Il Natale è sempre stato un gran motivo di festa all’Alveare: finalmente, con la mostra vendita annuale organizzata proprio in vista dei regali, arrivava il momento in cui poter esporre agli occhi di tutti il lavoro dei pomeriggi del giovedì, passati insieme tra due chiacchiere, tè e dolcetti.

In passato, qualche 25 dicembre è stato occasione per realizzare una rappresentazione teatrale sui temi legati alla fede: attraverso testi semplici, con scenografie e costumi molto curati, tutti venivano immersi in una storia d’altri tempi ma sempre tanto vicina ai bisogni di accoglienza di ogni uomo; una storia, quella del presepe – che nella forma tradizionale sempre veniva preparato con molta cura dai frequentatori del laboratorio insieme a un bell’albero –, dove ognuno ha la sua missione. Anche solo dormire e sognare Gesù, come fa il pastore addormentato Benino.

Giornate calde nonostante il freddo, piene di affetto e di cura, quelle dell’Alveare, vissute per opera di un manipolo di operose parrocchiane, da trent’anni pronte a far sentire la necessità di ognuno attorno ai grandi tavoli della sala del capannone vicino alla parrocchia. Nessuno, nonostante le difficoltà ad arrampicarsi su per la (fin troppo ripida) rampa di accesso, rinunciava alla gioia di potersi ritrovare insieme lavorando in amicizia. Ad esempio, il settantacinquenne Pietro Bigari anche dopo il trasferimento cui è stato costretto in una zona lontanissima da quella di origine vicino alla parrocchia, ha continuato imperterrito, negli ultimi quindici anni, a prendere tre autobus pur di esserci. Il giovedì all’Alveare – con Bice, Tea e le altre signore, tra i 70 e gli 80 anni, qualcuna anche più -, segna lo scorrere delle settimane per lui (quello mensile, le casette di Fede e Luce). Ma questo periodo che ha visto il laboratorio purtroppo chiuso a causa della pandemia è diventato lunghissimo e immutabile nell’attesa che finalmente si ricominci con i lavoretti, le gite, le tante attività. E quando si parla al telefono con Pietro, non manca di sottolineare che “il laboratorio è chiuso” e che “abito troppo lontano…”.

Con qualcuno, oltre che al telefono, riescono a vedersi qualche volta in giro per il quartiere. Come Fabio Grossi che ha 69 anni e vive con Halina, una badante ucraina; non frequenta e non ha mai frequentato un centro diurno ma da quando ha scoperto qualche anno fa l’Alveare di Santa Silvia, ne è diventato un avventore molto assiduo, con grande interesse e puntualità. Da lì è approdato anche alla comunità di Fede e Luce.

Racconta a Bice e Tea, tra le decane dell’Alveare, incontrate in una delle sue numerose passeggiate, che si alza verso le 9:45, fa colazione con le fette biscottate e al microonde scalda il cappuccino che gli ha preparato Halina. Spiega loro tutte le sue abitudini: una volta a settimana la doccia; il letto se lo rifà da solo, sistemando bene le coperte. Poi la mattinata va a fare la spesa tra i supermercati della zona a caccia di offerte speciali con Halina, in bus o a piedi, e fino alla farmacia se c’è bisogno. Era solito prendersi un cappuccino, che gli piace molto, a un certo bar ma poi ha chiuso. A casa aiuta sparecchiando dopo il pranzo e mettendo le stoviglie nel lavandino. Nel pomeriggio torna a passeggiare, da solo, in giro per il quartiere di Villa Bonelli. Nei suoi “giretti” cammina molto velocemente, quasi senza guardare in faccia nessuno perché “con la mascherina è difficile”. Eppure, saluta tutti i giorni commessi e camerieri che incontra sul cammino e sta attento alle cose nuove: per esempio, segnala alle due amiche che al posto della pizzeria Alex, stanno allestendo un negozio di pasta all’uovo. Il suo giro quotidiano prevede una sosta da Jamal, il centro di servizi ben conosciuto in tutta la zona, poi una al bar dell’angolo, poi da Giacomo, il macellaio albanese, dal fruttivendolo Giuliano, al Conad, dove saluta tutti i commessi, il proprietario; in particolare scambia due parole con Luca. Arriva fino al ristorante La Ciclostazione Frattini dove gli offrono il cappuccino e s’intrattiene un minuto con il cameriere Riccardo. Incontra tante persone durante queste passeggiate, soprattutto amiche e amici dell’Alveare, come Augusta con il suo cane cieco Orfeo, Mirella, Marisa, Raffaella, Tea, Giuliana, Alberta, Francesco, Stefano, e si ferma salutare tutti. Quando torna a casa si riposa e alla televisione guarda i suoi programmi preferiti. Soprattutto varietà come Affari tuoi, Tale e quale show, I soliti ignoti, Ballando con le stelle, qualche volta anche Superquark, meno i telegiornali. In passato leggeva qualche libro, si ricorda di David Copperfield.

Come tutti, Fabio spera che il Covid finisca presto e che l’Alveare possa riprendere le riunioni del giovedì, perché gli mancano proprio tanto… Bice e Tea lo salutano allora nella speranza che presto possano ricominciare a vedersi. E pensano al vicino Natale, alle attività che avrebbero potuto organizzare, le poesie da leggere insieme e magari da imparare… sono state entrambe insegnanti e sanno che la lettura insieme di cose anche semplici tiene desta la memoria, l’attenzione e la curiosità. Avevano pensato, proprio con questo intento, di chiedere a ognuno di cercare una poesia sul Natale da far sentire e commentare insieme – in mancanza di esposizioni, presepe, recite e merende…-, quando ancora c’era il dubbio che fosse possibile incontrarsi. Certa ormai l’impossibilità a vedersi, una poesia è però arrivata via telefono da Fabio Ventura, che ha 50 anni ed è un altro valido avventore del laboratorio, che lavora e ama recitare.

Ecco la poesia, che Fabio sa a memoria
Quest’anno Natale/mi ha fatto un bel dono/un dono speciale.
Mi ha dato allegria/canzoni cantate/in gran compagnia.
Mi ha dato pensieri/parole e sorrisi/di amici sinceri.
Dei vecchi regali/non voglio più niente/ad ogni Natale/io voglio la gente.

Fabio commenta saggio con le signore amiche: «Questo sarebbe proprio il Natale che vorrei! Con tanti amici e poco consumismo… Ma quest’anno non si può a causa del coronavirus. Allora io dico che dobbiamo lo stesso stare vicini con pensieri auguri, disegni e canzoni mandati agli amici con WhatsApp videochiamate e telefono! Insomma, facciamoci coraggio e intanto, auguri a tutti!».

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Senza Alveare a Natale… ultima modifica: 2020-12-14T10:38:12+00:00 da Cristina Tersigni

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