Il 19 novembre 1943 la quarantenne Carla Simons, scrittrice e traduttrice olandese di origine ebraica, viene uccisa ad Auschwitz. Da poco uscito in italiano, il suo diario (1942-1943) è un soffio radicale. Non c’è odio nelle pagine di questa donna che ha la forza, il cuore e l’intelligenza di resistere all’orrore che piano piano la avviluppa. Non ci sono né durezza né rancore in questa osservatrice acuta, capace di vedere perfettamente dentro gli avvenimenti. Tra la cronaca di un quotidiano sempre meno umano («Ogni volta pensiamo potrebbe essere peggio, i limiti non sono ancora stati superati»); tra il rapporto con la natura, il dolore e la speranza dei bambini; tra domande grandi, grandissime (si cambia o si resta uguali?; si potrà perdonare, una volta che tutto questo orrore sarà finito?); tra varie forme di disabilità (dall’amico non vedente all’irruzione dell’Operazione T4), anche nella certezza della fine Simons sceglie di non rispondere mai al male con il male. Perché porterebbe solo a decuplicarlo.

Copertina del libro "La luce danza irrequieta"

La luce danza irrequieta

Autore: Carla Simons
Traduzione: Francesca Barresi
Editore:
Edizioni di Storia e Letteratura
Pubblicato: Pagine: 128
Prezzo: 18€
ISBN: 9788893597418

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.162

Copertina di Ombre e Luci n. 162 (2023)

La luce danza irrequieta – Recensione ultima modifica: 2023-08-17T12:05:29+00:00 da Giulia Galeotti

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