Mal di Mare

Quest’ anno io e i miei fratelli abbiamo avuto modo di partecipare a un campo vela a Pescia Romana al campeggio “Club degli amici con la scuola di vela “Mal di Mare”.
Nella settimana in cui sono andata eravamo 11 ragazzi: 3 femmine, 9 maschi e 4 erano gli istruttori, tutti molto simpatici.
La base era strutturata in modo carino. C’erano quattro tende ma noi ne abbiamo occupate due: una per i maschi e una per le femmine. Poi c’è una casetta con la cucina e una sala dove mangiavamo coperta da un tendone.
La sveglia la mattina era alle 7.30, si faceva colazione e poi alle 8.30 si scendeva giù in spiaggia attraversando un sentiero nella macchia. I ragazzi dai 12 anni in su andavano sulle barche più grandi (laser 1; laser 13; 4.20; varienne) e i più giovani sulle barche piccole (optimist).
Verso mezzogiorno ritornavamo alla base per mangiare e verso le tre si riscendeva in spiaggia per terminare alle sei. Fra l’altro c’era la comandata ossia tre ragazzi a turno che apparecchiano, sparecchiano e lavano i piatti.
Questa scuola ospitava anche ragazzi disabili. Nella settimana in cui sono andata c’era Nicola di 14 anni che amava moltissimo la musica. Lui cantava con il sorriso stampato in faccia e cantava molto bene. Gli piace molto Ligabue.
In barca cantava, ti teneva contento e non ti faceva pensare al negativo. Quando mi abbracciava mi sentivo come se mi passasse un po’ della sua tanta felicità… in parole povere era simpaticissimo.
La barca a vela a lui piaceva molto e appena saliva su una barca tirava tutte le scotte (corde) dicendo: “Io cazzo tutte le vele!” Cazzo in termine sportivo significa tirare. Ed era molto contento quando imparò a timonare e andava fortissimo.
Lui stava con noi ragazzi, gli stavamo simpatici. Con lui mi sono trovata benissimo e spero di ritrovarlo l’anno prossimo. Io con lui mi sentivo bene e sollevata e secondo me se non ci fosse stato sarebbe stato diverso cioè noioso. Io gli voglio tanto bene.
Sara Bertolini

Non sono d’accordo

Sono un vostro lettore laico che segue con grande apprezzamento il costante lavoro che l’Associazione “Fede e Luce” svolge da lunghissimi anni senza manifestare supponenze per la sua ispirazione alla fede cattolica.
Per questo mi ha molto sorpreso l’articolo del prof. Vittore Mariani pubblicato sul vostro numero 115.
Mi ha subito ricordato il gratuito attacco rivolto sere fa in TV dal sedicente cattolicissimo ministro Sacconi a un mite e sbalordito teologo Vito Mancuso, che aveva espresso la sua vergogna di cittadino italiano per costumi e comportamenti dei nostri leader politici nazionali: “Si vergogni invece per l’uccisione di Eluana Englaro!”
Nel suo articolo il Professor Mariani assembla argomentazioni disomogenee che comprendono anche una condanna dell’Illuminismo senza il quale avremmo ancora l’”Inquisizione”, i “servi della gleba”, e “Nobili e Clero” proprietari delle terre per diritto divino, per trattare questioni di grandissima delicatezza e complessità, sempre causa, qualunque sia il modo di affrontarle, di profonde e durature sofferenze.
Trascura tra l’altro che Papa Giovanni Paolo II sul letto di morte chiese ai medici di sospendere cure e assistenza per “lasciarlo andare alla Casa del Padre”, e dimostra così la più totale mancanza di rispetto per quanti, anche cattolici e membri della chiesa, hanno maturato pensieri diversi nei confronti del grande mistero della vita e della morte, non certo squarciato dagli anatemi del nostro docente.
Paolo Mazzarotto

Pesanti fardelli

Ho pensato molto in questi giorni alla lettera del prof. Mariani, e, soprattutto a tante vicende dolorose che possiamo trovarci a vivere, a situazioni drammatiche ,ai problemi che queste comportano a tutti ,laici e credenti… Qualcosa che assomiglia ad una risposta l’ho intuita soltanto durante la Messa di oggi – Vangelo secondo Matteo vv. 2/5: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo ed osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito…”. Nel corso dell’omelia Padre Innocenzo Gargano ha citato un pensiero di S.Agostino: “In necessariis unitas/ in dubiis libertas/in omnibus caritas” L’unità nelle cose necessarie / libertà in quelle dubbie/ carità in tutte”. Mi sono sembrati buoni spunti per approfondire la nostra riflessione.
Cordiali saluti e buon lavoro a tutti.
Lettera firmata

Un gesto senza senso

Desidero condividere con tutti coloro che partecipano all’esperienza di Fede e Luce!
Qualche anno fa, all’ospedale San Camillo da Lellis di Roma, dove faccio volontariato con l’A.R.V.A.S.!
Era stata ricoverata da qualche giorno una dolcissima adolescente Down per una polmonite bilaterale.
Nei lunghissimi (ma purtroppo brevi!) giorni che precedettero la fine di questa creatura, io notai, dapprima superficialmente, poi con maggiore visibilità, che lei faceva sempre il gesto, apparentemente ripetitivo e senza senso, di cercare di unire le mani allacciandole tra di loro, di due persone che sostavano davanti al suo letto.
Questo gesto suolo in apparenza banale e ripetitivo, aveva in realtà un profondo significato!
Infatti quelle due persone, due giovani uomini, cui lei voleva far stringere le mani erano in realtà (così mi riferì tempo dopo, la caposala) due fratelli, i suoi zii.
Il nodo nevralgico di questa situazione era che fra loro e la madre della ragazza c’era un grosso, antico contrasto, che li aveva, familiarmente ed affettivamente, divisi ormai da diversi anni!
Questa ragazza, dotata, forse anche a causa della sua diversità fisiologica, di una sensibilità acutissima, desiderava con tutta sé stessa vederli riappacificati e coesi prima di morire, avendo intuito quanto potesse essere penoso vivere con gli affetti familiari lacerati!
Ho voluto raccontare questa storia perché potrebbe essere per moltissimi di noi uno stimolo per la serenità, il perdono, la tolleranza, il non rancore ed il desiderio insopprimibile di amare tutti senza pregiudizi, condizionamenti, calcoli e secondi fini.
Perciò, da questo episodio, ho avuto modo di riflettere sulla nostra incommensurabile presunzione, supponenza e superficialità. Ed automaticamente ho pensato a quanto sarebbe più serena, facile e vivibile la nostra vita se fossimo meno pessimi ed approssimativi giudici di cose, persone e situazioni non qualificabili, e nel complesso più umani, comprensivi e tolleranti verso tutti, perché come sosteneva mia nonna “la felicità ci fa visita solo quando passa attraverso la disperazione”
Maria Gabriella Paribacci Riccetti

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.116

Dialogo aperto n.116 ultima modifica: 2011-12-04T10:13:14+00:00 da Redazione

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