Il racconto del paralitico (parola orribile che bisognerebbe cambiare) è un Vangelo che appartiene a tutti (Mc 2,1). Come sappiamo, alcuni uomini portano un malato sul suo lettino per avvicinarlo a Gesù. Per far questo aprono il tetto della casa e lo fanno discendere da lì. È una bella immagine di fede, anche se sembra strano che la folla non si sia spostata… L’arrivo di quest’uomo allettato ha pur dovuto toccare il cuore della folla.

Un giorno in occasione di una ordinazione diaconale in Oise, riflettevo su questi portatori che non avevano avuto paura di niente e sulle nostre chiese sempre inaccessibili alle sedie a rotelle, su quella parrocchiana che mi aveva consigliato di mettermi vicino alla colonna in fondo per non “dare troppo fastidio” con la mia carrozzina. Duemila anni ad ascoltare questo brano del Vangelo e si deve ancora subire la barriera delle scale!

Nella processione molto seriosa un bambino con la sindrome Down portava un cestino con l’uva. Tutto sembrava ordinato come in una parata militare. La celebrazione si prospettava glaciale, ufficiale, triste. All’improvviso, a cinquanta metri dall’altare, il giovane chierichetto Down, fa cadere il cestino dell’uva. Centinaia di chicchi rotolano sotto i banchi.

Decine di parrocchiani, senza farne un dramma si inginocchiano, e si mettono a ridere. La gioia è tornata istantaneamente. Degli sconosciuti si scambino dei sorrisi complici raccogliendo i chicchi violetti. La celebrazione sarà una vera festa. Grazie a chi? Questa storia sincera ha un significato molto profondo e mi ci è voluto del tempo per capire quello che Dio ci ha voluto dire con questi due episodi. Non è l’amore per l’ordine che ci rende belli, ma un certo disordine rivelatore di fraternità.

Il paralitico rivela ai portatori la loro fraternità, i cercatori di chicchi d’uva si scoprono umani. E ciò che è fragile ristabilisce la comunione dei cuori, umanizza l’ascolto, ci restituisce umanità. Mi sono spesso detto che l’imprevisto ci parla di Dio e degli uomini e aspetto questi segni in ogni celebrazione. Aspetto la “stecca” imprevista, il buonumore improvviso e la presenza di un bambino handicappato è benedizione.

Con gioia mi sono detto: “Ah! Se succede qualcosa, è Gesù che ci fa divertire”.
Jean-Christophe Parisot

tratto da Ombres et Lumiere n. 192

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.127

La sedia a rotelle e i chicchi d’uva ultima modifica: 2014-09-29T09:35:49+00:00 da Redazione

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