Tanti amici

Andrea, Don Francesco e Michela (foto archivio Ombre e Luci, 2013)

Sono Giancarla, la mamma di un ragazzo sordo-cieco di 42 anni, Andrea.
Vorrei tanto ricordare un carissimo amico, Don Francesco Marchini, mancato anni fa, fondatore di Fede e Luce di Parma con l’amica Lucetta (purtroppo anche lei recentemente mancata, ndr). Ci siamo conosciuti negli anni 80 in occasione della Comunione di Andrea.
Grande l’aiuto che mi hanno dato in tanti anni con gli incontri di Fede e Luce e nelle grandi feste di campagna a casa mia.
Nella foto, Andrea, Don Francesco e Michela, un’amica del centro riabilitativo frequentato anche da Andrea in quegli anni (Cooperativa Insieme di Parma). Vorrei salutare così tutti gli amici conosciuti grazie a Fede e Luce. In modo particolare per abbracciare gli amici di Roma, Assunta e Maria Pescosolido, conosciuti proprio in un’incontro di Fede e Luce.

Giancarla, Emilio, Sabrina e Andrea Ferrari


Provate a venire!

Mi chiamo Arianna, sono una ragazza disabile di vent’anni e faccio parte di un gruppo di Fede e Luce di Milano (Fatima). Sono venuta a conoscenza di questo gruppo 12 anni fa. In quel periodo mi dovevo preparare alla Prima Comunione insieme ai miei compagni ma la lezione di catechismo coincideva con la terapia che dovevo fare. Mia mamma parlando con la mamma di un ragazzo down, che veniva a scuola con me, ha ricevuto la proposta di fare catechismo con gli amici di Fede e Luce, e, d’accordo con me e mio padre, abbiamo accettato. Probabilmente qualcuno si chiederà se mi sia mancato farlo con i miei compagni di scuola, la risposta è assolutamente no!!!
Io mi sentivo a mio agio, anzi, non vedevo l’ora! Mi hanno accolta con passione e a volte non sembrava una vera lezione.
Una volta finito il catechismo e quindi fatta la Prima Comunione una ragazza della mia comunità mi si è avvicinata e mi ha detto: “Arianna! spero di rive-derti presto tra noi insieme alla tua famiglia”. Mi ero trovata così bene da subito che non volevo che la cosa finisse lì, e così abbiamo continuato ad andare agli incontri di comunità. Ogni volta che io e i miei genitori andiamo a Fede e Luce,ci sentiamo sempre più coinvolti da questo clima di festa, amore, condivisione, accettazione e rispetto.
Cosa ci accomuna? Bè, sicuramente la fede in Dio ma anche la voglia di stare insieme e di divertirci. Man mano che passano gli anni conosciamo sempre più amici con i quali si instaurano legami profondi.
Da qualche anno nella mia comunità mi hanno affidato un ruolo importante, quello di preparare, in base al carnet, la preghiera con la riflessione, ed è un ruolo di cui mi occupo molto volentieri, aiutata da mia madre. Faccio parte dell’equipe di comunità, dove aiuto ad organizzare gli incontri. Tutto questo mi fa sentire sempre più coinvolta e mi fa vivere questa esperienza con orgoglio perché posso aiutare gli altri. Vorrei che tutti quelli che non sanno quanto sia bello stare in Fede e Luce provassero a venire per vedere con i loro occhi e provare direttamente la gioia di stare insieme che ci trasmettiamo reciprocamente non solo durante gli incontri ma anche solo con una semplice telefonata.
Voglio ringraziare tutti gli amici di Fede Luce per la loro costante presenza al nostro fianco.

Arianna Giuliano


Non hai mai smesso di chiamarmi

Davanti a Te, Uomo dei dolori, resto sempre senza parole.
Devo aiutarmi con alcune immagini, scolpite nella profondità del mio cuore.
Mi torna in mente quando ho incontrato te, Alessandro, partendo per un campo di Fede e Luce insieme a tanti altri, a come tua mamma e tua zia ti avevano preparato… e quanto io non lo fossi affatto.
Penso a come mi sono sentito di fronte al tuo silenzio, ai tuoi bisogni essenziali espressi sottovoce, alla tua rassegnazione di fronte alla mia incapacità.
Penso a come poi hai trasformato queste difficoltà in una canzone, così inaspettata ed incredibile, cantata per me nella notte, un canto allegro, spiritoso che ci ha reso fratelli.
Penso a te Gerri, al dolore che provavo nell’impossibilità di farti stare sereno, mi mettevi continuamente alla prova, non riuscivo ad entrare nella tua perenne angoscia ed agitazione… e poi, un mattino, stremati, il tuo sorriso ha scaldato la mia anima.
Penso a te Maurizio, a come ti rimpinzavo di marmellate lassative, perché era la preoccupazione principale di Liliana, la tua mamma, quando ti lasciava partire con i tuoi amici un po’ irresponsabili. Col tuo silenzio però, con quel sorrisetto soddisfatto quando ti lasciavi accarezzare dal sole caldo, mi facevi capire che la sapevi davvero lunga, molto più della tua mamma.
Penso a te Corrado, a come nel tuo mondo, mi hai accolto chiamandomi “zio Stefo” e rendendomi l’uomo più importante della terra.
A te Pippi, alla mia goffaggine nel tenerti tra le braccia, io grande e grosso e tu così fragile… vivere questa situazione con un po’ di imbarazzo, ed ecco che il tuo viso si rischiara al sussurro di una canzone che ti piace.
Penso a tutti i miei amici con i quali ho condiviso e condivido questo cammino, penso a Don Lino ed al suo Vangelo vivente, penso al dono della compassione che viviamo a Fede e Luce, che è fatto di condivisione, gioia ed amore. Penso ai piccoli uomini e donne chiamati ad essere coordinatori delle nostre comunità ed essere testimoni di questo annuncio.
E’ vero, Uomo dei dolori, che attraverso queste storie, questi volti, senza apparenza né bellezza, tu non hai mai smesso di chiamarmi.
Mi costringi al doloroso e costante confronto con il mio cuore di pietra, con le mie debolezze ed incapacità.
Eppure è il tuo sorriso, il tuo amore gratuito, che è quello di Alessandro, Gerri, Maurizio, Corrado e Pippi, a rendermi un po’ migliore, un timido uomo che cammina sulla tua strada.
Riflessione durante la processione per le vie della città di Napoli. Convegno promosso dalla Comunità di S. Egidio, giugno 2012.

Stefano Di Franco

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.121

Dialogo aperto n. 121 ultima modifica: 2013-03-10T15:02:04+00:00 da Redazione

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