È la vigilia di Natale, poco prima di pranzo. A un certo punto, per controllare l’ora, guardo il cellulare: l’icona di whatsapp ha un numero altissimo di messaggi non letti. Eppure non ho sentito alcuna vibrazione… Controllo, e realizzo che a essere bollente è la chat (silenziata) della mia comunità di Fede e Luce. La mamma di un ragazzo è ricoverata in ospedale; è molto grave. Parte di tam tam: chi può farsi carico di lui? Chi può accoglierlo il 24 e il 25 dicembre, in attesa che la persona che a volte se ne occupa torni a lavorare?
In molti ci dichiariamo pronti a offrire dei soldi, ma il badante non intende rinunciare al Natale con la sua famiglia. In molti ce la prendiamo con gli altri familiari del ragazzo, assenti perché non sanno o fingono di non sapere. In molti ci auto-assolviamo perché abbiamo-i-figli-piccoli; perché ospitiamo-mille-parenti-in-casa; perché nelle-nostre-famiglie-ci-sono-situazioni-difficili-di-cui-cerchiamo-di-farci-carico. Qualcuno di noi potrebbe per qualche ora… Ma, di fatto, la nostra comunità non può risolvere il problema del ragazzo (e, in più, non si è accorta delle precarie condizioni della madre).
Questo però non vuole essere il racconto di una colpa personale o collettiva. Questa è una storia vera che ci insegna come sia possibile essere persone migliori.
Perché dopo qualche ora di frenetico annaspamento, è arrivato il messaggio. La famiglia Pescosolido – Stefano, Monika e i due figli, Filippo e Domenico (famiglia che, per la cronaca, non fa parte della nostra comunità di Fede e Luce) – avrebbe accolto il ragazzo fino al pomeriggio del giorno di Natale. Il pomeriggio del 24… la cena della vigilia… la notte dei regali… il pranzo di Natale…
È stato grande il sollievo di sapere il “nostro” ragazzo al caldo, accolto e amato. Ma soprattutto è stata enorme la mia gratitudine di genitore: ora potevo raccontare a mio figlio che se sua madre non era stata disponibile ad aprire le porte della nostra casa a chi bussava nella notte, un uomo, una donna e due bambini lo erano stati. Perché sua madre aveva fallito, ma la famiglia Pescosolido aveva insegnato a tutti che davvero si può essere persone migliori.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.141, 2018

Copertina OL 141, 2018

Il racconto di Natale per mio figlio ultima modifica: 2018-03-26T10:00:54+00:00 da Giulia Galeotti

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