Come tutti i festival del cinema primaverili, anche il Far East Film Festival di Udine ha dovuto decidere se saltare un’edizione o reinventarsi. Ha vinto la seconda opzione, con l’evento spostato in avanti di due mesi e i film resi disponibili online agli accreditati. In una manifestazione dedicata al cinema popolare dell’estremo oriente, c’è più spazio per prodotti spettacolari o di genere che per i temi sociali, anche se i film più votati dal pubblico – il cinese Better Days e il malese Victim(s) – trattano entrambi il tema del bullismo, purtroppo diffuso a tutte le latitudini.

Tra le pellicole premiate troviamo anche un’opera presentata in anteprima mondiale, I weirDO (2020) di Liao Ming-yi, girata a Taiwan con un iPhone. Ormai non sono più una novità i film ripresi con un telefono, perciò non sorprende la qualità visiva di questa particolare storia romantica in cui sono particolarmente curati i dettagli di luci e scenografie con l’intento di descrivere anche visivamente le caratteristiche dei personaggi.

E paradossalmente, al giorno d’oggi, non sorprende vedere i protagonisti indossare sempre fuori casa la mascherina (la tolgono solo quando parlano, il contrario sarebbe poco cinematografico). Il ragazzo e la ragazza il cui incontro è al centro del film, però, le indossano perché hanno entrambi dei disturbi ossessivo-compulsivi che vincolano rigidamente le rispettive vite. Lei, inoltre, ha un problema alla pelle che le impedisce di uscire spesso di casa.

La fase della conoscenza reciproca e della frequentazione caratterizza la prima parte di I weirDO come commedia romantica surreale e divertente, finché il quadro non si allarga – letteralmente – in una seconda parte più seria e riflessiva sul ruolo della malattia all’interno del rapporto sentimentale. Tutto questo si basa però su un assunto piuttosto azzardato, e cioè che – a differenza di tante altre malattie – dai DOP (disturbi ossessivo-compulsivi) si possa guarire dalla sera alla mattina, trovando dentro di sé un interruttore da pigiare per tornare sani.

Nel film il disagio comune è il fattore scatenante del rapporto tra il ragazzo e la ragazza. Ne diventa rapidamente il collante nonché lo spunto di varie scenette gustose in cui, in coppia, provano ad affrontare insieme i problemi semi invalidanti che li caratterizzano. Togliendo questo fattore, rischia di crollare tutto? Ci si innamora di una persona o della sua malattia? In fondo, il paradosso della pellicola è che sembra quasi una variante surreale di ciò che spesso succede nella vita (come raccontato recentemente da Jason DaSilva nel suo When We Walk), quando la presenza costante di una malattia è il principale fattore di rischio in un rapporto tra una persona sana e una persona che non lo è. Nel mondo fasullo di I weirDO, in cui la malattia può andare e venire, ci si può innamorare di una persona per via della sua malattia, ma solo finché è condivisa; perché poi si rischia di ricadere nella contrapposizione sano/malato, solo allora si arriva a capire quanto può essere difficile scindere la persona dalla sua patologia e capire il valore reale dei propri sentimenti.

Forse sono questioni solo sfiorate da un’opera a tratti molto divertente, eppure dal retrogusto malinconico, che affronta argomenti seri in una maniera fin troppo schematica. Tuttavia, dietro la patina da paradossale film di coppia, I weirDO nasconde temi tutt’altro che banali o scontati sull’amore di chi è ben più che semplicemente strambo.

I WeirDO - locandina

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Di chi ci si innamora? ultima modifica: 2020-08-06T07:05:27+00:00 da Claudio Cinus

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