Il termine malattie neuromuscolari definisce quelle patologie caratterizzate da alterazioni a livello dell’unità funzionale dell’apparato neuromuscolare (Unità Motoria). L’Unità Motoria comprende: il corpo cellulare del motoneurone situato nel midollo spinale, il suo assone, che decorre in un nervo periferico, la giunzione neuromuscolare (placca motrice) e le fibre muscolari innervate dal neurone stesso.

Le caratteristiche distintive di queste malattie dipendono da quale di queste componenti viene colpita: esistono forme che interessano principalmente i corpi cellulari (malattie del motoneurone), altre che coinvolgono le fibre nervose (neuropatie periferiche), altre ancora caratterizzate da alterazioni a livello dei muscoli (miopatie). I processi lesivi possono essere acquisiti(forme tossiche, infiammatorie) oppure congeniti (forme ereditarie). Molte lesioni dell’Unita Motoria sono la conseguenza di un deficit funzionale del metabolismo o della struttura delle cellule che risulta essere geneticamente determinato. In questo caso l’informazione del gene alterato viene ereditata dai genitori attraverso modalità che dipendono dall’espressione genetica della malattia (ereditarietà autosomica o legata al cromosoma X).

Le malattie neuromuscolari ereditarie comprendono un ampio spettro di disordini, a esordio in età infantile o adulta, a decorso variabile ma comunque progressivo, che colpiscono primitivamente uno dei componenti dell’Unità Motoria (motoneurone spinale, nervo, muscolo).

I progressi in campo medico e assistenziale (impiego di ventilazione meccanica assistita, utilizzo di farmaci, interventi ortopedici), l’utilizzo di ortesi e ausili (tutori, carrozzina), la fisioterapia, hanno consentito di migliorare la qualità e l’aspettativa di vita in attesa di terapie risolutive.

Prenderemo come esempio alcune forme di malattie neuromuscolari ereditarie descrivendone brevemente le loro caratteristiche cliniche.

Atrofie Muscolari Spinali (SMA)

Sono un gruppo di patologie dovute alla degenerazione del motoneurone alfa spinale, caratterizzate da riduzione del tono muscolare e da difetto di forza a carico della muscolatura. Colpiscono indistintamente maschi e femmine. Di solito entrambi i genitori di un bambino affetto sono portatori (la condizione di portatore non comporta alcun sintomo) e il rischio di ricorrenza è del 25% ad ogni gravidanza. Le SMA sono generalmente classificate in:

SMA | (Malattia di Werdnig-Hoffman): è presente un deficit di forza generalizzato e molto grave alla nascita. Il bambino giace immobile e presenta una seria difficoltà respiratoria. La vivacità dell’espressione del volto del bambino contrasta con la globale immobilità. La frequenza di questa forma è di 1 caso su 400.000 nati vivi.

SMA Il (forma intermedia): l’esordio avviene in genere dopo i sei mesi di vita e il deficit di forza è grave, ma non come nella SMA I. La frequenza è di 1 caso su 200.000 nati vivi. Il bambino acquisisce la capacità di stare seduto autonomamente, sebbene tardivamente o in modo imperfetto, ma non acquisisce la deambulazione autonoma. La sopravvivenza spesso è normale ed è comunque legata alla presenza di problemi respiratori anche gravi. Altre possibili complicanze sono le retrazioni articolari, la scoliosi, i disturbi della deglutizione (disfagia).

SMA III (Malattia di Kugelberg-Welander): la malattia si manifesta quando la deambulazione autonoma è già stata acquisita. Il difetto di forza dei muscoli determina la tipica andatura dondolante detta anserina, oltre alla difficoltà nell’alzarsi da terra e nel fare le scale. L’età di esordio è variabile, la progressione è lenta e comunque è possibile la perdita della deambulazione autonoma. La sopravvivenza è generalmente normale. Questa forma ha una frequenza di 1 caso su 100.000 nati vivi.

Neuropatie Ereditarie Sensitivo-Motorie

Rappresentano le più frequenti tra le malattie neuromuscolari (30 nuovi casi su 100.000 nascite). Sono disordini complessi ed eterogenei dal punto di vista clinico e genetico che interessano il nervo motorio e sensitivo.

Tra queste forme distinguiamo la Malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) che deve il suo nome ai tre medici che per primi la descrissero. Con il nome CMT sono indicate varie forme tra le quali quella di gran lunga più ditfusa è la 1A.

Nella CMT 1A l’età di esordio è variabile (in genere tra i 20 e i 30 anni) e non sono infrequenti i casi asintomatici. Clinicamente si caratterizza per una debolezza dei muscoli delle mani e dei piedi con difficoltà nella presa degli oggetti e nella deambulazione, per la presenza di malformazioni scheletriche (piede cavo, cifoscoliosi). Il decorso è generalmente lento, caratterizzato da lunghe fasi di stazionarietà. L’aspettativa di vita è normale.

Distrofie Muscolari

Sono malattie caratterizzate da un danno primitivo e progressivo a carico della muscolatura scheletrica e, in determinate forme, anche cardiaca.

Tra queste, la Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD) rappresenta quella più nota. È dovuta all’assenza di distrofina, una proteina strutturale della cellula muscolare il cui gene è situato sul cromosoma X: la madre, portatrice del gene alterato, può trasmettere la malattia solo ai figli maschi (le femmine abitualmente non hanno sintomi poiché possiedono due cromosomi X).

Clinicamente la malattia può manifestarsi con ritardo della deambulazione autonoma (50% dei casi), ritardo del linguaggio e mentale (30% dei casi). I sintomi diventano evidenti verso i 2-3 anni con anomalie nella deambulazione (il bambino tende a camminare sulle punte), frequenti cadute, difficoltà a rialzarsi da terra e nel salire i gradini. In pochi anni la deambulazione diviene francamente sulle punte, anserina, è presente un atteggiamento in iperlordosi lombare della colonna. Per rialzarsi da terra il bambino utilizza particolari strategie. È caratteristica una pseudoipertrofia dei polpacci in contrasto con le altre masse muscolari.

Possibili complicanze sono: retrazioni articolari, scoliosi (talora è necessario l’intervento chirurgico), progressivo deficit respiratorio che richiede la ventilazione meccanica assistita, coinvolgimento della muscolatura cardiaca, complicanze legate all’uso cronico di farmaci corticosteroidi(obesità, decalcificazione ossea) impiegati per ritardare il decorso della malattia.

Antonello Damiani Neurologo Uildm, Responsabile Unità Medica

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.113

Vivere con la distrofia: le malattie neuromuscolari ultima modifica: 2011-03-04T17:10:14+00:00 da Antonello Damiani

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