Nell’indire il Giubileo straordinario, Papa Francesco ricordava le parole di San Giovanni Paolo II: “La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l’uomo (contemporaneo), il quale, grazie all’enorme sviluppo della scienza e della tecnica… è diventato padrone ed ha soggiogato e dominato la terra …ma sembra che non lasci spazio alla misericordia…”.

Misericordia del Padre che ha preso il volto di Gesù: il Santo Padre ci ha chiamato a vivere questa dimensione dell’Amore, ne ha evidenziato la concretezza nell’invito a compiere opere di misericordia; ha compiuto gesti e avuto incontri molto significativi. Recentemente ci ha ricordato che “la misericordia è un viaggio dal cuore alle mani nel quale dobbiamo lasciare che la miseria, quella degli altri e la nostra, ferisca il nostro cuore”. Viaggio in cui le nostre mani diventano vere agenti del cuore, portatrici di misericordia.

È un viaggio necessario al riconoscersi e riconoscere ciascuno degno e capace di amore: il Papa descrive la misericordia come “una legge fondamentale che abita il cuore e guarda con occhi sinceri il fratello che ha accanto, che apre alla speranza”, che offre la grazia di divenire sovra-umani, riconoscendoci peccatori, feriti…umani.

Come ci aiuta a capire Mons. Fisichella, le giornate e gli incontri di questo Giubileo divengono un punto di partenza per la nostra vita personale e di comunità. Comunità che sentiamo toccate dalla misericordia nello stare a fianco di chi, ferito nell’intelligenza o nella capacità di relazione – o in altre condizioni che umanamente mettono a disagio noi uomini e donne contemporanei… – è perfetto agente in grado di rivelare sorrisi o azioni poco sincere, scavare nel nostro animo, in virtù di un cuore pienamente desideroso di amare e di essere amato.

Cristina Tersigni, 2016

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.135

Tu ci hai chiamati… Eccoci! ultima modifica: 2016-09-16T14:50:14+00:00 da Cristina Tersigni

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