Sono la mamma della piccola Noris, la più grande delle mie bambine.
Ho voluto anch’io, come tante altre mamme che mi hanno preceduto, parlarvi della mia creatura.

Ve la presento: dodici anni, capelli castani che fanno da cornice ad un faccino delicato, dove spiccano dolcissimi, due grandi occhioni color verde smeraldo.
Appena nata rubò prepotentemente l’affetto di noi tutti, ricambiandoci con la sua aria di scricciolo indifeso. Crebbe bella e sana fino al sesto mese.

Dopo l’antipolio avvertimmo un notevole cambiamento. Quello non fu che l’inizio della spa malattia. Successivamente, l’espressione del suo viso divenne assente, non reggeva il capo, non riusciva a stare seduta né a pronunziare le prime sillabe, Aveva oltretutto dei movimenti incoordinati e un comportamento agitato.

I professori ai quali ci rivolgemmo disperati, fecero del loro meglio; ma quando capirono di cosa si trattava ci informarono immediatamente consigliandoci in merito.
In parole povere, le piccola non era normale.
Quella terribile verità trovò me e mio marito impreparati a tal punto che a nulla valsero i consigli e le parole di conforto dei parenti ed amici. Si alzò improvvisamente tra noi e gli altri, una invisibile barriera di ostilità, facendoci ritrovare soli con noi stessi, ognuno con la propria individualità, con il proprio destino.

Negli anni successivi, lo svantaggio di Noris nei confronti dei coetanei aumentò progressivamente, sino a renderla bisognosa di assistenza continua. La prospettiva di doverla iscrivere in una scuola e quindi allontanarla, anche per poche ore al giorno da noi, non faceva altro che aumentare di più il nostro dolore e la nostra disperazione.

Ci informammo su vari istituti. Alla fine la nostra scelta cadde su una scuola che attualmente frequenta.
In questo istituto le vengono prodigate cure e le insegnano a capire tante cose, Ora si trova insieme a tanti bambini come lei ed è felice.

Alla sera, quando la riportano a casa, le sue sorelline la aspettano impazienti e, benché piccole, le regalano tutto l’amore che gli altri, nel loro inconsapevole egoismo, le hanno sempre negato.
A volte mi sorprendo a guardarla meravigliata.

La seconda delle mie bambine, Sabrina, arriva al punto di anticipare i miei doveri di madre.
Non appena il pullmino riporta a casa Noris, si premura di toglierle le scarpine correttive, perché sono troppo pesanti ed ingombranti.
Dividono con la sorellina qualsiasi cosa: dai giocattoli ai dolci, al giornalino… tutto ciò, insomma, di cui dispongono.

Spesso, quando stanno giocando, capita che Noris sia un pochino agitata; alloro le vanno vicino, l’accarezzano e la coccolano, quindi aiutandosi entrambe le prendono per mano e l’accompagnano alla sua poltrona preferita. Le fanno ascoltare delle fiabe e delle canzoncine e se lei sorride, sono soddisfatte e felici.

Questi spettacoli, dettati dalla loro semplicità, dalla loro bontà, riempiono di gioia il nostro cuore di genitori provati per tanti anni da un dolore più grande di noi stessi.

Sono proprio queste due piccole creature ad offrire un valido aiuto, un esemplare incoraggiamento per amare, apprezzare e rispettare tutti i bambini Noris.

Maria Pia Papetti, 1975


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Questo articolo è tratto da:
Insieme n.3, 1975

Noris ultima modifica: 1974-12-28T20:00:08+00:00 da Redazione

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