Un angolo di paradiso

Io non ho avuto ancora la possibilità di andare almeno per un solo giorno ad Alfedena durante il campeggio, ma da quello che mi racconta mia figlia quando si torna a Roma, vedere le fotografie e parlare con gli amici, sono certa di non sbagliarmi se me lo immagino così. Un angolo di paradiso dove tutto è bello e tutto è grazia del Signore, dove la gioia di stare tutti insieme giunge al vertice, mentre le giornate volano via tra commenti, risate, canti, allegria, preghiere e buon umore su tutta la linea.
Un angolo di paradiso che per un mese all’anno viene abitato dai nostri angeli (un po’ rumorosi) ma tutti tanto cari.

Faust, 1977


Dopo un campeggio un’amica ci scrive il suo problema

Quando è iniziato il nostro campeggio ero divorata da preoccupazioni di ogni sorta. Comunque per ora il mio grosso problema è quello di non sapere come considerare un handicappato! Certo, non è una persona normale in assoluto, ma ce ne sono di tanti tipi e se da una parte sono portata a considerarli normali e con qualche problema, da un altro mi sembrano solo ragazzi che resteranno sempre handicappati con una marea di guai, tra i quali il rifiuto di gran parte della “nostra” società!

Insomma, Fede e Luce a che cosa vuole arrivare? Io non voglio che le nostre riunioni o i campi diventino delle parentesi che una volta terminate portino questi ragazzi a vedere il mondo di tutti i giorni ancora più brutto, più squallido! Io vorrei aiutarli a capire che non sto con loro per pietà, ma perché con tutta la gente di Fede e Luce sto bene e tutti loro mi possono aiutare tantissimo.

Un’amica, 1977


Tobia, la tartaruga dell’allegria

Carissimi, sono l’ultimo membro del Gruppo Fede e Luce di Cuneo e perciò mi presento: il mio nome è TOBIA tartaruga dell’allegria!

Tutti coloro che mi vedono “bardata a festa” con uno splendido fiocco rosso attaccato sul guscio, mi definiscono “simpatica” e, modestia a parte, penso che non tarderò a diventare la “mascotte” del gruppo.

Ho pensato di scrivere al giornalino per rendere pubblico il mio da GRAZIE a Mimmo Bonanno, un simpatico ragazzino ai 14 anni, dai capelli rossi e il naso pieno di lentiggini, che per dimostrarmi la sua amicizia, armato di sega, martello, chiodi e compensato mi ha costruito una villa con giardino degna di un re!!!
Penso che mai una tartaruga abbia posseduto una villa più bella, per questo dico a Mimmo il GRAZIE più sentito e raccomando e tutti voi grandi e piccini di rivolgervi a lui se vi occorre una casetta !
Vi mando un caloroso abbraccio da parte dei miei padroncini Mario e Betty e un grosso Ciao! a tutti

Tobia, 1977


Oltre che dei soliti casa, scuola, ragazzi

Le cose più difficili

Una cosa difficile è per me, per es. riuscire a capire perché partecipo a Fede e Luce. Forse perché vi ho trovato degli amici con cui riesco a parlare anche di “problemi esistenziali” o forse perché mi ci sono trovata semplicemente in mezzo e non ho più il coraggio di tornare indietro, o forse ancora perché a stare insieme con la gente, in quel modo particolare, mi sento felice e “realizzata”. Le mie risposte variano a seconda dell’umore e delle sicurezze del momento, ma resta immutata la paura di scoprire in fondo a ognuna di esse il mio terrore di restare sola con il mio egoismo.

Difficile è per me certe volte stare insieme agli amici di Fede e Luce senza ritirarmi, stancarmi, innervosirmi.

Difficile è superare la rabbia di non capire gli altri e di non essere capita.

Difficile è accettare i miei limiti e quelli degli altri.

Difficile è sentirmi “inutile”, cioè vedere che tutti gli sforzi che faccio raramente incontrano il riconoscimento o l’approvazione degli altri.

Difficile è accontentarmi di vedere il cammino che vorrei aver fatto in un giorno compiuto in un anno, cioè rassegnarmi a non avere tutto subito.

Difficile è non lasciarmi gasare dai risultati apparenti o dall’atmosfera, perché è ancora più faticoso tirarsi su dopo aver sbattuto la testa contro il muro.

E poi venitemi a dire: “Non c’è problema!” Ma mi volete spiegare come fate ad essere così sicuri?

Laura de Rino , 1977


Un bambino pieno di gioia

Ho ricevuto questa lettera dal dott. Yasse, dottore di una scuola per bambini handicappati del Belgio.
Leggendola ho provato sensazioni indescrivibili anche perché conoscevo Frèderic.

Sono stata con lui alcuni pomeriggi: era un bambino pieno di gioia !

Ho saputo che se ne è andato, solo oggi, e ti spedisco questa lettera in modo che anche altri
possano leggerla, anche perchè non è indirizzata a me, ma a tutti gli amici Gai Fede e Luce, e mi pare giusto che tutti la leggano.

Grazie!

M. Laura, 1977


Cari genitori, cari amici…

Sabato 6 agosto, alle ore 8 del mattino, Frèderic si trovava tra le braccia della mamma. Le sussurrò: “Bere”. Lei lo guardò e, in quell’istante, lui si lasciò andare. Le braccia della mamma presentavano il figlio del suo cuore di sposa al Cuore di Gesù.

Frèderic era malato fin dal mese di giugno. Insieme al papà, alla mamma, alle sorelle Brigitte e Cristelle, è stato circondato d’affetto e di cure dalla sua grande famiglia del “Centro” di La Branche: il signor e la signora Leleux che durante la settimana lo accoglievano tra i loro figli, Padre André, gli amici di Fede e Luco, suor Marie Benoit e tanti altri.

Frèderic aveva compiuto 10 anni.

Dieci anni durante i quali lo Spirito di Gesù gli ha permesso di seminare intorno a sé la gioia che lo abitava.

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.15, 1977

Ci hanno scritto n.15 ultima modifica: 1977-12-07T11:30:34+00:00 da Redazione

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