Lviv, Ucraina, agosto 2012. Sono al pellegrinaggio per i 40 anni di Fede e Luce, ospite, insieme ad una delegazione di italiani e greci, di una delle Province Fedelucine più eterogenee del pianeta. La Provincia si chiama “Between the Seas”, tra i mari, ovvero tra il Baltico e il Pacifico. Include Russia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lituania e Georgia. Un puzzle di lingue, culture e confessioni religiose: cattolici, ortodossi di diverse Chiese e protestanti luterani. La nostra delegazione contribuisce, nel suo piccolo, alla babele con italiano e greco, cattolicesimo romano e ortodossia greca.
Siamo tutti ospiti dell’Ucraina, che non fa parte della Provincia, ma che, paradossalmente, è l’unico Paese dove non ci sono problemi di visto per i diversi partecipanti. A pensarci, la situazione attuale, sembra quasi una pena del contrappasso per così tanta ospitalità.
È domenica. Il programma prevede di approfondire le motivazioni che ci hanno portato a Fede e Luce in piccoli gruppi di scambio e di concludere questo momento di condivisione con il gesto della lavanda dei piedi. Il mio gruppo è quello probabilmente più variegato, mancano solo i Georgiani. Nessuna delle nostre lingue madri è comprensibile agli altri, ci appoggiamo all’inglese e Dimitri traduce in russo a Dima, che è l’unica persona con disabilità del gruppo. Nonostante tutto, il desiderio di condividere è più grande delle barriere linguistiche e in breve tempo, parlando del perché ognuno di noi è a Fede e Luce, i cuori si aprono e l’atmosfera diventa familiare, intima. Dima fa un lungo discorso appassionato, gesticola, è serio, concentrato, ma sorride. Non capisco nulla delle parole che dice, ma si intuisce che è felice di stare con noi. La traduzione di Dimitri lo conferma. Poi il gesto della lavanda dei piedi ci avvicina ancora di più, siamo una piccola comunità che si riconosce nelle parole di Gesù: «Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. È un esempio che vi ho dato, perché voi facciate altrettanto […]. Da questo conosceranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 15; 13, 35). La condivisione dei cuori e la lavanda dei piedi piantano in noi il seme dell’amicizia. Non siamo più estranei o semplici conoscenti, il filo sottile ed invisibile dell’amicizia ci lega gli uni con gli altri. Poi il momento di scambio finisce e ognuno torna alla propria residenza per il pranzo. Nel pomeriggio, per chi vuole, c’è una messa cattolica nel salone dove ci incontriamo per le riunioni plenarie.
Così dopo poche ore siamo in fila sulle scale che portano al salone. La via d’accesso è solo quella e siamo tanti, rumorosi e festanti. Scambio qualche parola con una ragazza russa che mi sta affianco. Dima ci raggiunge sulle scale. Gesticola come suo solito. È raggiante. Ha trovato qualcuno che conosce, la ragazza con cui sto chiacchierando e me. Mi si avvicina e si lancia in un discorso accorato. Ovviamente non capisco e mi rivolgo con sguardo interrogativo alla ragazza che lo conosce. «È felice di aver ritrovato il suo gruppo« mi dice. Poi aggiunge: «“Devo però dirgli che questa è una messa cattolica». La guardo spiegare a Dima che “questa non è la sua messa”. Che la sua messa oggi non c’è. Dima mi guarda con gli occhi grandi, spaesati. Il suo entusiasmo si spegne. Non capisce. Vorrei dire qualcosa, spiegare alla ragazza che può venire lo stesso, che anche se la messa è cattolica non gli farà certo male. Ma non dico nulla, sopraffatto dalla paura di urtare una qualche sensibilità.
Allora la ragazza lo prende per mano e lo accompagna via, continuando a spiegare. Ma cosa gli spiega? Non è la lingua che non capisco, è che semplicemente non si può spiegare. Non si può spiegare perché non possiamo celebrare l’eucarestia insieme. Tutta la teologia del mondo è inutile con Dima. Tutta la teologia del mondo è inutile per spiegare il semplice fatto che degli amici di Gesù non possano sedere alla stessa mensa, condividere lo stesso pane eucaristico.
Resto in fila sulla scala per andare alla “mia” messa, con una profonda amarezza. È solo un piccolo evento, ma il significato non lo è: le “regole della nostra identità religiosa” avevano ripristinato in un attimo quelle barriere invisibili agli occhi del cuore.
Poco tempo fa, raccontando l’episodio ad una persona della mia comunità, mi sono sentito ancora addosso quel senso di sconfitta. Anzi, se dovessi essere del tutto sincero, di rabbia. Lei però mi ha spinto a guardare più in là. A vedere il bicchiere mezzo pieno. Fede e Luce ci offre una possibilità assolutamente non scontata: quella di entrare in contatto con i nostri fratelli “separati”, di sperimentare la comunione del cuore, di vivere il dolore della ferita aperta, senza il quale non potremmo avere coscienza di dover guarire. Forse quel giorno è stato più importante quello che è successo prima, di quello che “non è potuto” succedere dopo.
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Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.129, 2015
Sommario
Numero speciale per i 40 anni di Fede e Luce
EDITORIALI
Doni preziosi di Cristina Tersigni
Il cammino di Fede e Luce di Mariangela Bertolini
Alza lo sguardo di Maria Gnappi e fratelli
MAI PIÙ SOLI
Per me, è felicità! di Piercosimo Lacirignola
Sensazioni di Flavia Castoldi
Vedere di nuovo il sole di Olga Rocca
Colpi di fulmine di Marcella Potenza
La vocazione di un papà di Ghislain Du Chéné
Come è stato possibile… di Marie Hélène Mathieu
Un affidamento speciale di Larysa Grygoryeva
LA GIOIA NEL LIMITE
La scossa della vulnerabilità di Card. Gianfranco Ravasi
Con loro ci sto bene di Giovanni Grossi
Fragile di Enza Gucciardo
Non Io di Umberto Torino
Preghiera di Eufemia
Voci di campo di Valentina, Barbara ed Elisabetta
Tutti insieme! di Antonio Piscitelli
Occasioni per stare al passo di Angela Grassi
E ci si sente un po’ soli di Monica Leggeri
Tra l’acquario e l’oceano di Emanuele Mendola
VIVERE IL VANGELO
Una profezia di don Marco Bove
Aprirsi ad altre famiglie di Carla e Sante Campion
La povertà delle beatitudini di Jean Vanier
UN POSTO NELLA CHIESA
Testimoni dell’incontro di mons. Nunzio Galantino
Custodire ogni persona di suor Veronica Donatello
Ho imparato di don Vito Palmisano
SEMI DI UNITÀ
Barriere invisibili al cuore di Stefano Marchetti
Il dono dell’unità di padre Isaac Martinez
CONTINUARE IL CAMMINO
Diventare piccolo ‘segno’ di Lucia Casella
Un tesoro da custodire di Paolo Tantaro
Come sei cresciuto! di Francesco e Clemente Bertolini
Proprio io? di Angela Grassi
Essere movimento di Carlo Gazzano
Mi sarò fatto un’idea di Stefano Di Franco