Il vecchio re è l’anziano padre dell’autore e il suo esilio è la malattia di Alzheimer che l’ha colpito negli ultimi anni della sua vita.
Si dice che la malattia di Alzheimer porti inesorabilmente ad interrompere i rapporti tra la persona malata e gli altri, in questo caso invece il figlio sente che è l’ultima occasione per conoscere veramente suo padre: “Dato che mio padre non può più percorrere il ponte che porta al mio mondo, devo essere io a percorrerlo per andare da lui”. Attraverso un racconto piacevole, intenso, ma anche divertente, l’autore ripercorre la storia della sua famiglia, i rapporti tra i vari componenti, la ragione delle cose e trova così un intenso autentico rapporto con suo padre Il padre manifesta una nuova visione della vita, vista da un’angolazione diversa e le sue frasi, talvolta inserite in un contesto avulso, manifestano una saggezza nuova e lasciano scoprire la sua affettività.

“Per mio padre, l’Alzheimer non è stato certo un vantaggio, ma per i suoi figli e nipoti è stato anche istruttivo, in diverse occasioni. In fondo il compito dei genitori consiste nel far capire qualcosa ai figli.
La vecchiaia come ultima tappa della vita è una forma di cultura che cambia in continuazione e va riimparata ogni volta.
E quando un padre non ha più altro da insegnare ai suoi figli, può ancora insegnare cosa significhi essere vecchi e malati. Il rapporto padre figlio può voler dire anche questo, in buone condizioni. Perché la rivincita sulla morte si può esercitare solo quando si è ancora in vita”.

R.M., 2012

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.118

Il vecchio re nel suo esilio – Recensione ultima modifica: 2012-03-16T10:00:09+00:00 da Redazione

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