Ora che la separazione della morte mette la distanza necessaria per poterlo fare, Federica Sgaggio parla con sua madre e ce la racconta. Donna dall’«intuito spietato, violento e primitivo», la figura di Rosa Sammarco emerge potentemente dalle schegge di un passato carico di tutto quel che la vita può comportare e dei segni che lascia come eredità nel presente.

Donna intensa Rosa, immigrata dall’Avellinese in Veneto, e per questo mai completamente integrata in una Verona degli anni Cinquanta. Ha seguito il marito con il quale ha avuto un rapporto difficile e dal quale, per un tratto di vita, è arrivata a separarsi per poi decidersi a riaccoglierlo quando questi rimane solo e malato. Una madre della quale essere orgogliosa – scrive la Sgaggio – anche nei momenti di umiliazione, che amava lei e suo fratello «di un amore così intensamente materno e passionale da diventare virile». Un legame tanto forte però da sembrare a tratti difficile da sopportare… e da spingerla ad avere momenti di chiusura nei suoi confronti. Di Francesco, il secondogenito, confiderà un giorno Rosa alla figlia, che «mi ha insegnato tutto quello che so. Avrei preferito non imparare ma non vorrei essere la donna che senza di lui sarei stata».

Rosa, esteta di forma e di sostanza («per lei la forma è sempre stata sostanza… consapevolezza di ciò in cui consiste il rispetto, il riconoscimento dell’altro, e anche il giusto e il bello») ha sempre manifestato uno slancio particolare per la dimensione collettiva. La grave disabilità del figlio, causata da una negligenza nel reparto ospedaliero dopo la nascita, orienta le sue attività nell’impegno politico (nel senso più originale del termine, di interesse per il bene comune) e, da fatto puramente privato e familiare, diviene ricerca di risposte sociali, culturali e politiche fino a quel momento ignorate. Gli anni in cui cresce Francesco, infatti, sono gli anni delle prime grandi leggi a favore dell’integrazione e Rosa ne è consapevole e attiva protagonista tramite l’AIAS; non che sia sempre facile relazionarsi con altri genitori… «le graduatorie tra sfigati erano un tormento per lei». Ma tante risposte hanno gravemente tardato ad arrivare e Rosa alla fine si è trovata costretta a ricorrere ad un istituto quando si è trovata in condizioni di salute tali da non poter più prendersi cura di suo figlio. E, soprattutto, volendo sollevare la figlia dal peso di una tale decisione.

Se la dimensione intima del rapporto madre-figlia, con tutte le sue potenzialità, limiti e contraddizioni, emerge in chiaroscuri davvero forti come linea principale di L’eredità dei vivi (Marsilio Editore), decisamente convincenti sono anche i personaggi che hanno incrociato la vita di questa donna: la galleria dedicata agli assistenti domiciliari, variegata umanità accolta da Rosa con l’attenzione dovuta agli ospiti e poi da lei quasi adottati, capaci di stemperare molte situazioni pesanti, si oppone – tristemente – ai poco compassionevoli volontari pur cattolici che ogni tanto si affacciavano nella vita di questa famiglia. Ed è inevitabile pensare alle vicende che in quegli stessi anni legavano altri genitori -conosciuti, ad esempio, grazie e con Fede e Luce – che, facendosi comunità insieme ad altri amici, hanno cercato un posto rispettoso della dignità per ciascuno nella società e soprattutto nella Chiesa: la mancanza che si sente maggiore nel leggere il romanzo è forse proprio quella di una comunità, diversa dalla famiglia stretta o allargata ma anche dalla collettività politica.

Una lettura importante, stimolante da tanti punti di vista anche per la dolorosa lucidità con cui descrive alcune dimensioni legate alla disabilità, o al rapporto medico-paziente, spesso taciute. Nei brevi, tesi, numerosi capitoli in cui ascoltiamo i ricordi della Sgaggio, la narrazione, apparentemente disordinata nel tempo, si rivela emotivamente capace di un’introspezione che affonda lame e medica ferite; attraversa e rispecchia, nelle sue tensioni, la storia complicata del dopo guerra in Italia, inevitabilmente diviso tra un nord e un sud. Tensioni che emergono negli individui, nella famiglia, nella società.

Federica Sgaggio - L'eredità dei vivi

L’eredità dei vivi

Autore: Federica Sgaggio
Editore: Marsilio
Pubblicato:
Prezzo: 13€
Pagine: 332
ISBN: 978-8829705764

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n. 153, 2021

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Tra lame che affondano e ferite medicate ultima modifica: 2021-04-23T06:31:32+00:00 da Cristina Tersigni

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