Un ciclista di Athletica Vaticana, la “squadra del Papa”, ha corso il Campionato del mondo, lo scorso 25 settembre, in Australia. Rien Schuurhuis è persino andato in fuga, suscitando simpatia e un calorosissimo tifo per le strade. Il giorno prima del Mondiale Rien, con altri tre rappresentanti di Athletica Vaticana-Vatican Cycling, ha incontrato la comunità aborigena che sta vivendo un’esperienza di inclusione coordinata con Caritas Australia.

Un gesto semplice che ha sorpreso il mondo dello sport internazionale e attirato le attenzioni dei mass media, affascinati dalla storia del primo “ciclista del Papa” a un Mondiale. In realtà non c’è nulla di nuovo: fin dall’inizio, l’associazione sportiva ufficiale vaticana non pensa solo all’attività sportiva ma la unisce, con naturalezza, a un abbraccio solidale di ascolto e di fraternità con le persone più fragili.
Facendo ricorso al linguaggio universale dello sport, coinvolgente e a tutti comprensibile. E così non è retorica affermare che per i ciclisti vaticani le pedalate solidali hanno lo stesso valore del Mondiale. Anzi, persino di più.

Quando lo sport è davvero vissuto nella sua essenza di inclusione, solidarietà e fraternità, le strade si incrociano… E in bici, poi, è naturale incontrarsi e fare gruppo perché nessuno resti indietro. Tra i servizi che vive, come esperienza di comunità, Athletica Vaticana-Vatican Cycling c’è anche l’accoglienza dei ciclisti che arrivano a Roma in pellegrinaggio. E terminano la loro fatica incontrando Papa Francesco all’udienza generale. Particolarmente significativa, emblematica, la storia, avvenuta a giugno, dell’incontro del team vaticano con cinque ciclisti ipovedenti e non vedenti, in tandem con le loro guide. La carovana, partita da Dosson (Treviso), ha percorso in sette tappe (circa 700 chilometri) la Via Francigena per arrivare a Castelgandofo. Da lì i ciclisti vaticani li hanno accompagnati, con una simbolica pedalata, in piazza San Pietro. Il Papa li ha accolti, stringendo a ciascuno la mano, e complimentandosi per l’impresa. Perché di impresa coraggiosa si tratta.

Quando lo sport è davvero vissuto nella sua essenza di inclusione, solidarietà e fraternità le strade si incrociano E in bici è naturale fare gruppo perché nessuno resti indietro

E a Francesco i cinque ciclisti non vedenti e le loro guide hanno presentato il senso della loro avventura, We Bike 2022, promossa dalla società ciclistica trevigiana Dopla proprio per sostenere le persone con disabilità nella pratica dello sport. Il fatto di non vedere non deve impedire la possibilità di fare sport e di vivere esperienze forti. «L’incontro con il Papa è stata una sorpresa così come la disponibilità di Athletica Vaticana che ci ha accolto con i suoi ciclisti Emiliano Morbidelli, Simone Ciocchetti e Rino Bellapadrona, con l’assistente spirituale e il presidente» spiega il presidente di Dopla, Paolo Sartorato. «Francesco ha toccato le mani di tutti i nostri ciclisti non vedenti, un gesto delicato che resta nei nostri cuori. Sono estremamente orgoglioso di questi “ragazzi”, la cui età va dai 50 ai 60 anni. Ma quello che per noi è importante è far passare forte e chiaro il messaggio di inclusione: vogliamo mostrare a chi vive con una disabilità fisica che si può fare, noi ce l’abbiamo fatta!».

«In tandem, con la propria guida, è importantissimo calibrare il bilanciamento dei pesi, affinare l’affiatamento e la capacità di affidarsi gli uni agli altri: questo vale non solo per lo sport» rilancia Sartorato. «Dobbiamo considerare anche l’importante sinergia con chi accompagna gli atleti nel tandem: in così tanti chilometri, la guida dev’essere alla pari, nel senso che se io pedalo “pesante”, anche la guida dev’essere in grado di sopportare un rapporto “pesante”, che sembra una cosa di poco conto, ma è fondamentale per la riuscita del viaggio». L’abbraccio del Papa, conclude il presidente, è un incoraggiamento per tante persone con disabilità «che non hanno il coraggio di iniziare a praticare uno sport per stare con gli altri. Invece noi diciamo: guarda che con poco, con un po’ di volontà, ce la puoi fare anche tu!».

Ma non finisce qui. Athletica Vaticana-Vatican Cycling è stata anche “l’incrocio” dell’abbraccio tra i ciclisti non vedenti veneti e la straordinaria esperienza del Giro d’Italia delle cure palliative pediatriche, manifestazione che ha l’obiettivo di promuovere e diffondere, anche attraverso l’esperienza ciclistica, la cultura e il valore delle cure palliative pediatriche (Cpp) sensibilizzando opinione pubblica e istituzioni. Michele Salata, responsabile del nuovo Centro per le cure palliative pediatriche dell’Ospedale Bambino Gesù, inaugurato il 22 a Passoscuro (Roma), ha fatto innamorare Athletica Vaticana del progetto di questo specialissimo Giro d’Italia (svoltosi tra il 15 e il 30 giugno). E non potrebbe essere altrimenti: la “squadra del Papa” con e per “l’Ospedale del Papa”. Immediata e generosa anche l’adesione dei ciclisti veneti che hanno inserito il loro “Giro d’Italia” nel circuito promosso dalla Fondazione Maruzza per sostenere il progetto per le cure palliative pediatriche. Pronti a rifarlo nel 2023.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 160, 2022

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«Ce l’abbiamo fatta!» ultima modifica: 2023-01-31T22:01:07+00:00 da Giampaolo Mattei

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