Nel libro «I AM A WOMAN» (Io sono una donna) Annette Miinch, una giovane signora con la sindrome di Down che vive in una piccola comunità ad Elsinore in Danimarca, ci parla di sé, della sua vita, della comunità in cui vive. Le sue parole sono riportate con grande fedeltà da Jorgen Hviid, sacerdote cattolico, psicologo e uno dei membri fondatori dell’Arca in cui vive Annette.
Incontriamo così una giovane donna di grande vitalità, che rivela indipendenza di giudizio e desiderio di assumere responsabilmente la direzione della sua vita. Sceglie di vivere nella comunità che arricchisce con i suoi doni, aiuta le persone che incontra a conoscere e ad apprezzare le qualità di chi chiamiamo «handicappato». Il libro non è ancora stato tradotto in italiano. (N.S.)

La mia nuova casa

Nel 1977 è successo qualcosa nella mia vita. Credo che abbiano chiuso l’istituto dove sono stata per tanti anni e si doveva trovare un posto per me. Avevo una assistente sociale, Helen. Lei aveva una macchina piccola ed un piccolo cane. Non mi pare avesse un marito. Un giorno è venuta a prendermi in macchina con il cane e siamo andate in un posto chiamato Elsinore. Mentre andavamo mi ha detto tante cose della gente che vive in quella comunità. Se mi fosse piaciuta potevo vivere là. Non sapevo cosa dire poi mi ha detto che anche mia madre sarebbe venuta per vedere il posto. Era da tanto tempo che non vedevo mia madre ma quando l’ho rivista era come sempre. Quando siamo arrivate siamo entrate nella grande casa dipinta di giallo e con tanta gente dentro. C era una signora alta che si chiamava Margherita. L’ha detto lei. Era piuttosto gentile e doveva prendersi cura di me. Pareva contenta che io fossi lì. C era anche un uomo con i capelli ricci ma non tanto come quelli di un uomo nero che ho visto una volta. Mi è piaciuto perché sembrava un tipo gentile. Ha sorriso e ha detto che tutti erano felici di vedermi.

Vita quotidiana ad Elsinore

….Un giorno cucina Beth ed il giorno dopo cuciniamo io e Kjeld e così facciamo a scambio. Sbuccio le patate e faccio gli spaghetti. Mangiamo anche carne e pesce. Posso preparare tanti piatti diversi. Ho bisogno di aiuto solo per pesare le cose e avere la quantità giusta. Alla domenica abbiamo più tempo per cucinare cose nuove e facciamo i piani di lavoro insieme con Birgit e gli altri che ci aiutano quando non ce la facciamo da soli. Ho un libro di cucina già da qualche anno. È stato il mio regalo di compleanno, me lo hanno regalato insieme tutti quelli della comunità. Nel libro cerco sempre qualcosa che non conosco a memoria. Kjeld non sa leggere ma io sì e insieme ce la facciamo a capire. Si vede dalla copertina del libro che l’ho usato un sacco. Mi piace leggere ma non sono veloce.

Un giorno faccio io la spesa ed il giorno dopo la fa Betty. Ognuno di noi è responsabile per un giorno. La sera prima scrivo la lista della spesa e guardo nel frigorifero per vedere quello che manca. Birgit controlla la lista in caso che ho dimenticato qualcosa.

Leggiamo tanti libri

Ho imparato a leggere quando andavo a scuola tanti anni fa. Posso leggere le pubblicità che ci danno nei negozi, posso leggere anche libri. Ho letto anche un libro sugli immigrati in America, sulle loro difficoltà e sulle loro gioie. Adesso non leggo tanti libri. Ascolto quelli che padre Jorgen ci legge alla sera.
Avevamo l’abitudine di lavorare a maglia alla sera, tutti noi tranne Kield e Padre Jorgen. Kjeld non aveva imparato e P. Jorgen non aveva voglia di imparare. Per questo ha cominciato a leggere per noi e ci piace moltissimo. Abbiamo letto «Il piccolo re» un libro polacco molto buono. Abbiamo letto anche di un uomo che viveva nell’Artico in Groenlandia. C’era un orso polare che voleva fargli visita e questa non era una buona cosa e ha avuto una grande paura. La natura è bella in Groenlandia e fa anche tanto freddo con tanta neve. A me piace sciare.
Abbiamo letto anche «I miserabili» ed era molto emozionante con Jean Valjean e il terribile poliziotto che gli dava sempre la caccia. La polizia mi ha dato la caccia una volta nei boschi. Ero scappata ma questo molto tempo prima di venire in questa comunità. Non faccio più queste cose perché adesso sono una donna. Avevano un grosso cane che mi ha leccato il viso però non avevo paura: mi piacciono i cani.

Andiamo in Norvegia

È stato un prete di Lillehammer: aveva saputo di noi. Lavorava in una parrocchia e la sua idea era che noi saremmo andati in Norvegia e loro ci avrebbero pagato il viaggio. L’idea era piacevole. Dovevamo parlare della nostra comunità, come facciamo sempre, dovevamo fare le magie e tutto il resto. Abbiamo accettato e abbiamo dovuto esercitarci sul serio perché era una cosa nuova ed importante per noi. Dovevo presentare Fernando, un piccolo gioco di prestigio con una pulce, ma anche altri trucchi. Ho imparato un nuovo trucco che si chiama «il sacco a uovo». Ho dovuto esercitarmi tantissimo prima che Padre Jorgen fosse soddisfatto. Ogni movimento doveva essere esatto e il tempo preciso. Altrimenti lo scherzo e il trucco non erano divertenti. Tutto doveva essere «venduto» nel modo giusto, ma c’è voluto del tempo prima che lo capissi. Adesso credo di saperlo fare perché posso sentire la gente quando applaude. Se non ci preparavamo bene non ci era permesso di fare lo spettacolo. Mi piaceva il «sacco con l’uovo» e ho imparato anche un altro trucco, questo è più facile: faccio stare diritta in aria una corda che poi si trasforma in fazzoletto.

Io sono una donna. Perché mi chiami handicappata? ultima modifica: 1999-06-12T06:18:06+00:00 da Redazione

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