Da Roma – Una mamma

Fede e Luce, e io aggiungo: Speranza e carità… Carità non nel senso caritatevole, ma nel donare a noi e ai nostri ragazzi, tanto amore e tanta amicizia che sono appunto la speranza del nostro domani. Una speranza che senz’altro diventerà certezza con l’aiuto di Dio e allora ci sarà ancora di più in noi quella Fede cristiana e vedremo quella luce che rischiarerà i nostri volti e le nostre anime, rasserenati e tranquilli, perché sappiamo di non essere più dei naufraghi in alto mare, ma aiutati e confortati dai nostri amici volenterosi che hanno i piedi bene a terra.

Da Milano – Laura de Rino

Sono dentro fino al collo nel mondo dei “giovani” di adesso, vivo in prima persona le contraddizioni, le lotte, la ricerca disperata di significati, le delusioni di questo mondo. Eppure ho accettato di prendere parte all’organizzazione qui a Milano, di un gruppo Fede e Luce su modello dei vostri di tutta Italia.

Ho cercato di sensibilizzare i ragazzi della mia età al problema dell’inserimento degli handicappati nella società e di reclutarli nelle file del movimento.
Non è facile parlare ai miei compagni e ai mici amici di amore, spirito fraterno, vita comunitaria, tutte cose di cui Fede e Luce vuole farsi interprete. Sono tutti troppo abituati ormai a considerare Chiesa e religione, riunioni e “opere di bene” come valori scontati e privi del tutto di significato.

Non è facile parlare degli handicappati senza cadere nella retorica e nei soliti luoghi comuni.
È complicato spiegare che Fede e Luce è semplicemente una esperienza di vita “vera”, di vita umana, vita fatta dai dolori e dalle gioie di noi tutti.

Non è facile dimostrare che Fede e Luce incarna, almeno per me, quell’ideale di vita semplice e bella, la stessa vita che si potrebbe realizzare anche nella nostra società se si eliminassero tutte quelle strutture inutili e complicate che la caratterizzano invece, adesso.

E noi abbiamo rinunciato a spiegare a parole cosa sia Fede e Luce. Ci siamo limitati ad invitare un gruppo di ragazzi (operanti già nella nostra parrocchia) a venire a suonare la chitarra a una nostra “Festa”.
Sono venuti e penso abbiano capito da soli.
Alcuni ci hanno fatto avere il loro nome e indirizzo: è una promessa di impegno e partecipazione futura.

Ho cominciato a pensare che allora, forse, non è poi così difficile spiegare.

Da Milano – L. Raffaghello

La Vita è piena di esseri infelici, e pochi sono quelli che rivolgono uno sguardo od un pensiero verso di loro e non pensano che nel loro cuore esiste amore, desiderio di amicizia e di affetto.
In una famiglia dove vive e cresce un figlio ammalato, non sempre c’è rassegnazione: questo accade soprattutto nel vedere che la società allontana e scarta. Date un sorriso, date amicizia, anche per un solo attimo, ad esseri che tanto lo desiderano!

Il mondo diventa bello per chi dà con sincerità un sorriso e la propria amicizia ai fratelli che soffrono; fatelo anche voi. Chi rifiuta uno di questi infelici è come se rifiutasse una parte di se stesso. Chi offre un sorriso agli handicappati, anche se non gioirà subito, vedrà nel loro viso una nuova luce e così scoprirà in sé stesso una contentezza.

Noi giovani viviamo gioiosamente la vita del giorno ma forse tu con la tua grande voglia di vivere non pensi e non ti soffermi per un po’ a pensare a certe creature che hanno una vita come te ma non sono come te, perché loro sono ammalati e perciò tu, giovane, li scarti; ma forse non sai che noi siamo tutti uguali, tu forse cammini con la testa in giù? Tu mangi con i piedi? Tu sei fatto di carne ed ossa come quell’essere che passa ed è emarginato. E allora cosa ti costa dare un’ora di felicità a queste creature

Da Roma – Arturi Faccini

Carissimi,
scrivo questa mia con l’entusiasmo e la gioia che si è manifestato in me all’indomani dell’incontro che ha avuto luogo domenica 12 u.s. alla “Casetta Fede e Luce” messaci a disposizione dalle suore dell’Istituto. Nazareth di via Cola di Rienzo.

Vi sono pienamente grato per quello che avete fatto, che fate e che farete spero in seguito per tante anime che vivono nella sofferenza, sofferenza che purtroppo non si potrà mai cancellare, salvo con qualche cenno di divinità: una sofferenza grave di anime che erano presenti domenica e che voi avete saputo alleviare deliziandoci con qualche canto, con una scenetta e un piccolo balletto sotto l’occhio vigile e sempre attento dell’onnipresente mamma Mariangela. Grazie dunque, grazie, grazie di cuore dunque da queste mani un po’ deformate che nella mia infanzia sono state perforate otto volte. Grazie a nome mio personale cd anche di tutti coloro che soffrono ancor più pesantemente trovandosi nell’impossibilità di scrivere questo pensiero di ringraziamento e concludo augurandovi, e questo vale per il prossimo Natale e per l’anno che sta per nascere, sempre cosce meritevoli che possiate avere nella vasta fiera dei desideri.
A voi e ai vostri cari un abbraccio fraterno

Vs. Arturo Faccini

PS, Il mio indirizzo e n.° di telefono è questo: via ###### ####### #####, ##########. Chiamatemi che mi fa sempre tanto piacere e trovo tanta serenità.

Da Salerno – Dott.ssa Rovigatti

Le difficoltà nella nostra comunità Villa Silviana non ci permettono di stare vicino a voi fisicamente ed integrarci, come vorremmo, in una società più vasta e valida.
Chi di noi sente la carità, la fratellanza, l’amore, il palpito del nostro movimento, continua a vivere di Fede e Luce.

Infiniti auguri da tutti noi,

Da Cuneo – A. M.

Ho ricevuto il giornalino “INSIEME”. Si fa sempre più bello ed interessante. Grazie, a quanti collaborano.
Trovo cosa valida la suddivisione in argomenti, le testimonianze, le esperienze. Sento che deve esserci veramente il foglio di casa che unisce e fa conoscere tra loro i vari gruppi e le persone.

Ho una notizia triste da comunicarvi: una bambina del nostro gruppo, di 13 anni, mentre attraversava la strada per andare a casa è stata investita da una macchina e in pochi istanti è andata in paradiso. Al funerale c’erano tanti amici e per accompagnarla nel suo ultimo viaggio, le hanno donato tanti fiori.

——–

Una poesia

Ho fatto un sogno

Per te papà, delle mani ruvide per il troppo lavoro;
Per te mamma, dai capelli troppo presto imbiancati;
Per te ragazzo, che cerchi un amico che ti accolga così come sei.
Ho abbassato le palpebre per un attimo e ho conosciuto un mondo nuovo
Un mondo dove tutti gli uomini sembravano amarsi,
dove l’altro era una persona come me, dove sofferenza e dispiaceri non erano cancellati da una bacchetta magica
ma resi accettabili dall’amore degli altri,
perché vissuti insieme.

Ho riaperto gli occhi e sono ripiombata nella realtà,
nella vita di ogni giorno;
le persone erano le stesse,
mancava la partecipazione.

Con un po’ di buona volontà,
con un po’ di disponibilità in più da parte di ognuno di noi,
un giorno, forse,
potremo render reali
anche i sogni…

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.12, 1977

Ci hanno scritto n.12 ultima modifica: 1977-03-20T10:50:34+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.