavoriamo, parliamo, discutiamo, prendiamo il caffè, rispondiamo al telefono, schediamo nomi, scriviamo lettere, indirizzi, cerchiamo informazioni, e poi riparliamo, lavoriamo, corriamo…
C’è un clima diverso dagli altri uffici: un po’ perché fa freddo (siamo sempre alle prese con l’umido); un po’ perché lavoriamo come degli amici e non come degli impiegati. Metà del nostro lavoro è racconto dei casi urgenti, difficili, per i quali cerchiamo insieme risposte che spesso non troviamo; è discussione su come trovare soluzioni che non ci sono; è «compassione» nel senso giusto, di soffrire con persone che ci chiedono aiuto.
Questa immersione nei casi difficili e sofferti ci fa dimenticare i nostri piccoli guai per cui è raro che si parli di noi e delle nostre preoccupazioni perché sono così piccole di fronte a quelle che bussano a Ombre e Luci.
Per questo forse l’atmosfera è sempre piuttosto serena fra noi, alimentata anche dalla presenza di Marco e Mirella che ci richiamano costantemente, senza dircelo, al perché del nostro impegno.
L’altra metà del nostro lavoro consiste nel far funzionare l’ufficio: abbiamo la coscienza di fare un lavoro serio e importante, ma, proprio per quella dimensione accennata prima, il lavoro d’ufficio ci sembra marginale: gli indirizzi un po’ storti, perché scritti da Marco e Mirella; le schede un po’ scarabocchiate; il computer che non funziona; la fotocopiatrice che fa cilecca; la classificazione delle informazioni un po’ disordinata; la massa delle riviste da leggere che si accumulano; i pezzetti di carta gialla seminati sui tavoli (tavolini in stile raccogliticcio) con vari richiami di cose da fare che aspettano… i reclami dei numeri che non arrivano… ci sembrano cose così poco importanti di fronte alla mamma che chiama dalla Sicilia per dirci che ha ormai 78 anni e che con il suo figlio di 40 anni non ce la fa più… «Potete trovarmi un posto per lui, ho deciso di ricoverarlo…».
Ci diciamo fra noi con un’occhiata che siamo lì soprattutto per lei e per tutte le altre persone che come lei possono ricevere da Ombre e Luci un po’ d’aiuto, non fosse che quello di poter parlare a cuore aperto con una persona che può capire e, se non altro, ascoltare.

La redazione, 1990

Le foto

Radiografia di Ombre e Luci (1990) ultima modifica: 1990-03-20T11:42:06+00:00 da Redazione

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