All’Hotel Columbus, vicino a San Pietro, era sistemato il Comitato Internazionale con gli organizzatori. Fin dal 24 i gruppi sono cominciati ad arrivare. Gli argentini silenziosi, attenti, con le loro cappe caratteristiche e il desiderio di gustare tutto; gli americani, chiassosi e simpatici, con una bravissima cantante nera che ha più volte interpretato degli spirituals; i danesi, seri e riservati…

Il 25 sono arrivati i canadesi con un aereo di 400 posti e hanno avuto l’onore di sbarcare all’uscita di Fiumicino riservata alle autorità; i belgi, numerosi, gran parte dei quali vivono già in comunità; gli inglesi, organizzatissimi, tanto da prevedere i fornelletti a gas per non rinunciare al loro thé; gli irlandesi simpatici e compatti; i tedeschi ordinati e gioiosi, felici di avere una guida-interprete italiana a loro disposizione!

E infine il 26, il grande gruppo dei francesi (2.000) arrivati con treni speciali in tre diverse stazioni di Roma; gli svizzeri tra i quali si distinguevano gli svizzeri di Bellinzona felici di trovarsi fra italiani; gli spagnoli, decimati nel numero a causa degli avvenimenti [la transizione spagnola n.d.r.], e gli italiani venuti in pullman, in treno, in aereo…

I due telefoni a nostra disposizione squillavano in continuazione; si parlava un po’ in tutte le lingue.

Si cercava di far fronte alle ultime difficoltà!

Il 26, alle ore 16, l’aperture ufficiale del pellegrinaggio a Piazza S. Pietro, con a l’accoglienza di Jean Vanier e il Cardinale Poletti.

La Messa, celebrata dal cardinale insieme ad alcuni vescovi e più di 200 sacerdoti è stata solenne e sentita nello stesso tempo.

Dopo la celebrazione il Papa è sceso tra di noi e si è commosso nel vedere tanta semplicità e tanto affetto. Non c’è stato trionfalismo, né “etichetta”, ma il Padre di tutti è stato accolto con canti festosi e sventolio di stendardi mentre nella basilica si accendevano tutte le luci.

Ha preso in braccio un bambino di 5 anni, ha stretto le mani che si tendevano, ha accarezzato quelli che non si potevano
muovere…

Lunedi 27, intorno allo stadio Flaminio la gente si fermava per chiedere cosa stava accadendo….

Fin dal mattino alle 6 gli operai lavoravano per montare i palchi su cui i vari gruppi si sarebbero poi espressi.

Alle 11,30 son cominciati gli arrivi! 110 pullmans hanno depositato altrettanti gruppi che entravano cantando, con
cappelli e abiti vario pinti alcuni, con chitarre e tamburelli altri.

A turno ragazzi e adulti insieme, sono saliti sui palchi per esprimere con canti e danze la gioia che avevano nel cuore.

Verso le 16, 1.500 palloni variopinti: sono stati lasciati volare verso il cielo tra l’entusiasmo dei presenti che sentivano portare verso l’alto il loro desiderio di gioia e di amicizia per tutti e in particolare per chi non era potuto venire.

Martedì sera, a Piazza S.Pietro, alle ore 20.30: “Veglia della Luce”. “Ottomila garofani rossi (anche se il giornale da cui citiamo dice cinquemila) prendono fuoco. Ognuno passa la fiamma al vicino come una catena risuona: «Luce nella notte». Tutte le fiammelle si alzano. «Luce sul mondo». Tutte le fiammelle si abbassano. Piazza S. Pietro è come un polmone che respira, ma non aria: respira fede, luce, amore.”

Il Papa ha benedetto la folla dalla sua finestra e l’assemblea si è sciolta nell’ordine, cantando.

Mercoledi mattina, a S.Paolo.
La Santa Messa è stata centrata sull’invio,

“E dopo quest’ incontro siamo ormai inviati.
Dio ci illuminerà: cantiamo per la luce.
Dio infiamma i nostri cuor: cantiam la tenerezza.
Dio viene a darci amor: cantiamo l’allegrezza”

Queste le parole del canto che in tutte le lingue che ha risuonato nella navata della basilica.

È stata una messa veramente partecipata in cui il Vescovo, il clero concelebrante e tutti noi abbiamo sinceramente elevato a Dio il nostro ringraziamento.

Personalmente non ho potuto avere molti contatti diretti con i vari pellegrini come avrei desiderato, perché mi trovavo alla segreteria internazionale. Ma le lettere ricevute, le testimonianze, le risposte a un questionario distribuito l’ultimo giorno, mi hanno fatto realizzare quanta gioia e amicizia si fosse vissuta in quei quattro giorni.

Leggendo questi resoconti insieme agli altri amici organizzatori di Roma ci siamo detti che avremmo potuto fare di più, soprattutto per conoscerci meglio fra noi italiani, per stimolare altri incontri, magari a gruppi più piccoli, per fare nuovi progetti insieme.

Ma la gioia che traspare dalle testimonianze ricevute ci ha fatto anche dire che è stato magnifico realizzare una tale unità di fondo a tutti i livelli: anziani, giovani, in carrozzella, a piedi, adulti sani a fianco di adulti meno sani, abbiamo condiviso la preghiera, i canti, la festa, i pasti, le lunghe ore di pullman, la Messa in tutte le lingue.

Più di 150 giovani (tra cui 100 scouts) ci hanno aiutato, oltre a quelli che già fanno parte dei nostri gruppi. Chi si è messo a disposizione per le cose più semplici; chi ha aiutato per il servizio d’ordine, chi all’accoglienza ai treni e agli aeroporti, tutti ci hanno offerto una collaborazione indispensabile.

Con questo numero di “INSIEME” dedicato ancora una volta al Pellegrinaggio, vorremmo far rivivere a chi è venuto un po’ della gioia di tutti, e a chi non è venuto vorremmo offrire come dono natalizio questa buona novella.

Il Papa e con Lui la Chiesa, ci ha accolto, ci ha fatto posto.

L’amore fraterno esiste, l’abbiamo vissuto, toccato con mano.

I piccoli del Vangelo sanno irradiare luce e speranza intorno a loro quando noi grandi sappiamo metterci in ascolto, con
semplicità.

Italia Valle, 1975

Questo articolo è tratto da:
Insieme n.7, 1975

La nostra buona novella ultima modifica: 1975-12-03T15:30:34+00:00 da Redazione

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