La parabola del buon samaritano ci insegna chi è il nostro prossimo. Un testo che ha dovuto far discutere fortemente fra le prime comunità giudaico-cristiane, e che ormai si ascolta benevolmente per non dire per abitudine. Un testo che tuttavia dovrebbe colpirci nel profondo.

Un giorno mia moglie ed io abbiamo deciso di andare a messa nella Cattedrale di Amiens. Non è affatto semplice spingere la sedia a rotelle con una mano ed il passeggino con l’altra. Alla meno peggio, sul marciapiede, siamo arrivati al portale della bella Vergine dorata. C’erano due scalini.

Ai costruttori della cattedrale piace il marmo e non l’aspetto pratico. Un uomo sulla cinquantina, esce dalla nebbia del mattino con il messale in mano. Sicuramente ci avrebbe aiutato a superare gli scalini. L’uomo impeccabilmente vestito, si rifiuta di aiutarci, affermando che era in ritardo per la messa.

“Ma anche noi andiamo a messa” diciamo con slancio all’uomo che si era già infilato nel maestoso edificio. Eravamo rimasti soli in pieno deserto. Perché questo parrocchiano ci aveva abbandonato ai piedi delle scale? Che senso aveva questa messa sul sagrato, dal gusto amaro? Eravamo perduti. Immediatamente un uomo, mal rasato, spettinato, seduto al bar vicino, si alza. Un bicchiere di vino rosso gli faceva da colazione.

Si avvicina e ci dice: “ Ho visto tutto, vi aiuto io.” Prendendo passeggino e sedia a rotelle ci fa entrare nella Cattedrale. In lacrime abbiamo ascoltato la messa davanti al Santissimo Sacramento in una cappella laterale. Chi era il nostro fratello? L’uomo con il messale o quello disteso davanti alla sua bottiglia? E perché piangiamo? Noi credevamo che la comunità cristiana fosse quella dei battezzati. L’uomo del bar ci aveva fatto cambiare idea. Nulla sarebbe più stato come prima.

Jean-Christophe Parisot, 2014

Ombres et Lumiere n. 192

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.126

Cristiani del sagrato ultima modifica: 2014-06-29T10:10:35+00:00 da Redazione

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