Il libro, vincitore nel 2009 del più importante premio letterario russo (Russian Brooker Prize), è il ritratto di un gruppo di donne forti e autentiche che, nel corso della loro vita, hanno affrontato con dignità prove durissime e, attraverso la solidarietà e la complicità femminile, riescono a ritrovare e a mantenere amore per la vita.

Antonina, giovane ingenua operaia, nella Russia di Stalin dei primi anni sessanta, viene abbandonata dall’uomo che ama, quando si accorge di essere incinta. Lo stato le assegna un appartamento in comune con tre anziane donne che, apparentemente indurite da una vita di sofferenze, saranno pronte ad aiutarla prendendosi cura della piccola Sjuzanna, che non parla, ma “capisce tutto”.

La bambina non va a scuola anche perché la madre e le “nonne” temono possa essere emarginata o messa in qualche istituto speciale. Le “nonne” cresceranno Sjusanna con amore e passione, si faranno carico della sua educazione attraverso letture e racconti di vita, senza privarla di quelle esperienze che ritengono importanti per lei; le insegneranno anche il francese. E quando Antonina sarà colpita da una grave malattia sapranno prendersi cura di lei con amore materno e sacrificio personale.

Il tempo delle donne è un romanzo pieno di valori, di ideali, di coraggio, ma anche una riflessione sulla Storia, descritta non dai fatti che si susseguono, ma dai sentimenti che provocano i suoi eventi e dalla memoria che resta in chi l’ha vissuta.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.116

Il tempo delle donne – Recensione ultima modifica: 2011-12-04T09:21:14+00:00 da Redazione

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