Che cos’è il Giubileo?

Caro Papa Francesco, sono Eleonora e faccio parte del movimento Fede e Luce da 28 anni.
Ho seguito con gioia i due giorni, 11 e 12 giugno, dedicati al Giubileo degli ammalati e dei disabili: non potendo venire a Roma l’ho seguito da casa.
Caro Papa, è stato meraviglioso vederla e sentirla abbracciare tutte quelle persone. E’ tutto vero ciò che ha detto: noi tutti indistintamente facciamo parte della Chiesa come figli di Dio, nessuno escluso, e il sorriso è importante per donarlo agli altri.
Io mi sono talmente commossa…
In tanti siamo rimasti a casa per vari motivi ma abbiamo vissuto anche noi questa esperienza bellissima.
Sicuramente lo porteremo nel cuore questo anno giubilare. Erano tanto euforici i miei amici per diverso tempo perché avevano avuto la possibilità di incontrarla.
Caro Papa, io l’ammiro tantissimo: è stato stupendo vedere quei bambini che le si sono avvicinati. È stato un grande onore che ci abbia ricevuto.
Grazie! Il mondo ha bisogno di lei.
Gesù e Maria la possano assistere, pregando per la pace, e sempre in qualsiasi momento saranno al suo fianco.

Eleonora Buccherai


Cara Cristina…

Io vorrei sapere una cosa che per me è importante: come ci si comporta quando si ha 46 anni? Che cosa si può fare, quando posso fare l’amore, il sesso con una ragazza, è possibile farlo, quando si è di fede e luce, posso avere una moglie oppure no, o da fastidio a qualcuno/a far nascere una bambina mi piacerebbe averne una, da amare e essere io il padre, lo desidero, ho comprato 2 criceti perché mi sento troppo da solo, io voglio tanti amici, che mi parlano, e mi dicono tante cose, che mi comprendono sul serio.
Rispondi e pubblicalo su Ombre e Luci.
Ciao da
Giovanni Grossi

Caro Giovanni,
Molte volte ci hai raccontato pezzi della tua vita con lunghe lettere che abbiamo pubblicato: i tuoi amici, il tuo lavoro, la tua famiglia, i tuoi desideri. Credo sia importante avere il modo di poter dire il proprio punto di vista, di farsi domande, di confrontarsi con chi abbiamo vicino. Giovanni, sai dare voce a quello che probabilmente in tanti pensano e non riescono a dire così chiaramente. Per questo, Giovanni, ti ringrazio di avere così tanta fiducia in noi e farci parte dei tuoi pensieri.
I desideri che esprimi dimostrano quanto cuore hai. Già qualche anno fa chiedemmo ai lettori di provare a darti le risposte che cercavi ma non è facile dare risposte senza conoscerti bene e senza calarci nella tua situazione. Per chi ti conosce invece sarà più facile risponderti a voce…
Sai già che le mie risposte non potranno essere esaurienti, precise come le domande che poni… il fatto che tu te le ponga mi fa capire che non cerchi qualcuno a caso: desideri essere protagonista di una storia d’amore così come, probabilmente, in comunità ti senti protagonista nell’amicizia che hai stabilito in questi anni.
Ma la verità è che sarebbe bello che tu ti facessi due chiacchere -o quattro o sei…- con uno dei tuoi amici (ne vuoi tanti dici, forse qualcuno lo hai già? C’è qualche amico di Fede e Luce o di altre associazione che frequenti con cui avresti il piacere di parlare di questi argomenti?), uno di cui ti fidi, e che tu rivolga a lui le stesse domande. Un amico che sia saggio, adulto, che conosca e voglia bene al mondo di Fede e Luce.
Scrivere è già tanto, è vero, ma non accontentarti di lettere o post da facebook…, come l’amore che cerchi, è bene che le questioni che poni siano affrontate faccia a faccia e non solo di fronte ad un computer. Intanto posso dirti che proverò a chiedere consiglio a qualcuno di cui mi fido, qualcuno di molto saggio, non voglio rischiare di lasciarti senza risposta. Sei d’accordo?

Cristina Tersigni


Bello, fico, tutti. Dai.

Quando arrivavo all’incontro di comunità, Giacomo era il primo a venirmi incontro, con le braccia protese, pronte a stritolarmi. Non aspettava che io entrassi nella sala, mi veniva incontro e mi trascinava con sé, con un entusiasmo che non ammetteva repliche. “Bello, fico, tutti… Dai!” era il suo slogan preferito, il suo marchio di fabbrica. Non c’era spazio per quel torpore che ti eri portato da casa, per quell’aria “fuori posto” che a volte abbiamo noi amici appena arrivati. Non c’era possibilità di restartene in disparte, di acclimatarti piano piano. Giacomo era un perfetto buttadentro e “bello, fico, tutti, dai” il suo riempi-pista.
La sua felicità era pervasiva, contagiosa. Capace di estrarti dal bozzolo, di sgombrare il tuo cielo da qualsiasi nuvola e di aprirti all’incontro con gli altri.
Quante volte gliel’abbiamo rubato quello slogan, per coinvolgere qualche timido, per superare un’ultima esitazione. O per far cantare chi avrebbe preferito stare zitto, per far ballare chi voleva restare seduto, per far dire ad alta voce quella preghiera che altrimenti sarebbe rimasta in punta di lingua.
Poche parole che racchiudono in sé tutto il senso dell’accoglienza. No, di più: il senso stesso dello stare a Fede e Luce.
Perché Fede e Luce è “bella”. È bello quello che facciamo e siamo belli noi. Sono belli i nostri volti, le nostre mani e ancora più bello è quello che solo gli occhi del cuore sanno vedere. Sono belle le nostre storie, a volte contorte e sofferte come rami d’ulivo, ma che un giorno si sono intrecciate incuranti della provenienza e delle diverse abilità.
E non siamo solo belli, sensibili e profondi come un film francese in bianco e nero. Siamo anche “fichi”: colorati, chiassosi e a volte irriverenti come la miglior commedia all’italiana. A Fede e Luce ci divertiamo e condividiamo la gioia che è in noi. E la mia gioia non è piena se non è anche un po’ la tua, la sua, la nostra. Perché in quel “tutti” c’è la vera dimensione comunitaria di Fede e Luce. Non io e te, ma “tutti“ insieme. Fede e Luce è con tutti e per tutti. Perché solo quando siamo tutti, quando nessuno resta solo, esiste la vera comunità.
Giacomo probabilmente non ci aveva mai pensato alla ricchezza di significato di quello slogan. E anche io ci ho fatto caso solo adesso. Ma averci fatto caso comporta in un certo senso anche l’accettazione di un’eredità, l’assunzione di un impegno.
Perché ora che Giacomo ci ha improvvisamente lasciato, tocca a me, tocca noi che lo abbiamo capito, lanciarci incontro a chi è chiuso nel suo guscio di dolore, di tristezza o di semplice ritrosia, spalancare le braccia e il cuore per accogliere come tu, Giacomino, ci hai insegnato: “Vieni con me, non aver paura, lascia dietro di te i pensieri tristi e le preoccupazioni, apriti alla gioia. È bello. È fico. È per tutti… Dai!”

Stefano Marchetti


I nostri Raggi di Sole al Giubileo

In occasione di questo Giubileo straordinario Papa Francesco ha dato la possibilità di tante “Porte Sante” perché a tutti fosse possibile fare esperienza della misericordia del Padre, sperimentare il perdono e ritrovare la pace. Ma abbiamo anche accolto l’invito dei nostri coordinatori a partecipare al Giubileo degli Ammalati e delle Persone Disabili con la nostra comunità. Arrivati a Roma nel primo pomeriggio di venerdì ci siamo preparati per il Pellegrinaggio verso la Porta Santa. Il sabato alcuni hanno partecipato alla Catechesi sulla Misericordia organizzata nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle mentre io e Angelo abbiamo partecipato al Convegno dell’Ufficio Catechistico Nazionale, settore persone con disabilità, accolti dalla sua responsabile Suor Veronica Donatello. Dopo aver visto e ascoltato alcune delle esperienze raccolte da tutta Italia, è arrivato Papa Francesco: ha scelto di fare una catechesi improvvisata, grazie alla semplicità delle persone ammalate e disabili presenti. Nessuna soggezione, solo la sensazione di abbracciare un padre buono che vuole il bene dei suoi figli. Riporto alcune delle sue parole: “Tutti siamo diversi, ma tante volte abbiamo paura della diversità perché le diversità sono sfide e ogni sfida ci fa paura. Le diversità sono ricchezze, perché io ho una cosa e tu ne hai un’altra e con queste facciamo una cosa più bella e più grande. Il cammino che ci porta a tutto ciò è mettere in comune.” Nell’ambito della Chiesa ci ha chiamato tutti ad evitare la discriminazione; nella parrocchia, nella Messa, nei Sacramenti, tutti sono uguali, perché tutti hanno lo stesso Signore Gesù e la stessa mamma, la Madonna. Se un sacerdote non accoglie tutti? Il consiglio del Papa: “chiudi le porte della Chiesa, per favore! O tutti o nessuno”. E poi ancora una cosa: “Nella Pastorale della Chiesa si fanno tante cose belle, tante cose buone. Ma una cosa si deve fare di più: l’apostolato dell’orecchio: ascoltare! Accogliere e ascoltare tutti”. La giornata giubilare è continuata con una visita di Roma, la festa a Castel s. Angelo e la cena con tutte le comunità italiane presenti.
La domenica, sveglia all’alba per preparaci a partecipare alla S. Messa in Piazza S. Pietro. Siamo arrivati in piazza sotto la pioggia che ci ha lasciato solo poco prima dell’inizio della Messa. Era la prima volta che in San Pietro si metteva in scena la drammatizzazione mimata del testo del Vangelo. Qualcuno ha partecipato come chierichetto. A salutare personalmente Papa Francesco al termine della messa c’eravamo, fuori programma, anche io ed Angelo. (ndr. E ha potuto scattare la foto che c’era in copertina nello scorso numero…)
Buon Giubileo della Mise-ricordia a tutti!

Roberto Bertin, Comunità Fede e Luce “Raggi di Sole” di Conselve

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.135

Dialogo Aperto n.135 ultima modifica: 2016-09-16T09:10:14+00:00 da Redazione

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