Ma questo breve testo ha il merito di affrontare la questione dopo di noi a partire da ciò che è stato realizzato anche prima della legge e continua ad operare nel rispetto e nella ricerca costante della dignità delle persone accolte. La sua lettura potrebbe essere un utile spunto per quei genitori o amici di persone con disabilità – soprattutto mentale – che si apprestano a immaginare un’alternativa all’istituzionalizzazione, che non si accontentano di lasciare il loro congiunto nella propria casa con una collaboratrice domestica e che sono alla ricerca di possibili indicatori di controllo della qualità non solo assistenziale-sanitaria ma anche pedagogica e sociale. La comunità alloggio, ci spiegano gli autori nei loro interventi, può rappresentare per alcune tipologie di disabilità, una migliore possibilità di vita.
Autonomia e libertà, intese come possibilità di fare ciò che si vuole o che piace… non sempre sono realizzabili; spesso, per la persona con disabilità mentale, rischiano di essere impraticabili e fuorvianti.
Cristina Tersigni, 2107
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.139