L’estate è arrivata e speriamo anche le vacanze, almeno per la maggior parte di noi. Niente scuola, niente lavoro, (almeno per un po’…), un po’ più di tempo a disposizione. Ma la vita quotidiana continua. Alzarsi, vestirsi, mangiare e, per la mamma, controllare il tutto e preparare i pasti.

Fortunatamente il bel tempo facilita un po’ le cose. Alcuni avranno anche la fortuna di vivere in costume da bagno e di mangiare all’aperto. Perché non approfittare di questo periodo per insegnare al vostro bambino (o almeno per cominciare ad insegnare o perfezionare, secondo il livello di ciascuno) a spogliarsi e a vestirsi da solo?

È uno sforzo educativo di base verso l’autonomia. Significa anche rendere il bambino più felice, permettendogli di riuscire in qualche cosa, perché, handicappati o no, abbiamo tutti bisogno di un po’ di successo personale.

Inoltre, è evidente che la mamma, rendendo il suo bambino più indipendente, rende la sua vita meno pesante e quella di tutta la famiglia più normale.

Abbiamo perciò pensato che non soltanto bisognava incoraggiarvi a fare questo sforzo veramente valido sul piano educativo, ma anche che qualche consiglio poteva aiutare gli uni o gli altri.

Eccovi dunque alcuni suggerimenti da tener presente.

1° – È consigliabile innanzitutto far vestire e svestire il bambino ogni giorno alla stessa ora affinché l’abitudine lo aiuti. Questo non vuole assolutamente dire che deve essere sempre l’ora esatta segnata dall’orologio (le 8 precise, per esempio), cosa a volte difficile durante le vacanze. Questo vuol dire che si deve fare sempre in corrispondenza di determinati avvenimenti. Per esempio: sempre prima, o dopo la colazione o il pranzo, e non una volta prima e una volta dopo.

È necessario ricordare costantemente che questo bisogno di abitudine, di ordine delle cose, è molto importante per il bambino handicappato.

2° – È più facile svestirsi che vestirsi. Bisogna dunque insegnare al bambino prima di tutto a spogliarsi da solo.

3° – Scegliendo dei vestiti semplici e confortevoli si facilita il lavoro del bambino.
Gli abiti estivi sono già più facili per se stessi, da maneggiare di quelli invernali. Sono anche meno numerosi.
A volte si potrà facilitare ancora di più il compito al bambino, adattando gli abiti. Per esempio i bottoni più grandi si sbottonano più facilmente; i vestiti un po’ larghi si mettono e si tolgono con più facilità che non i vestiti stretti; certe abbottonature possono essere sostituite dalla fettuccia adesiva…

4° – Prima di insegnare qualcosa di nuovo, bisogna sempre pensare a quello che il bambino sa fare, e questo per non chiedere cose troppo difficili per lui. Per esempio, se non ha un minimo di abilità nelle mani, se non sa tenere un oggetto tre le dita, non gli si può chiedere di sbottonarsi la camicia.

5° – Quale posizione deve prendere il bambino per esercitarsi a vestirsi e spogliarsi da solo? Dipende! Spesso la posizione più facile sarà a sedere, o in piedi. Ma alcuni bambini con un particolare handicap fisico, come ad esempio gli spastici, potranno riuscire soltanto stando sul dorso. La persona che aiuta il bambino si metterà di preferenza alle sue spalle, piuttosto che davanti.

6 – Bisogna sempre incoraggiare il bambino a dare alla persona che lo aiuta, l’indumento che si è tolto. È meglio fare così che poggiarlo su una sedia o peggio gettarlo in terra. Questo rafforza anche il senso di cooperazione del bambino ed è una occasione di più per creare o mantenere il contatto.

7° – Quando il bambino si esercita a vestirsi, sarà bene dispогте i vestiti nell’ordine in cui dovrà indossarli, un accorgimento che gli sarà di grande aiuto.

8 – Per questi esercizi bisogna sempre prevedere un largo margine di tempo. Mettere fretta al bambino, vuol dire confonderlo ancora di più, è questo spiega perché, durante l’anno, mancandoci il tempo, lo vestiamo noi.

9. Infine dobbiamo sempre ricordare che l’azione, che a noi sembra tanto semplice, è un insieme complesso di movimenti e che molti bambini potranno imparare a compierla a condizione che noi scomponiamo per loro questi movimenti in piccole tappe, insegnando poi tappa per tappa.

Per esempio, per togliere i pantaloni bisogna:

  1. aprire la fibbia, la chiusura-lampo
  2. sbottonare il bottone in alto e il gancio
  3. reggere l’alto del pantaloni dai due lati, con le due mani
  4. spingendo, far scendere i pantaloni fino ai piedi
  5. mettere fuori una gamba
  6. mettere fuori l’altra gamba

Ma nell’insegnamento, questa serie di piccoli movimenti deve sempre cominciare dalla fine. Cioè l’adulto farà per il bambino i movimenti a,b,c,d,e, ed insegnerà al bambino a compiere il movimento f, ossia l’ultimo gesto di tutta l’azione. Così, tra gli esempi sopra citati, il bambino dovrà soltanto mettere fuori dai pantaloni la seconda gamba o passare i pantaloni all’adulto. Quando avrà imparato a fare questo movimento, l’adulto si fermerà al gesto d, e il bambino farà da solo il gesto e e il gesto f e così di seguito.

Soprattutto non bisogna scoraggiarsi e ricordarsi che il bambino handicappato spesso ha bisogno di ripetere a lungo lo stesso gesto per assimilarlo.

Inoltre durante questo periodo di apprendimento egli dovrà anche imparare a scegliere:

  • l’indumento giusto per tale o al altra pare del corpo
  • l’alto e il basso
  • il davanti e il dietro
  • il dritto e il rovescio
  • la destra e la sinistra specialmente per le scarpe

Questi, sono consigli fondamentali che riguardano i bambini piccoli o gravemente handicappati. Ma non dimentichiamo che imparare ad essere indipendenti comporta moltissimi gesti della vita di ogni giorno, che vanno dal vestirsi fino ad attività più complesse come radersi, truccarsi, aver cura del propri abiti…

E bisogna non solo essere capaci di vestirsi, ma anche di vedere che gli indumenti siano completamente in ordine, capaci di sapersi guardare allo specchio, di essere ben pettinati e così via.

Imparare una certa eleganza, soprattutto per gli adolescenti o gli adulti, fa parte di un equilibrio e dà una indipendenza molto utile.

I giovani debbono imparare a scegliere il loro abbigliamento, ma hanno anche bisogno di essere guidati nella scelta per evitare errori evidenti come ad esempio, disegni troppo vistosi, abiti troppo aderenti, colori troppo vivaci che non farebbero che nuocere all’integrazione della persona.

Per tutti sono consigliabili indumenti semplici e pratici. La moda odierna, con l’ampia possibilità dei “jeans” rende più facile la scelta.

Anche riguardo alla pettinatura è importante scegliere un taglio adatto al viso, ma una pettinatura semplice e ordinata sarà sempre più graziosa di una pettinatura complicata e difficile da tenere in ordine.

Forse questi piccoli consigli semplici sembreranno troppo ovvi a molte mamme che hanno scoperto tutto questo da sole. Ma speriamo che a qualcuno potranno essere utili e avremmo piacere che, chi ha fatto queste esperienza o altre anche opposte, esponesse o scrivesse i suoi suggerimenti e le sue critiche, sempre nello spirito di aiuto reciproco e di progresso comune che “Insieme” vorrebbe trasmettere per le piccole come per le grandi cose.

Nicole Schultes, 1977

P.S. Gran parte delle idee realizzate in questo articolo sono state prese dal corso di David Byrne, educatore inglese.

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.14, 1977

L’educazione delle persone disabili: imparare a vestirsi ultima modifica: 1977-09-20T10:15:34+00:00 da Nicole Schulthes

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