Non credo di aver capito tutto di questo libro. Julia Kristeva, bulgara di nascita, francese d’adozione, psicanalista e semiologa, è come uno di quei professori che ognuno di noi avrà incontrato almeno una volta nella sua vita. All’inizio lo maledici, alla fine lo benedici e non te lo dimentichi più. L’impatto con la complessità dei concetti che esprime nel carteggio con Jean Vanier all’inizio può spaventare, poi piano piano ci si accosta all’universo affascinante di una donna educata dalle suore in Bulgaria, costretta a fuggire dal suo Paese, madre di un ragazzo, David, con problemi psichici, non credente, da decenni spina nel fianco di chi in Francia e ovunque non fa abbastanza per diffondere la cultura dell’accoglienza dell’handicap.

Se dunque è vero che la lettura di questo libro richiede un notevole impegno intellettuale e una certa “base di partenza”, è vero pure che non è necessario cogliere proprio tutte le sfumature di pensiero della Kristeva. Ognuno prende della ricchezza di vita e di conoscenze della filosofa quel che può. E poi c’è Jean, a cui tutti noi vogliamo un gran bene. E dopo questo libro ancora di più. Perché viene fuori tutta l’umiltà e la saggezza di un uomo che non sfugge in alcuno modo “al grido di una donna e di una madre”. Avrebbe potuto farlo salendo sul piedistallo di una vita spesa a fianco delle persone ferite e di una fede provata in mille modi. Ma non se lo sogna neppure. Jean usa, se occorre, quel tanto di ironia che serve a smussare gli spigoli intellettualistici della sua cara interlocutrice, più volte la abbraccia con parole di tenerezza quando scorge in lei la madre sofferente e non sfigura affatto nel duello teorico.

Insomma, a chi legge questo libro, che consiglio a chiunque abbia compiti di responsabilità dentro associazioni rivolte all’handicap, viene certamente in mente la frase di Gesù: “ti ringrazio, Padre, perché hai nascosto queste cose ai potenti e ai sapienti di questo mondo”. E pensa che alla Kristeva, che è certamente una “sapiente”, la bellezza e la profondità del Regno di Dio restino nascoste. Jean ci dice che non è così. Semmai restano nascoste solo ai potenti e ai sapienti “di questo mondo”, appunto, quelli cioè che, a differenza della Kristeva, non rinunciano alle logiche della sopraffazione e del pregiudizio.

Vito Giannulo, 2012

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.118

Il loro sguardo buca le nostre ombre – Recensione ultima modifica: 2012-03-16T10:20:09+00:00 da Vito Giannulo

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