Come può sentirsi utile

Ho un figlio di 41 anni che ha avuto, a varie riprese (a cominciare dai vent’anni) episodi di psicosi.
Per molti anni, io, mio marito e gli altri figli abbiamo dato quanto era possibile, non senza fare errori, delle nostre energie e del nostro affetto per cercare di recuperarlo.
La sua acuta intelligenza non ci faceva realizzare la gravità del suo disturbo. Mio marito è morto nel frattempo e gli altri figli hanno preso positivamente la loro strada.
Ora svolge un lavoro in una comunità e vorrebbe riempire le ore libere dal lavoro con qualche attività non manuale, compatibile con la sua poca capacità di concentrarsi e che lo faccia sentire utile agli altri e, penso io, allarghi il suo orizzonte.
Come può un handicappato psichico sentirsi utile?
Chiedo se vi sono esperienze in questa direzione. Può, ad esempio, scrivere delle lettere ai bambini di una qualche missione? Può tenere rapporti epistolari con altre comunità?
Può, al di là della fede che ancora non riesce a sentire, valorizzare la propria dolorosa esperienza?

– Lettera firmata

Don Dario, un amico sincero

In ricordo di Don Dario, assistente spirituale di Fede e Luce, morto a trent’anni, Giorgio Fusi, un giovane disabile, suo grande amico, ha scritto queste sincere parole:

10 marzo 1991
Noi del gruppo di Fede e Luce abbiamo conosciuto Don Dario.
Era stato per noi un amico sincero e inoltre amava soprattutto la sincerità. Per me ad esempio era un amico un po’ particolare. Amava gli amici e andavano da lui per i consigli utili e a noi ci andava bene. Amava soprattutto andare in giro a divertirsi con noi; amava soprattutto la montagna, faceva le ferrate e inoltre era un buongustaio di grappe che gli piaceva bere. Inoltre era un bergamasco al quale piaceva la sua città Bergamo, perché lui era nato lì. Amava sopratutto la vita che lui faceva. Andava in giro per Pontelambro e chiacchierava con tutti. Ora che lui è morto noi sappiamo che lui vive con noi, come Gesù faceva nella vita. Io mi ricordo quando lui era vivo io andavo d’accordo con lui e lui mi diceva sempre di dire la verità. Io mi ricordo bene che lui tifava l’Inter perché era la squadra del cuore. Don Dario amava la zia Maria che era stata la sua mamma. Io mi ricordo quando lui andava in Germania mi ha scritto una cartolina che c’era su lo stadio della città di Monaco di Baviera e mi ha detto se io andavo lì. Ora caro Don Dario, ora che sei in paradiso noi ti ricordiamo com’eri e spero che d’ora in poi ti ricorderai di noi, ora che sei in paradiso troverai il nostro amico Pietro Lorini.

Giorgio Fusi e Davide Schiatti
Gruppo di Fede e Luce – Pontelambro

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.34, 1991

Sommario
Lavorare con gli altri di Mariangela Bertolini
In fabbrica è una bella fatica di Lucia Cesarini
Meglio stanco che annoiato di Francesco Bertolini
Il più popolare al velodromo di Rino Perozzi
Sergio è un buon giardiniere di Nicole Schulthes
Oggi è dei nostri da O. et L. n.93
È sempre disponibile di Nicole Schulthes
Centro di Formazione Professionale Primavalle: un territorio, molti progetti di Natalia Livi

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce - Che settimana! di S. Sciascia

Libri

Educare al servizio di Carlo Maria Martini
Storia di un filo d'erba di M. Bettassa

Dialogo aperto n.34 ultima modifica: 1991-06-21T10:02:52+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.