Il primo impatto, leggendo questo libro, è stato molto positivo: un piccolo diario ben scritto, veloce e chiaro. Le domande, le emozioni e i sentimenti che pervadono i genitori rispetto alla difficoltà del proprio figlio sono descritte molto efficacemente; le prospettive che suggerisce, senza imporle, per superare i momenti di difficoltà di una famiglia con un componente affetto da una disabilità, sono quelle che ci trovano tra i più fedeli assertori, avendo l’obiettivo di riuscire a non perdere la speranza e ritrovare un motivo per sorridere.

L’autrice è la persona giusta: una professionista nel settore del sostegno alle persone nei momenti di crisi, mamma di un bambino con una malformazione ad un arto. Solo questo particolare, in fondo, mi fa avere, lo confesso, un secondo impatto: conosciamo situazioni ben più complicate di quelle qui descritte che comunque permettono alla mamma di dire che il proprio bambino potrà fare tantissime altre cose…

L’autrice è onesta, condividendo le sue riflessioni su ad una precisa tipologia di disabilità fisica. Perché presentarlo allora? In fondo, spero davvero che un tale approccio divenga praticabile da tutte le famiglie che vivono momenti difficili. Non è possibile immaginare una scala del dolore rispetto alla quale diverse situazioni di sofferenza possono valutarsi più o meno leggere e quindi consiglio il libro a chiunque abbia voglia di leggerlo. Perché alcuni spunti possono davvero liberare energie utili in alcune difficili esperienze.

Cristina Tersigni, 2013

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.123

Non smettete di crederci mai – Recensione ultima modifica: 2013-09-13T15:00:04+00:00 da Mariangela Bertolini

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