I nostri fratelli handicappati, che verranno in pellegrinaggio, non potranno apprezzare tutte le ricchezze della storia e dell’antichità che Roma offre agli spiriti colti, anche se l’esperienza dimostra che sono capaci di afferrare il significato delle Catacombe, del Colosseo, delle grandi basiliche, molto più di quel che pensiemo. Ma saranno attirati da altre cose.

Nella semplicità del loro cuore, andranno direttamente all’essenziale: Roma è il Papa, è la persona del Papa attuale, è Paolo VI.

Il loro cuore, spesso meno ingombro e meno orgoglioso del nostro, è più disposto ad afferrare, con intuizione di amore, il triplice aspetto del mistero del pontificato.

  • Il Papa come “Sommo Pontefice”. Nelle grandi solennità del Giubileo appare più che mai sotto questo aspetto che molti adulti del nostro tempo rischiano di considerare con occhio indifferente o distratto, o anche ostile.
  • Il Papa come “Padre Comune” della grande famiglia cristiana. Tutti gli ultimi Papi, con le loro parole, i loro gesti pieni di affabilità, di bontà, di dolcezza, hanno saputo ridestare questa figura nel cuore dei loro figli.

Ma la Chiesa di Gesù non è soltanto una Società, sacra, una Famiglia unita dalla Fede e dalla Speranza: Essa è anche

  • Il “Corpo Mistico”. Per i Padri della Chiesa il Pontificato, come l’Eucaristia, è il grande segno dell’unità d’amore che è la prima caratteristica della Chiesa di Dio: un segno misterioso, istituito dallo stesso Gesù, come segno visibile ed efficace dell’assistenza dello Spirito Santo.

Che gli handicappati allora, durante il loro pellegrinaggio a Roma, siano per noi, e attraverso noi per gli altri tutti, quei fratelli e quelle sorelle che ci aiutano a vedere nel Pontificato il segno dell’Unità d’Amore che tanti cristiani, senpre più numerosi, invocano.

Roma, luglio 1975

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.6, 1975

Perché proprio a Roma il pellegrinaggio del 1975? ultima modifica: 1975-07-03T11:25:34+00:00 da Redazione

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