Lavorare al Sinodo, chiamati da Papa Francesco

Cari Fratelli e Sorelle della Comunità di Fede e Luce, dopo più di un mese dal mio incontro con Papa Francesco, dopo aver assaporato dentro di me la gioia e il piacere di potergli consegnare (anche a nome di tutte le altre persone con disabilità che hanno lavorato alla stesura del testo assieme a me) il nostro documento di proposte per migliorare l’inclusione dei disabili nella chiesa in occasione del sinodo, voglio ora condividere le sensazioni che questa esperienza mi ha lasciato con tutti/e voi.

Il fatto che Papa Francesco ci abbia coinvolti indiscriminatamente tutti “dal basso” e abbia mostrato un reale interesse per le vite individuali e concrete di ognuno di noi, proponendoci di “dire la nostra senza filtri” sulla necessità e sull’urgenza di migliorare la vita della Chiesa, ci ha fatto sentire accolti e felici: uomini e donne attivamente partecipi alla costruzione e alla cura delle comunità di cui facciamo parte. Già dall’estate scorsa ci siamo attivati e ci siamo messi in collegamento virtuale per intraprendere questo cammino di crescita comunitaria: 35 persone (provenienti da tutti i continenti) si sono mobilitate per rispondere senza esitazione all’appello di Papa Francesco, che ci ha chiesto di aiutarlo a rendere la casa di Dio più unita e universale. Poi, il 20, 21 e 22 settembre scorso (2022 ndr), ho avuto modo di incontrarmi dal vivo con quattro di queste persone. È stato arricchente ascoltare le loro storie. Non vi nego che prendere consapevolezza di quanto, ancora oggi, la strada per il superamento dei pregiudizi verso chi, come me, vive una condizione di disabilità, sia lunga e in salita è stato senza dubbio, a tratti, non poco doloroso per me.

Grazie a Dio mi sono sempre sentita abbastanza ben integrata nella comunità cristiana. Ho solo avuto modo di ravvisare, di tanto in tanto, un abuso di espressioni pietistiche tendenti alla commiserazione per il fatto che mi trovo in sedia a rotelle e che non posso camminare autonomamente. Anche se non nego che il mio carattere a volte si è mostrato insicuro e potrebbe non aver favorito la piena, immediata e spontanea apertura da parte degli altri; sicuramente anche un approccio più naturale da parte della società, meno teso a sottolineare soltanto la “diversità” delle nostre difficoltà, sarebbe di grande aiuto per noi perché ci consentirebbe di trovare maggiormente la forza di accettare i nostri limiti, di accoglierli senza sentirci fuori posto, come invece ci può accadere. Oltre al fatto che un cambio di approccio, sono certa farebbe bene anche a chi disabile non è. Bisognerebbe educare a questo.

A parte questo suggerimento che ritengo senz’altro indispensabile, posso testimoniare però di essermi sentita sempre inserita nelle attività parrocchiali; purtroppo, e non di rado, c’è il grave e più generale problema delle barriere architettoniche (anche questo doveroso da denunciare) … ma i miei amici non si sono mai tirati indietro nel cercare di trovare una soluzione adeguata anche per me, non mi hanno mai esclusa. Penso soprattutto alla mia esperienza giovanile nella chiesa vicino casa, con i fratelli e sorelle senza fissa dimora alla stazione Termini e alla comunità di Sant’Egidio, di cui faccio parte dal 2017 e alla quale sono particolarmente grata: con questa comunità ho valorizzato ancora di più il senso profondo dell’amicizia superando le mie stesse chiusure verso chi ha una disabilità diversa dalla mia, sperimentando con mano che tutti noi abbiamo dei talenti da valorizzare. Che nessuno è da meno.

Anche (e molto) grazie a loro, in questi due anni difficili per tutti, sono riuscita a risollevarmi da momenti di duro sconforto. Come? Aiutando e prendendomi cura degli altri. Così, piano piano, sto imparando a considerare che siamo una grande famiglia e che oltre alla maternità biologica o per adozione, esiste un senso di “genitorialità” e parentela più ampio, si può essere in qualche modo “madri” e “padri”, “fratelli” e “sorelle”, di tutta l’umanità, perché in tutti possiamo incontrare Gesù, amico dei poveri e degli emarginati.

Se però la mia esperienza è per lo più positiva, per altri non è sempre così: ci sono fratelli e sorelle con difficoltà cognitiva, ad esempio, che si vedono ancora negare i sacramenti: è davvero avvilente notare che ci si debba affidare alla mentalità del prete di turno, che la buona volontà di non discriminare ingiustamente e senza alcun fondamento non ci sia sempre e comunque. Tuttavia, dei semi di speranza e di cambiamento ci sono già adesso e sono tangibili: durante queste tre intense giornate ho avuto la fortuna di conoscere la dolce e forte Claire-Marie, donna consacrata con Sindrome di Down. Claire-Marie ha 37 anni, vive a Lourdes, e va in giro per il mondo, portando anche nelle scuole la sua testimonianza, il suo messaggio di fede e di amore per la vita, spesa accanto agli “ultimi”, ai poveri, alla gente scartata e discriminata. Poi c’è (tra gli altri) l’esempio di Justin, prete australiano, che non senza ostacoli per la sua condizione di uomo quasi totalmente cieco fin dalla nascita, è riuscito a far abbattere le barriere mentali intorno a sé e a realizzare la sua vocazione di uomo sposato con Dio diventando sacerdote e specializzandosi come studioso di diritto canonico: proprio al fine di promuovere una teologia che non escluda le persone disabili, ma le veda anzi come soggetti umani in senso pieno, figli di Dio come tutti gli altri chiamati a partecipare e a dare il loro contributo nella società e nella Chiesa. Individui che possono anche loro prendersi cura degli altri e non devono necessariamente ed esclusivamente essere aiutati e basta. Comprendere questo è importante per superare una logica puramente assistenzialista che non rende noi persone con disabilità protagoniste della nostra vita.

Tra l’altro lo stesso Papa Francesco non ha nascosto la sua forte perplessità ed il suo imbarazzo verso il comportamento ottuso di certi uomini di Chiesa che tendono a isolare i fedeli con disabilità. È stato emozionante per me avere l’opportunità di ringraziarlo per averci coinvolti in prima persona nella realizzazione di una Chiesa più inclusiva (l’incontro è avvenuto il 21 settembre 2022, dopo l’udienza in Piazza San Pietro). La sua umiltà mi ha quasi commossa: questo non perché io ritenga che il Papa non possa e non debba essere umile. Solo è stato bello sentirsi dire: «Sono io che vi ringrazio e vi chiedo di pregare per me!». È bello! Perché anche in questa semplice esclamazione che mi ha rivolto si racchiude tutto il suo messaggio, che rilancia quotidianamente e più volte: «Siamo tutti nella stessa barca e tutti figli ugualmente e teneramente amati da Dio, nessuno è fuori. Siamo Chiesa… tutti insieme». Constatare che esiste ancora qualcuno che davvero crede in questo, dà conforto e rassicura, nonostante tutto.

Per concludere: non credo si possa auspicare un reale cambio di prospettiva privo di preconcetti, pregiudizi e discriminazioni verso il variegato popolo di Dio se non si parte per prima cosa dalla conoscenza effettiva delle peculiari e tutte diverse storie delle persone (da custodire come ricchezza), piuttosto che da discorsi puramente astratti e totalmente avulsi dalla contingenza del reale. Buon cammino!
Giulia Cirillo (Roma)


Pronto?

Volevamo sapere se fosse possibile partecipare ad un campo estivo di Fede e Luce. Facevo parte della comunità di Santa Melania a Roma. Ora la comunità non si riunisce più ma, anche se ci siamo sciolti, con alcuni siamo amici da 30 anni e continuiamo a sentirci. Per ora non mi interessa frequentare un’altra comunità ma vorrei davvero tanto partecipare ad un campo.
Silvia Pontesilli (Roma)


Amici sinceri

Sono Paola, madre di Giovanni, Ernesto e Ludovico Grossi; sono nonna, però non ho più tempo di stare con loro salvo il week end. Ho preso un percorso di passatempo data la mia età di 81 anni. Ora la mia vita è cambiata grazie all’iscrizione al centro anziani Girasole. Sono attiva e mi dicono che sono un fringuello, canto al coro assieme agli altri utenti e faccio ginnastica dolce on line. Al rientro aspetto il catering tutti i giorni. Voglio solo aggiungere solo una cosa: Giovanni mi preme non per questioni di salute, ma perché ha bisogno di qualcosa che gli riempia la vita, ossia amici sinceri.
Paola Pisenti (Roma)


Tutto ruota

Un sabato di novembre ci ha visti riuniti davanti al Teatro Nazionale a Milano per vedere il musical Sister Act, euforici, contenti ed entusiasti per la voglia di uscire e di andare a passare qualche ora spensierata insieme. Eravamo una sessantina di amici di Fede e Luce da vari gruppi: Cesano Boscone, Rho, Gratosoglio, Milano e Carugate. Tutto ruota attorno ai nostri ragazzi con disabilità ed è importante valutare tanti aspetti. I posti e i percorsi per le carrozzine, ma anche gestire i mezzi di trasporto: chi può prende i mezzi, ma la cerchia degli amici si attiva per cercare di accontentare tutti. Insomma, un gran lavoro di organizzazione, certo, però poi c’è tanta soddisfazione per il divertimento di tutti, facendo cose che ci piacciono: la musica trascina, è vita, adrenalina… Ogni tanto ci vuole musica per ricarburare e rigenerare. Ogni incontro poi diviene sempre festa e occasione per fare nuove amicizie: accogliamo tutti a braccia aperte!
Flora Atlante (Milano)


Rinnovare le nostre comunità

Domenica 16 ottobre la comunità Fede e Luce San Pietro di Avenza ha vissuto il suo momento di rinnovamento, con l’elezione della nuova équipe e della nuova responsabile. Accompagnati dall’esperienza di Lucia Casella e dalla vicecoordinatrice di Kimata, Egiziana Cenderelli, tutti i componenti della comunità si sono ripresentati gli uni gli altri, raccontando il proprio percorso di fede e la propria esperienza in Fede e Luce. La scelta è caduta sulla nostra cara amica Tiziana, con noi da quasi vent’anni. Ha accolto il suo mandato con tanta gioia, con ansia e agitazione come suo solito, ma anche con il desiderio di provare e di impegnarsi nella custodia di tutti. Abbiamo ringraziato il Signore e Maria per il dono di questo rinnovamento, dal quale tutta la comunità trarrà nuova linfa per il suo cammino. Un ringraziamento speciale è andato ad Antonella, responsabile uscente, che per oltre dieci anni ha guidato e custodito la comunità come una sua famiglia, facendola crescere e crescendo con lei.
Silvia Tamberi (Avenza)


Il giorno del mio 63° compleanno

Ho ricevuto tantissimi auguri sia su WhatsApp che Facebook, veramente tantissimi! Mi sono sentita coccolata. Nel pomeriggio ho avuto tre amiche che mi sono venute a trovare, la prima intorno alle 15 con i torroncini (e una bella chiacchierata!) e le altre due alle 16.20. Un orario non a caso, dato che sono nata alle 16.30, e, tocco finale, proprio alle 16.30 una videochiamata con Flora e altre amiche. La mia gioia è stata grande abbiamo fatto delle foto ricordo, poi è iniziata la mia festa insieme spegnendo la candelina e mangiando la torta abbiamo chiacchierato un po’. Poi intorno alle 18.30 se ne sono andate. Ma non è finita qui! La sera, Paolo Lucchi con Nives hanno messo un link sul gruppo giochi perché dovevano spiegarci delle cose importanti. Ci siamo collegati, eravamo tantissimi e poter sapere la questione, tutti pronti e… la riunione era per farmi una bella sorpresa! Tanti amici per regalarmi una serata magica; io ho raccontato un po’ della mia storia. Sapete, ancora oggi mi sento emozionata, circondata da amici. La famiglia di Fede Luce è una prova di grande amore, dove tutti si riuniscono e ti danno quella forza di sorridere e la voglia di stare insieme. Grazie a questa riunione ho avuto un compleanno meraviglioso!
Nora Buccheri (Milano)


Spettabile ministro per le disabilità

Sono genitore di una figlia di 66 anni, disabile al 100% dalla nascita. Tra i numerosi problemi ce n’è uno che non mi fa dormire la notte: ogni giorno devo raccogliere tutti gli scontrini delle spese di casa per poi consegnarli al giudice tutelare tramite una procedura interminabile e complessa. Data la mia età (88) e quella di mia moglie (84), questo compito diventa davvero arduo e complicato. Il mio desiderio più grande sarebbe quello di non dover svolgere questa procedura, o comunque di semplificarla, “sburocratizzarla”.
Agostino Papagni (Roma)

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.161


Dialogo aperto n. 161 ultima modifica: 2023-05-08T13:04:06+00:00 da Redazione

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