Il gioco di due parole dalla medesima pronuncia spiega l’essenza di questa associazione milanese nata nel 1998, grazie ad un gruppo di genitori di bambini molto piccoli, con gravi e complesse disabilità, e di operatori che hanno unito i loro intenti per dare risposte concrete a bisogni comuni. Così labilità descrive la condizione di fragilità e di spaesamento vissuta dal bambino con disabilità e dalla sua famiglia e l’abilità è la nuova condizione da raggiungere attraverso un percorso di crescita e autonomia sostenuto dai progetti e dalle attività dell’associazione. Al centro dei servizi e dei progetti c’è il bambino con disabilità, il suo benessere e la sua famiglia nella promozione continua e instancabile di una nuova cultura della disabilità.

Necessario come un bel sogno

Lo spazio gioco: un luogo dove i bambini con disabilità diverse imparano a giocare con giochi e materiali adeguati che ne stimolano le capacità, facendo scoprire piacere e benessere, come toccare una palla, ascoltare una storia o lanciare piume, permettendo loro di vivere la dimensione del gioco, spesso negata da un intenso programma riabilitativo e scolastico. Insegnando ai genitori e agli insegnanti le possibili modalità di gioco con i loro figli o allievi, organizzando laboratori integrati dove bambini con e senza disabilità gioiscano insieme, ad esempio, nella lettura di un libro. Ogni settimana, dal 2000, nello Spazio Gioco giocano 50 bambini nelle fasce da 0 a 3 anni e da 4 a 10 anni.

Passione nell’educazione

L’officina delle abilità: nel primo centro diurno per minori di Milano, si insegna ai bambini dai 5 agli 11 anni, con limitazioni dell’autonomia nelle funzioni elementari, a diventare autonomi aiutandoli a compiere gesti quotidiani, come ad esempio lavarsi i denti, mangiare da soli, aver cura di sé, saper stare insieme agli altri o attraversare la strada. Ogni giorno, dal 2008, accoglie 20 bambini in una fascia oraria che va dalle 11,30 alle 18,30.

Una casa per crescere insieme

La Casa di l’abilità: è sorta nel 2010 – a seguito di un’importante partnership con la Parrocchia – ed è l’unica comunità a Milano dedicata ai bambini con disabilità in una situazione di grave disagio familiare. Grandi palloni variopinti alle pareti, porte e stanze colorate, un ampio salone con giochi e materassoni; letti colorati ma veri e propri letti pediatrici, bavaglini ricamati e kit per l’alimentazione, animali di pezza e salsicciotti di tessuto e semi per mantenere la postura. Con 8 posti in accoglienza residenziale e 2 posti in accoglienza temporanea, la casa offre accoglienza ponte per accompagnare neonati con gravi patologie e i loro genitori al ritorno a casa; accoglienza a bambini con disabilità in situazione di abbandono, di disagio; l’accoglienza temporanea di bambini con disabilità complessa le cui famiglie richiedono momenti di sollievo dalle cure quotidiane (weekend o periodi più lunghi); pronto intervento per bambini con disabilità i cui genitori momentaneamente non sono in grado di accudirli a casa per urgenze o altre necessità particolari.

Sostegno e sollievo per genitori e fratelli

La famiglia: essere genitori di un bambino con disabilità vuol dire imparare a crescere al suo fianco. Significa anche sapere come vivere e relazionarsi nella città con il mondo della riabilitazione, della scuola, della quotidianità. Questo percorso spesso è faticoso e quasi impossibile da affrontare senza un aiuto, e richiede tempo ed energie, sia psicologiche che fisiche. Per questo l’area famiglia di l’abilità si muove sui fronti del sostegno e del sollievo.
Attraverso il sostegno psicologico, i gruppi di autoaiuto per i genitori, i gruppi di dialogo per fratelli, i servizi di sollievo e l’assistenza domiciliare perché la famiglia stia bene e cresca insieme al proprio bambino con disabilità. Con la presenza di un case manager che, ascoltando i bisogni della famiglia, crea il progetto di vita per il bambino con autismo. Ogni anno vengono seguite 85 famiglie.

A scuola di inclusione

La scuola di l’abilità: servizi dedicati alla scuola e alla formazione per garantire il diritto all’inclusione. Gli educatori affiancano gli alunni con disabilità nelle classi per supportarli nei processi di autonomia e comunicazione. Attraverso laboratori si educano gli alunni all’inclusione (“La balena Rosina” è uno di questi e prevede quattro appuntamenti per ogni classe per riflettere con i bambini sul significato dell’inclusione e del rispetto dell’altro con un incontro finale per i genitori); seminari e incontri per operatori su gioco, educazione, autonomia.

Per i disturbi dello spettro autistico

Il Centro Agenda: l’incontro con tante famiglie di bambini con disturbi dello spettro autistico all’interno dei propri servizi ha contribuito a maturare la creazione di servizi innovativi.

Nel 2014 nasce, in convenzione con ATS Città Metropolitana di Milano, il Case Manager autismo, una figura professionale che affianca le famiglie nel compito di creare un progetto di crescita per il proprio bambino.

Seguendo le linee guida della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), il Centro Agenda offre un intervento precoce, intensivo e curricolare per i bambini dai 2 a 7 anni, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00. Il nome viene dall’utilizzo sistematico di supporti visivo-simbolici detti agende, attraverso cui si potenziano i meccanismi comunicativi deficitari di bambini nella sindrome dello spettro autistico. Per i bambini, le attività hanno lo scopo di aumentare le loro competenze cognitive, stimolare la comunicazione, diminuire i comportamenti problema, sviluppare abilità relazionali, comprendere gli atteggiamenti emotivi. Divenire quindi più autonomi e indipendenti.

Per i genitori l’obiettivo del centro è trasmettere una maggiore comprensione della sindrome autistica, lo sviluppo di competenze educative, strutturare un ambiente che possa favorire un migliore benessere e la possibilità di incontrare e confrontarsi con altri genitori.

Certamente una realtà con un approccio alle famiglie molto significativo nel territorio italiano. Anche per l’interesse e lo sforzo evidente a rendere parte la società intera (ad esempio, a cominciare dalla parrocchia, dai volontari che sostengono le attività, alle famiglie che partecipano con i loro figli senza disabilità ai laboratori, agli enti pubblici interessati…) di un nuovo sguardo sulla disabilità fornendo strumenti, competenze e opportunità di partecipazione. Anche per questo l’abilità ha realizzato una mostra, Maternage, che racconta il vissuto dei genitori e dei fratelli dei bambini con disabilità attraverso le loro testimonianze e gli oggetti quotidiani, trasformati poi in installazioni d’arte dall’artista Laura Morelli perché parlassero a tutti i visitatori e potessero dar loro l’opportunità di entrare nel “guscio” di queste famiglie, capirne le emozioni e le esperienze. Ha inoltre coinvolto un regista professionista nella realizzazione di un video (su YouTube: Aprire gli occhi) che attraverso un gioco di pensieri, immagini simboliche e luce potesse far comprendere gli intenti dell’associazione e toccare il cuore delle persone. Nella consapevolezza che, se occorre sostenere la famiglia e impegnarsi al raggiungimento della maggiore autonomia personale possibile per ogni bambino, è pure necessario continuare a lavorare per aprire gli occhi della comunità intera in cui quel bambino vive.

a cura di Cristina Tersigni, 2017


Davanti ai problemi veri, aprire gli occhi del quartiere e della parrocchia

Il parroco don Mario Fumagalli (Chiesa del Preziosissimo Sangue) racconta: “Da tempo quell’appartamento libero in parrocchia mi diceva che occorreva metterci la testa e il cuore. Era stato abitato per 40 anni dal primo parroco, mi sembrava doveroso collocarci una struttura assistenziale. Avevo in mente un servizio che potesse essere educativo anche per i ragazzi che frequentano l’oratorio, che li mettesse davanti a problemi veri, in modo che la vicinanza potesse essere anche un’occasione di inclusione e di interazione. Ho cercato su internet chi si occupava di bambini e disabilità. Ho trovato L’abilità. Non conoscevo questa associazione, ma il nome mi risuonava nella testa perché qualche anno prima avevo battezzato un bambino che, sapevo, ora frequentava l’associazione e i genitori si erano molto rasserenati. Ho contattato l’associazione e spiegato il mio progetto. Si parte. Abbiamo fatto a pugni con la provvidenza per poter essere qui oggi ed aprire il servizio. Abbiamo avuto tante difficoltà ma anche la forza per affrontarle. E il 4 ottobre del 2010 è stata inaugurata La casa di l’abilità. Oggi è una struttura concreta, un servizio per i bambini e una risorsa per la collettività. La casa è una “provocazione” per l’intero quartiere, prima di tutto per i bambini che frequentano l’oratorio. La cosa migliore di questa collaborazione è vedere come i bambini interagiscono: il loro è un rapporto facile perché li vedono soltanto come degli altri bambini”.

Da l’abilità news, n.1, 2016

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.137

L’abilità onlus: aprire gli occhi ultima modifica: 2017-03-16T11:10:14+00:00 da Cristina Tersigni

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