Mi chiamo Marisa Pelagatti, ho 42 anni. Dalla nascita a 14 anni sono stata in un letto o in spalla a qualcheduno dei miei famigliari. Dopo, per grazia Tua, e per volontà mia, o Signore, ho potuto sedermi su una carrozzella. Sono stata 13 anni chiusa in casa, uscivo una volta o due all’anno.

Andando a Lourdes in pellegrinaggio ai piedi dell’Immacolata ho capito che Tu mi chiamavi o Signore, a pregare, a riperare ed offrire.

Ho cercato di risponderti prima in una maniera molto umana, poi sempre più profondamente, unendo la mia sofferenza alla Tua e lavorando come soggetto attivo nello apostolato del Centro Volontari della Sofferenza di Pari ma, ho capito che nella Chiesa e anche nella società, la persona ammalata o impedita ha una sua missione specifica da compiere.

Oggi sono piena di gioia perché mi fai scoprire la ricchezza del tuo Mistero nella preghiera, nello studio e nel servizio verso i miei fratelli.

Ti prego, o Signore, per le mamme perché non uccidano con l’aborto i loro figlioletti che stanno per nascere; essi sono tue creature, non hanno nessun diritto di togliere a loro la vita, perchè Tu Signore, hai dato a ciascuno la sua strada; ciascuno ha la suna missione da compiere. Sei Tu il padrone della nostra vita. Tu ci hai creati per renderti Gloria. “Tutto è Tuo, Signore, tutto proviene da Te”.

Grazie Signore. Io sono contenta della vita che mi hai dato se pure nella sofferenza.

Tu mi hai dato uno scopo.

Grazie. Tu non mi hai dato di usare le gambe né le mani, ma mi hai dato tanti amici che mi fanno da gambe e da mani.

Grazie Signore! Fai comprendere a quelli che soffrono, dai quali non posso andare, che la vita può essere bella, gioiosa e piena se la si mette nelle Tue mani.

Marisa Pelagatti, 1977

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.14, 1977

Inno alla vita di una handicappata ultima modifica: 1977-09-20T10:45:34+00:00 da Redazione

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