So a priori che non è da tutti decidere di leggere un libro di 700 pagine e per di più con un titolo non incoraggiante. Di Bernadette tutti sanno tutto, che bisogno c’è di un tomo simile?
Eppure, io che l’ho letto e gustato senza mai annoiarmi, propongo di superare le incertezze e sono sicura che almeno qualcuno oserà ascoltare questo canto, se non altro per curiosità.

Come può uno scrittore ebreo, non convertito, essere stato capace di fare un ritratto così preciso, così delicato, così accattivante della Bernadette Soubirous che crediamo di conoscere?

Nel 1941 Werfel è in fuga con la sua famiglia per scampare la persecuzione di Hitler e così ci racconta:
“Fu un periodo di angosce ma fu anche un periodo altamente significativo per me, perché mi fu dato di conoscere la meravigliosa storia della giovinetta Bernadette Soubirous e i fatti meravigliosi delle guarigioni di Lourdes. Un giorno, tribolato com’ero, feci un voto. Se fossi uscito da quella situazione disperata e avessi raggiunto la costa americana, avrei prima di ogni altro lavoro cantato la canzone di Bernadette come meglio avessi potuto. Ho osato cantare la canzone di Bernadette io che non sono cattolico, ma ebreo”.
Vi auguro di riuscire a vincer la pigrizia e il pregiudizio e di farvi ascoltatori di questo bellissimo canto.

M.B., 2010

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.118

Il canto di Bernadette – Recensione ultima modifica: 2012-03-16T10:00:09+00:00 da Redazione

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