Nel numero del dicembre scorso avete dato spazio alla voce delle mamme. Nel leggere le singole esperienze non ho potuto non pensare alla mia mamma: una donna grande, una mamma veramente speciale, come lo sono tante altre mamme di bambini, ragazzi, adulti a loro volta speciali.

Mia mamma, Maria, è stata chiamata in paradiso lo scorso anno. Era un periodo sereno e gioioso, anche se aveva tanti problemi di salute, aveva trovato un suo equilibrio e stabilità. E dopo una serata passata in allegria con gli amici di Raggi di sole (comunità di Fede e Luce ndr), ecco all’improvviso il suo sorriso si è trasformato in dolore, per spegnersi definitivamente dopo sei giorni.

Mia madre con mio padre (anche se più marginalmente all’inizio), ha accolto, amato, curato fino a perdere la propria vita per 55 anni, tre figli, oltre me, affetti da encefalite e tetraparesi spastica con invalidità del 100%.

Nostra mamma ha combattuto moltissime battaglie, molto spesso da sola, senza mezzi, con pochissimi soldi in tasca, ricca solo di una grande fede, una forte speranza e un amore grande che solo lei sapeva dare. È stata giudicata, derisa, condannata, umiliata, eppure non l’ho mai vista arrabbiata ma sempre sorridente e sicura del fatto suo. In casa c’era una cognata che non perdeva occasione per umiliarla e in maniera diretta o indiretta diceva che non riusciva a vivere per colpa di quei figli e che c’erano istituti adatti; ma lei diceva: «Sono nati qui e restano qui».

Giorgio e Luciana Spigolon

Giorgio e Luciana Spigolon

Raccontava di quando il parroco del tempo (anni ‘60) ha pensato di aiutare la mia famiglia e, insieme al sindaco, hanno fatto richiesta perché uno dei tre figli fosse accolto al Cottolengo. Richiesta accolta ma i miei genitori, dopo essere stati all’istituto, hanno detto «No, i figli restano con noi». Il parroco e il sindaco non erano d’accordo, a loro sembrava di aver dato un grande aiuto (l’unico) ma non si sono messi nei panni dei genitori. Mia mamma portava le ricette prescritte dalla neuropsichiatria in comune per essere firmate e poter avere le medicine (eravamo nella miseria) e passavano spesso settimane, anche se c’era l’urgenza. E una volta la mamma si è arrabbiata verso l’amministratore, lo richiamò perché le servivano, e lui le ha risposto: «Che colpa ne ho io dei tuoi figli, lasciali morire di fame, tanto…»

Questi sono solo due passi della vita di mamma ma la sua grandezza è stata la sua capacità di amare la vita nonostante tutto, senza limiti. Una grande mamma, sempre accogliente, gioiosa, sorridente, con il cuore contento, generosa e amabile con tutti oltre che con i suoi familiari.

Riporto alcuni passi dell’omelia per la S. Messa delle esequie con le letture dell’Inno della Carità e delle Beatitudini. «Siamo qui a celebrare la fede e la speranza ma è la carità di Maria, è il suo cuore grande che ci riunisce qui oggi e il riconoscimento del bene che Maria ha fatto e voluto che ora ce la fa sentire grande, degna di stima e di affetto… Cara Maria, non avresti mai voluto che arrivasse questo momento. Lo temevi e lo allontanavi con tutta te stessa dalla tua mente: come avrebbero fatto soprattutto Giorgio e Cristina (il figlio maggiore Enzo è morto a 15 anni) senza di te? Li hai amati questi tuoi figli da quando li hai portati nel grembo: li hai amati e accolti anche quando hai visto che ti avrebbero portato sofferenza, sacrificio, lavoro e impegno. Li hai amati uno ad uno: Enzo, Giorgio, Luciana, Cristina e i più deboli e indifesi tra essi sono diventati parte della tua stessa vita. Ti sei sentita giudicata, aggredita, criticata anche tra le tue stesse mura: chissà quante volte hai perso la fiducia, la speranza; chissà quante volte hai visto il mondo abbattersi su di te, sui tuoi figli; chissà quanti pianti e lacrime hai versato. Eppure nonostante tutto, riprendevi con il tuo fare scanzonato, gioioso, aperto, positivo alla vita: tornavi al tuo sorriso. Era la vita dei tuoi figli che ti dava vita, energia, entusiasmo, voglia di vivere e di sorridere. Ed era la tua fede in Dio…ora Maria ti crediamo a faccia a faccia con Dio, per sempre, lo conoscerai come egli già ti conosce: e penso alla tua meraviglia nello scoprire, impressi sul suo volto, nel volto di Dio Amore, i volti dei tuoi figli e dei tuoi gesti d’amore. Perché Maria, e ora lo sai in pienezza, la carità non avrà mai fine!”.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.123

Mia madre ultima modifica: 2013-09-13T15:59:18+00:00 da Luciana Spigolon

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.